Presenta nell’aula Magna del Rettorato, “Aldo Moro. Il professore” la docufiction della Rai che racconta uno dei lati meno conosciuti del grande statista democristiano, quello del docente. Moro, oltre ad essere stato una delle personalità di spicco della Democrazia Cristiana, è stato anche professore, giurista di lungo corso e ordinario all’Università La Sapienza.
Per raccontare un personaggio di cui si è già scritto e detto molto si è scelto di adottare una prospettiva inedita, quella dei suoi allievi. Gli studenti del corso di diritto penale della Facoltà di Scienze Politiche; ragazzi che amavano profondamente quel professore speciale, che a lezione in aula alternava occasioni fuori dall’università per far conoscere la realtà della materia che insegna. Moro era molto legato all’università e ai suoi allievi. Il suo impegno in politica non lo considerava come un lavoro, ma come un servizio reso alla società. La sua vera professione era la docenza. Lo testimonia bene quel 16 marzo di quarant’anni fa: il giorno del suo rapimento. In quella mattinata aveva appuntamento davanti al Parlamento proprio con un gruppo di laureandi per farli assistere al discorso di insediamento del Governo Andreotti. Nel pomeriggio doveva essere alla Sapienza per partecipare alla discussione della tesi di laurea di alcuni suoi studenti.
Inusuale il linguaggio filmico che viene adottato: quello della docufiction. “Un ibrido fra la fiction e il documentario” sintetizza Eleonora Andreatta, direttrice di Raifiction. Miscelando divulgazione giornalistica ad emotività narrativa, l’opera si apre a diversi contributi: filmati d’epoca, interviste ad ex allievi ed esperi sul caso Moro, fino ad una parte puramente di fiction. Questa, oltre a Sergio Castellitto che interpreta lo statista, vede la partecipazione di una serie di giovani attori: Valentina Romani, Andrea Arcangeli (studente Arti e scienze dello spettacolo all’Università La Sapienza) Sara Cardinaletti, Filippo Tirabassi.
Il film è stato girato nei luoghi dove Moro realmente insegnò. Le aule, i corridoi, e i giardini della Facoltà della nostra università si sono trasformate in un set per far rivivere la storia dell’illustre professore. Una biografia che oltre ad essere quella di un uomo diventa, inevitabilmente, quella di un intero paese. Il sequestro prima, l’uccisione dopo hanno “interrotto un pezzo di storia del nostro paese. Non c’è stata una prima, secondo o terza Repubblica, ma un prima e un dopo Moro” afferma Giorgio Balzoni, giornalista ed ex allievo di Moro; scrittore di un libro dalla quale in parte è tratto il film Rai. “Il nostro 11 settembre, data nella quale tutti ricordiamo dov’eravamo. Un giorno in cui mi hanno tolto la giovinezza, l’idea di giovinezza, a me ed a un intero generazione” aggiunge Sergio Castellitto. Parlando di Moro si fa luce su quel periodo complesso ma cruciale per il nostro paese che sono gli anni settanta. Quel periodo in cui si poteva uccidere o essere uccisi per delle ideologie. Fase storica che non sempre noi ragazzi di oggi rammentiamo.
Un film che lancia un monito affinché Aldo Moro non sia solo il nome del piazzale dove distrattamente passiamo ogni giorno, ma esemplare modello di Uomo che ha dato tutto, compreso la sua stessa vita, per le Istituzioni.
In onda su Rai1 martedì 8 Maggio alle 21:25.
Oreste Sacco