Martedì 8 aprile, presso l’Aula B6 della Facoltà di architettura dell’università La Sapienza di Roma (sede Piazza Borghese) si è tenuto il primo dei sei incontri del workshop “NBS for public spaces“.
A cura del progetto Horizon TRANS-Lighthouses, il workshop vuole ragionare, come ha spiegato ai nostri microfoni la P.I. del progetto di ricerca Alessandra Capuano, sulle soluzioni trasformative degli spazi aperti in chiave sostenibile. Il team di Sapienza coordina uno degli 8 casi-pilota del progetto e lavora sulle aree intorno alla Città Universitaria. Nell’ottica della riqualificazione urbana, quindi, agli studenti dottorandi è affidato un processo di co-creazione, con esperti del settore, di “Aule Verdi” nel II Municipio, a partire dal progetto che riguarda il “Terrain Vague” di De Lollis per sviluppare una “oasi urbana” compatibile con il sito archeologico.
Aule Verdi: ridisegnare la didattica e la vita urbana
Nel corso della mattinata gli interventi di Alessandra Capuano e di esperti del settore come Federica Morgia (membro di ricerca), Marco Marchetti e Andrea Conte (Studio Andreco) hanno fornito un’immagine nitida degli obiettivi, delle sfide e dello spirito del programma. Sotto le premesse della P.I. Capuano è stato possibile ricostruire il percorso e i traguardi già raggiunti dal progetto #curacittà nel riqualificare la mobilità attorno ai nuclei universitari della città. L’idea di base rimane, difatti, invariata: “l’architettura vuole essere la base di una idea sociale, non solo una architettura figurativa (o per dirla alla Bruno Zevi: “una architettura umanistica”).
Ma cosa significa parlare di “Aule Verdi”?
L’intervento di Federica Morgia è stato, in questo senso, un’occasione disambiguante. L’idea di “infrastrutture verdi” non si esaurisce in un unico scopo, bensì sono pensate sia come luogo per studiare all’aperto, sia come spazio per la didattica (lezione all’aperto, un modello un po’ socratico). Ma anche, più semplicemente, come “uno spazio di apprendimento e di benessere psicofisico”. La prof.ssa Federica Morgia ha, infatti, parlato del progetto di “scuole all’aperto” da un punto di vista pedagogico oltre che pratico. Parole d’ordine? “Condividere e co-progettare” per ripensare anche l’offerta d

idattica.
L’intervento del prof. Marco Marchetti ha invece offerto uno sguardo maggiormente teorico, cercando di inquadrare l’era in cui viviamo in quella che si definisce “urbanocene“. Tirando le fila, la riflessione centrale che guida anche il progetto del workshop è quella che acclama la necesità di ripensare, oggi, il nesso “urbano-naturale”. “Il rischio che si corre oggi è che, di fronte alla grande innovazione tecnologica, la natura si consideri come accessoria o ornamentale“, spiega il prof. Marchetti, mentre “è sempre la natura ad ospitarci, mai il contrario“.
In chiusura, l’intervento di Andrea Conte dello Studio Andreco ha illustrato progetti pratici, come il “Nature Restoration Law” (Parlamento Europeo, 2024), in cui l’arte e la cura dell’ambiente vengono a fondersi per richiamare l’attenzione verso il problema (fondamentalmente climatico).
Nel pomeriggio la visita al sito di progetto per gli studenti dottorandi che hanno aderito al workshop. La visita alla Microforesta del parco dei caduti a San Lorenzo è avvenuta con la collaborazione del team di progettazione della prof.ssa Fabiola Fratini.
In allegato la locandina relativa a tutti gli incontri previsti per il workshop.
Ai nostri microfoni Alessandra Capuano ha cercato di rendere l’importanza di un progetto tanto ambizioso quanto stimolante. Un workshop carico di significato e di opportunità, che ricalca la nomea del nostro ateneo in “La Sapienza della Cura Urbana“.
Articolo di Alessandro Romagnoli