Le nuove sfide dei processi migratori in infanzia e adolescenza a cui l’Italia è chiamata ad affrontare in questi anni verranno analizzate nell’incontro di domani, 20 maggio alle ore 10, al Policlinico Umberto I di Roma, più precisamente all’interno dell’aula magna dell’Istituto di Neuropsichiatria Infantile.
L’evento di domani toccherà attraverso un approccio multidisciplinare le problematiche legate al tema della migrazione, in particolare, si focalizzerà l’attenzione sull’importanza di integrare diversi livelli di intervento, non solo clinico ma anche sociale e pedagogico. I tanti minori che si trovano ad emigrare in altri paesi, molto spesso, corrono il rischio di diventare potenziali vittime di problemi psicologici e di violenze, secondo l’esperienza maturata dall’equipe dello sportello di ascolto e sostegno psicologico Mi.Fa.Bene.
L’appuntamento, dopo gli iniziali saluti accademici, tratterà dei disturbi mentali come risposta immediatamente successiva ad i numerosi fenomeni migratori che avvengono quotidianamente sulle coste italiane. Lo stress psico-fisico e i traumi che portano tali esperienze sono il principale motivo di disturbi mentali a cui molti minori e adolescenti migranti vengono diagnosticati.
Verrà, infatti, sottolineato quali possono essere gli strumenti efficaci legati al trattamento di tali disturbi e dell’importanza dei primissimi approcci post sbarchi con i minori stranieri per la prevenzione di problematiche future.
Oltre al percorso identitario dei bambini nella migrazione si parlerà anche del difficile obiettivo di integrazione lavorativa dei migranti approdati in Italia. Una delle sfide principali legata all’inclusione socio lavorativa dei migranti consiste nel comprendere come prepararli ad integrarsi nel nuovo Paese, facendo sì che il capitale umano che essi portano dai paesi di origine diventi parte integrante e produttiva delle comunità che li ospitano. Il conseguimento di questo obiettivo è auspicabile non solo per il benessere dei migranti ma anche a vantaggio delle economie e delle società in cui essi vivono grazie alle competenze diversificate con cui possono contribuire allo sviluppo socio economico e al potenziale per mitigare l’impatto dell’invecchiamento e della diminuzione della popolazione.