Nella giornata di oggi, 19 gennaio 2024, presso il Dipartimento di Matematica Guido Castelnuovo, si è tenuta la cerimonia di intitolazione delle aule I, II e III del Dipartimento rispettivamente a Federigo Enriques, Tullio Levi-Civita e Vito Volterra, tre grandi matematici che in queste aule hanno insegnato e che, a causa delle loro origine ebraiche, subirono le conseguenze delle leggi razziali.
Subito dopo lo svelamento delle targhe con le nuove nomenclature delle aule, l’evento è continuato con un messaggio lasciato dalla Magnifica Rettrice, Antonella Polimeni. In questo breve cappello iniziale, ha voluto sottolineare l’importanza di mantenere viva la memoria del passato, in quanto noi costituiamo la storia del presente e del futuro. Si è inoltre detto quanto la più grande paura dei regimi sia la diffusione della cultura e, a tal proposito, la missione dell’università deve essere quella di portare avanti la libertà come baluardo contro le dittature.
A seguire, si è passata la parola alla direttrice del dipartimento, Isabeau Birindelli che, dopo aver dato il benvenuto nel codesto edificio ideato dall’architetto Giò Ponti, ha voluto riportare alla memoria l’inaugurazione, all’epoca presieduta da Benito Mussolini, di quella stessa aula. Specifica e definisce quell’evento: “una colpa di partenza” che viene però in parte perdonata da quella modifica che si sta apportando ai titoli delle aule. Cita a tal proposito una frase dell’attuale pontefice, Papa Francesco: “La grazia della vergogna”.
Si è poi continuato con la presa di parola di Ciro Ciriberto, Angelo Guerraggio e Franco Rampazzo, per presentare le figure rispettivamente di Federigo Enriques, Vito Volterra e Tullio Levi Civita. Ha chiuso il pomeriggio il presidente di Anpi Roma, Fabrizio De Sanctis.
In maniera particolare, si è ricordata la vita dei tre grandi scienziati della matematica e le loro straordinarie carriere. Ne riportiamo di seguito qualche breve accenno.
Federigo Enriques fu un grande matematico, storico della scienza e grande filosofo. Dal punto di vista umano, si può ricordare la sua molta intelligenza, la grande capacità di lavoro e l’inquantificabile passione per la propria professione . Nato nel 1871, ebreo, fu vittima di una “infezione filosofica” durante il liceo da cui dichiarò di non essere mai guarito. Laureato nel 1891 alla Normale di Pisa, poco dopo venne a Roma per seguire lezioni di Cremona che lo indirizzò da Guido Castelnuovo. Grazie a lui si avvicinò alla teoria delle superfici algebriche. Trascorse diversi anni a Bologna ma poco dopo fece ritorno nella capitale in cui visse periodi molto attivi, nonostante poi venne sollevato da molte responsabilità ed incarichi a causa delle leggi razziali. Solo nel 1944 poté ritornare ad insegnare “alla luce del sole”, ma poco dopo lo colpì un’improvvisa morte.
Lo ricordiamo per aver allargato gli orizzonti del dibattito scientifico, parlando di filosofia e storia della matematica; per aver mostrato una forte attitudine alla ricerca. A causa di ciò fu sempre accusato di mancanza di rigore, ma per lui il rigore era il tornare sempre sui risultati e approfondire.
Vito Volterra nasce nello stesso periodo dell’unità di Italia. Diventa studente della normale di Pisa e subito dopo prende la cattedra a Pisa. Nel1887 inventa l’analisi funzionale (analisi delle funzioni di linea), a soli 27 anni. Nel 1900 arriva a Roma e, assieme a Castelnuovo, può essere definito il grande fondatore dell’istituto di matematica della Sapienza. Durante la sua permanenza nella capitale, inoltre, si delinea la sua personalità politica: venne nominato senatore da Giolitti e si dedicò alla creazione della SIPS con il tentativo di invitare gli scienziati a continuare le loro ricerche specialistiche, ricordandosi di essere anche curiosi verso gli altri campi di ricerca. Dopo la guerra, arriva al progetto del CNR. Lui sarà uno dei pochi a rifiutare di aderire alle leggi razziali.
Solo dagli anni 70 in poi ci sarà memoria su di lui a causa del fatto che fu un anti-fascista e del fatto che non ebbe allievi di fiducia.
Infine, ricordiamo Tullio Levi Civita che nacque a Padova nel 1873. Fu figlio di un avvocato, Giacomo Levi Civita, ebraico. Lui fu un grande uomo, addirittura collaborò con Garibaldi. Tullio visse una vita che sembrava essere perfetta. Si laureò a Padova. Morì a Roma nel 1941. Sembrava essere perfetta. Si laureò a Padova. Morì a Roma nel 1941.
Alleghiamo una breve intervista rilasciata dalla Prof.ssa Birindelli.