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Attività alternative alla religione cattolica: un appello ai parlamentari

L’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (Uaar) lancia un appello ai parlamentari per porre fine al divieto di accorpamento dell’insegnamento della religione cattolica, concordato con la Conferenze Episcopale Italiana, nelle scuole pubbliche di tutti i gradi.

La fine del divieto comporterebbe un cospicuo risparmio alle casse dello Stato che potrebbe reinvestire i fondi nella scuola pubblica. Il calo della frequenza dell’ora di religione e l’aumento dell’interesse per l’ora alternativa, inoltre, pongono sempre più in rilievo l’urgenza di rivedere la normativa vigente sull’insegnamento della religione cattolica.
La soluzione ideale, spiega Raffaele Carcano segretario dell’Uaar, sarebbe sostituire tale insegnamento con altri più adeguati per una società plurale e per un Paese che si vuole laico: educazione civica, educazione alla cittadinanza, conoscenza dei diversi sitemi di pensiero, sono solo alcune delle attività alternative che potrebbero attuarsi. O si potrebbe rendere l’insegnamento della religione cattolica extracurriculare e farlo seguire solo a chi realmente interessato al di fuori dell’orario scolastico, come una qualsiasi altra attività formativa, facoltativa e opzionale.
Bisogna ricordare, inoltre, che il 13 ottobre alla Camera dei Deputati è stata approvata la nuova legge sulla cittadinanza che apre le porte allo ius soli: acquista la cittadinanza per nascita chi è nato in territorio italiano, da genitori stranieri, di cui almeno uno in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo; o il minore che entrato in Italia entro il dodicesimo anno d’età, abbia regolarmente frequentato, per almeno cinque anni, uno o più cicli di studi in istituti del sistema nazionale d’istruzione.
In un’Italia sempre più multiculturale, plurale, solidale, multietnica non può di certo stupire la richiesta dell’Uaar. Va garantito il rispetto per tutti gli studenti e porre fine alla condizione di disagio per quei giovani che, in molte scuole, non hanno un’alternativa concreta all’insegnamento della religione cattolica. Dovrebbe essere rivista le revisione dei Patti Lateranensi del 1984, con la quale l’insegnamento della religione cattolica non era più obbligatorio, ma restava curriculare e si stabiliva che gli insegnati di religione cattolica venissero scelti dalla Curia, rappresentante della Città del Vaticano, e stipendiati invece con i soldi pubblici dello Stato.
In seguito alla ricerca di uno studente di Sociologia e Ricerca Sociale dell’università di Bologna (il cui titolo della ricerca è “Ora alternativa negli Istituti Comprensivi bolognesi”), è emerso che il 44,4% degli studenti si dedica ad attività alternative durante l’ora di religione che sono offerte dal piano didattico. La maggior parte di questi giovani hanno genitori stranieri o le loro famiglie hanno scelto di distaccarsi dalla religione. Un dato questo che supera di quattro volte quello nazionale del 10,3% registrato dalla Cei. Con una percentuale così alta, anche se solo  a livello provinciale, l’Uaar auspica che il Parlamento possa tenerne conto per intraprendere le giuste revisioni alla normativa vigente.

Nicoletta Petrillo