<<Da Cartesio in poi il lavoro è stato centrale nella vita dell’uomo, da qui l’importanza del patrimonio industriale>>, queste le parole di Margherita Guccione che ha introdotto l’evento avvenuto quest’oggi alle ore 18 al Museo MaXXI di Roma, occasione in cui è stato presentato l’ultimo libro di Edoardo Currà, Cristina Natoli e Manuel Ramello: “Patrimonio Industriale del XX secolo”.
Un libro complesso ma nello stesso tempo necessario; l’Italia, infatti, proprio in questi mesi è chiamata a far fronte alla gestione e alla strategia del Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr) e il patrimonio industriale necessita, appunto, di una visione unitaria di un processo complesso che vede il convergere di molte discipline, tra cui la storia economica, l’urbanistica, l’architettura e la storia sociale.
All’interno del volume sono presenti quattro temi principali espressi attraverso delle parole chiave: fragilità, risorsa, progetto e messa in valore. Quello, infatti, del patrimonio industriale è un tema delicato, una scommessa sociale impegnativa ed eterogenea, i cui scenari possibili sono diversi e soggetti al cambiamento.
Nuovi significati si attribuiscono a termini come fragilità e risorsa. La fragilità è intesa soprattutto come duttilità in un contesto multidisciplinare, mentre il concetto di risorsa può e deve essere declinato attraverso un nuovo significato, ovvero, come capacità di rigenerarsi e di essere disponibile al riuso, una risorsa indotta sia in ambito urbano che extraurbano.
Dai vari interventi che sono emersi oggi, appare chiaro a tutti la necessità di dover guardare al processo industriale come un oggetto di più ampie vedute. L’approccio è quello di attuare una visione di lungo periodo, considerando, così, il patrimonio urbanistico e industriale italiano come un qualcosa di vivente, attraverso un lavoro di progettazione e di conoscenza.
Ai microfoni di Radio Sapienza è stata con noi Cristina Natoli, una delle curatrici del volume, dove si è soffermata sul tema della fragilità e del recupero, inteso qui, come un elemento centrale del patrimonio industriale, qui potete ascoltare l’intervista: