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Atti linguistici e riduzione al silenzio: filosofia del linguaggio femminista


Filosofia del linguaggio, disuguaglianze di genere, pornografia e atti linguistici, riduzione al silenzio delle donne. Di questo e di tanto altro si è parlato nel seminario “Atti linguistici e riduzione al silenzio: filosofia del linguaggio femminista, tenuto dalla Dottoressa e filosofa specializzata in filosofia del linguaggio, filosofia femminista e filosofia sociale, Laura Caponetto. L’incontro, che si è tenuto il 19 aprile presso il dipartimento di filosofia dell’università La Sapienza di Roma, ha fornito un’analisi dettagliata della nozione di riduzione al silenzio, ed in particolare sulla sua definizione, su quali forme assume, nonché su quali possono essere i tipi di ingiustizia che essa può generare.

L’incontro si inserisce nel quadro delle attività del seminario permanente di Filosofia, studi di genere e pratiche delle differenze, che quest’anno è dedicato al tema Filosofie del linguaggio e differenza di genere, tra lingua e discorso, organizzato dal Dottorato in Filosofia. 

Durante l’incontro, la Dottoressa Laura Caponetto ha iniziato la sua analisi filosofica, partendo da Austin e dalla sua teoria degli atti linguistici, passando poi a mensionare Langton per poi arrivare alla sua personale tesi di riduzione del silenzio nelle donne. Andando nello specifico, la Caponetto collega le tesi dei suddetti, al modo in cui queste pratiche possano essere applicate anche sulla riduzione al silenzio sulle donne, arrivando ad un sorprendente collegamento nel quale ella associa la riduzione al silenzio sulle donne nelle pratiche sessuali non consenzienti, nelle quali il rifiuto di avance sessuali della donna non viene percepito come tale da parte del destinatario. 

Come riportato in un estratto sull’analisi della riduzione del silenzio delle donne, la Dottoressa Caponetto scrive: “In anni recenti, la teoria degli atti linguistici di Austin è stata impiegata in ambito di filosofia del linguaggio femminista per dar corpo alla nozione di riduzione al silenzio, messa originariamente in campo da MacKinnon nel quadro del dibattito su pornografia e censura. L’idea, sostenuta da più voci, è che certi materiali pornografici contribuiscano a creare un clima comunicativo ostile alle donne, che impedisce loro di compiere certi atti illocutori – primo fra tutti, l’atto del rifiuto di avances sessuali. Nel presente lavoro, metto a confronto due declinazioni della nozione di riduzione al silenzio, offerte rispettivamente da Hornsby e Langton e da McGowan. Offro, inoltre, un’analisi inedita del rifiuto che inficia parzialmente la proposta di McGowan. L’obiettivo è quello di fornire uno spaccato di come la teoria austiniana possa essere adoperata, a mo’ di “cassetta degli attrezzi”, per portare alla luce forme di ingiustizia discorsiva passate largamente inosservate”.

Tra le sue conclusioni in merito alla riduzione del silenzio nelle donne, la Caponetto ha fatto una interessante e quanto mai inaspettata riflessione: “La riduzione la silenzio non è legata all’oppressione sociale, anche se spesso aiuta ad inasprirla. Essa è una forma di oppressione se è riconducibile a pregiudizi di identità e arreca un danno al soggetto”.

Restando in tema di femminismo, per sfrattare il luogo comune per cui la filosofia non è una disciplina per donne, Laura Caponetto insieme a Federica Berdini e Vera Tripodi, è tra le fondatrici di SWIP Italia (Society for women in philosophy). Tra le sue iniziative, la SWIP Italia ha lo scopo di promuovere il lavoro delle donne filosofe, sostenerle nella professione, denunciare e contrastare la discriminazione di genere in università e nella ricerca.


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