Serata sold out all’Angelo Mai di Roma dove sabato 2 marzo 2024 si è esibita Any Other, progetto della polistrumentista e produttrice Adele Altro, con l’artista romana Tutto Piange come opener e che ha poi visto sul palco il DJ set Elettriche con Playgirl from Caracas, in una serata tutta al femminile tra cantautorato e clubbing.
Le porte si aprono alle 21.30, ma il menù musicale della serata inizia attorno alle 22.30 quando sale sul palco Tutto Piange, pseudonimo di Virginia Tepatti, di cui a breve uscirà il primo ep per 42 Records, registrato da Marco Giudici (co-produttore dell’ultimo album di Any Other) e prodotto da Adele Altro. Accompagnata alla chitarra e alle tastiere da Marco Barzetti, il duo propone una ricetta minimale ma sofisticata, addolcita dall’emozione della cantante classe ’96 che suona davanti al pubblico di casa.
Tra gli accordi aperti della chitarra lievemente distorta di Tutto Piange, tipicamente indie rock, e la chitarra solista filtrata da pedali che danno dinamicità e profondità ai cinque pezzi del set, colpisce la maturità dei testi, taglienti e raffinati. Pezzi intimi e delicati, oltre al singolo “Non è divertente”, nel set anche “Garageband”, brano che ricorda i Daughter dei primi album, e “Polo”, dedicata alle sue amiche, che sicuramente sentiremo tra non molto nella versione da studio. Applauditissima dalla sua città, se apprezzate il mood della colonna sonora di Life is Strange non potrete non essere immediatamente fan della giovane cantautrice romana.
Poco dopo la fine dell’esibizione la band di Any Other sale sul palco, e tutti e cinque si fermano in primo piano, con Adele al centro, e, con un loop di synth in sottofondo, iniziano a cantare a cappella “Second Thoughts”, brano dell’ultimo album Stillness, stop: you have a right to remember (suonato quasi per intero), che pian piano viene accompagnato dal pubblico in coro.
In the places I longed for
The reflection of what I’ve got
Terrifies me as an insect on the windowsill
Bumping on the glass outside
Poco dopo la band composta da Giulio Stermieri alle tastiere, Arianna Pasini alla chitarra e ai synth, Marco Giudici al basso e Nicholas Remondino alla batteria, ritorna ai propri strumenti in un crescendo jazz dissonante che esplode con la chitarra distorta di Adele.
“Stillness, stop”, title track dell’album, dal vivo dimostra tutta la qualità e raffinatezza degli arrangiamenti, a metà tra pop jazz e freak folk, che ricorda le progressioni vocali di Fiona Apple. Sensazione che prosegue con il singolo dell’album precedente Two, Geography (2018) “Walkthrought”, in cui in assenza della tromba e del sax Adele ne replica la parte con dei vocalizzi intensi ed esplosivi e che in qualche modo rendono il brano quasi più jazz che da studio, in cui suona come un mix tra gli American Football e Sufjan Stevens. Ed è a Sufjan Stevens ed Elliot Smith che viene da pensare in particolare con “Awful Thread”, brano delicato e più minimale ma che cresce via via fino all’emozionante finale, mentre in “If I Don’t Care” torna la giocosità indie rock dei Pavement che accompagna un testo che parla di salute mentale con un tono a metà tra il disperato e il sarcastico: “I get to feel better, I get to be well, If I don’t care”.
Tra ripetizioni martellanti e variazioni armoniche elaborate, Any Other gioca in un continuo sali scendi di crescendi spezzati, in cui al salire di tutta la band una volta raggiunto il climax, o poco prima di raggiungerlo, si fermano tutti per lasciare spazio alla sola Adele, chitarra e voce, riuscendo con questa formula a sorprendere e ad avere un grande impatto sugli spettatori.
Verso metà dell’esibizione, Adele saluta brevemente i membri della band e chiama sul palco Tutto Piange, per suonare insieme una cover di Angel Olsen, “The Waiting”, in cui le voci delle due giovani cantanti si fondono alla perfezione, alternandosi e sovrapponendosi l’un l’altra.
Dopo il duetto, Adele rimane sul palco da sola per suonare “Mother Goose”, brano dalle influenze country, per poi con il ritorno della band ricominciare quel flusso di crescendi dal folk di “A Grade” al freak folk di “Traveling Hard”, sfociando nel finale di “Need of Affirmation” e a quel ripetuto “Thank God I didn’t listen to them” che si apre ad una coda finale nell’ennesimo crescendo in cui i vari membri della band contribuiscono nel creare un tessuto sonoro avvolgente, furioso e delicato contemporaneamente.
Dopo aver invitato il pubblico a far finta che la band sia uscita e rientrata per l’encore, gli ultimi tre brani ripescano dal primo album Silently. Quietly. Going Away del 2015, con “Something”, altro brano a la Fiona Apple, dall’ultimo lavoro con “Extra Episode”, e poi nuovamente al primo con “Sonnet #4”. “But now you’re here and I feel comfortable”, le ultime parole del brano scelto da Adele per salutare il pubblico dell’Angelo Mai, emblema di una serata di festa e di musica con una delle artiste italiane più interessanti ed apprezzate della scena.