Ben Frost è uno di quegli artisti a cavallo tra musica contemporanea, elettronica, e colonne sonore, che hanno collaborato un po’ con tutti e sempre con risultati interessanti. Brian Eno, Daniel Bjarnason, Steve Albini, Bjork, Tim Hecker, addirittura The Swans, giusto per fare qualche nome. Domenica 8 ottobre 2023, all’interno del Romaeuropa Festival, ha portato sul palco della Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone la prima esibizione nazionale del concerto con Greg Kubacki, chitarrista della band prog metal Car Bomb, e Tarik Barri, visual designer che ha collaborato anche al tour di Anima di Tom Yorke.
La serata conta anche in apertura l’esibizione di Noémi Büchi, compositrice e sound designer svizzera, che ha stregato l’auditorium con un set a metà tra dark ambient e progressive electronic, in cui ha anche utilizzato sample vocali registrati e la sua voce ricoperta di effetti, trasformandola in tutto e per tutto in uno strumento elettronico alla pari degli altri.
Dopo un brevissimo cambio di palco, inizia quindi l’esibizione di Ben Frost e Greg Kubacki che spiazzano il pubblico fin dalla prima nota, con un’esplosione di distorsione trash metal su un letto di elettronica. È interessante notare come il setting dell’Auditorium, la sperimentazione elettronica di Ben Frost, famoso per le sue suite dark ambient, e il suono del feedback di chitarra distorta tipicamente metal di Kubacki, riportino il pubblico in una sorta di dissonanza cognitiva sul come doversi comportare. Alla prima pennata di Kubacki, a quel sound trash metal anni ’80, alcuni del pubblico iniziano ad urlare come se fossero a un concerto dei Metallica, mentre altri rimanevano in silenzio, data la natura sperimentale e avanguardistica della serata nella Sala Sinopoli del Parco della Musica. Questa indecisione sul modo in cui dover reagire è un chiaro sintomo della spiazzante performance proposta alla sala del Romaeuropa Festival.
Il concept dell’esibizione è infatti una combinazione tra elettronica e metal su uno sfondo sperimentale e progressive, mentre il lavoro di Tarik Barri ai visuals è minimale e basato sulle ombre degli artisti sfumate su un telo dietro il palco, in un gioco di luci ritmate attraverso un plugin di Ableton collegato agli strumenti, in modo che queste risultino coordinate non solo ai synth ma anche alle pennate di Kubacki. Per quanto divertente, sorprendente e sperimentale sia l’idea iniziale, forse la resa finale risulta un po’ ripetitiva a livello sonoro, senza grandissime variazioni ma continuando a insistere sul concept di ibridazione e sperimentazione. Inoltre Kubacki ha visibilmente avuto problemi con le casse spia, che ha ribaltato e spostato per tutto il set, cercando di comunicare con i tecnici del suono, che saliti sul palco non hanno potuto fare molto. L’esibizione è terminata dopo circa un’ora senza neanche un encore. Avviandosi verso l’uscita nell’auditorium riecheggia una delle composizioni più famose dell’artista australiano, ovvero la colonna sonora della serie tedesca targata Netflix “Dark”.
Sebbene l’operazione di unire metal ed elettronica sia senza dubbio interessante e manifesta in pieno il carattere eclettico e avanguardistico di un artista come Ben Frost, l’esibizione, come può accadere nelle performance più sperimentali, il risultato può risultare divisivo, oltre che spiazzante verso chi si aspettava una scaletta più simile allo stile a cui Frost ci ha abituato. Un’esibizione senza dubbio unica del suo genere e all’insegna dell’innovazione e della sperimentazione, anche se il risultato forse non ha convinto del tutto.