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Bullismo e cyberbullismo a confronto alla Sapienza

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Il fenomeno del cyberbullismo è sempre più dilagante nella società moderna con minori che hanno sempre più accesso a internet e dispositivi digitali. Anche il campo della ricerca sociale e, in particolare, psicologica si è molto interessato al tema e alle trasformazioni causate dall’aumento delle nuove tecnologie e dei nuovi media. Si è passati, infatti, dai fenomeni tipici di bullismo, cosiddetto “face to face”, ai crescenti episodi di cyberbullismo, mediato dai dispositivi elettronici. Proprio questa mattina, nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze sociali ed economiche dell’Università La Sapienza di Roma, si è tenuto il seminario “Bullismo e cyberbullismo: i correlati emotivi”. L’evento è stato tenuto dalla professoressa Enrica Ciucci, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione presso l’Università di Firenze, una delle prime studiose a occuparsi di questo fenomeno in Italia. 

La studiosa é partita dalla definizione di bullismo, inquadrandolo come un comportamento aggressivo intenzionale, ponendolo a confronto con il cyberbullismo. Le differenze emerse sono, innanzitutto, una maggiore coesione del gruppo e, contemporaneamente, la deresponsabilizzazione e deumanizzazione della vittima nel bullismo “tradizionale”. Nel caso del cyberbullismo, invece, l’azione è anonima e senza un riscontro diretto tra bullo e vittima, proprio perchè mediato, producendo una depersonalizzazione.

Da qui, l’obiettivo principale della ricercatrice è stato quello di rispondere a una domanda in particolare: i bulli (o cyberbulli) sono soggetti deficitari di intelligenza emotiva o devono essere considerati abili manipolatori sociali?

I dati emersi dalle ricerche mostrano effettivamente che esiste una differenza tra la figura del bullo e quella del cyberbullo. Inoltre, deve essere tenuta in considerazione anche la figura della vittima, la quale a volte può coincidere addirittura con quella del bullo. Infatti, i bambini che in genere tendono a essere aggressivi, sono proprio quelli che sono emarginati dal gruppo dei pari. Queste considerazioni pongono in evidenza una distinzione tra aggressività reattiva e proattiva, cioè premeditata. Questo a causa di una scarsa empatia.

Mentre il bullo non mostra deficit nel riconoscere le emozioni, il cyberbullo riconosce più facilmente la paura e la rabbia. Sono le vittime, al contrario, a mostrare un deficit nel riconoscere quelle stesse emozioni, in particolare quelle di cyberbullismo. Queste, infatti, non riescono a percepirle quando ci sono e tendono a sovraccaricare gli stimoli percepiti di significati distorti. Anche quando gli stimoli sono del tutto assenti, le vittime continuano a rimanere in uno stato di allerta.

Tuttavia, questi risultati sembrano essere applicabili perlopiù ai maschi, lasciando escluse quasi del tutto le bambine. Alla nostra domanda sul motivo di questa problematica, la professoressa Ciucci ha dichiarato che il campo di studio ha bisogno di nuove ricerche mirate, essendo un dato sempre più importante e una variabile in aumento nella società moderna.

Carmen Baffi e Federico Saccoccio