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Ciclo lezioni Federico Caffé: Stephanie Schmitt-Grohé è l’ospite d’onore

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Una docente americana ma di origine tedesca, una lezione del ciclo Federico Caffè e tanti studenti curiosi. Questo lo scenario nell’aula V di Economia dove a tenere la lezione è stata per la prima volta, in 25 edizioni dell’iniziativa dedicata all’economista italiano, una donna: Stephanie Schmitt-Grohé.

Nella conferenza intitolata “Monetary policy in times of low inflation” la docente della Columbia University di New York, con un carisma e una carica invidiabili, ha trattato il tema della recessione, dei bassi tassi di inflazione e della jobless recovery attraverso un excursus storico-economico della quattro principali crisi che si sono verificate nel secolo scorso e in quello attuale. È così partita dalla crisi del ’29 che ha interessato tanto gli Stati Uniti quanto l’Europa. Da notare è che con la crisi del ’29 si arrivi a parlare di ‘jobless recovery’ (ripresa senza lavoro), andando, dunque, contro la generale convinzione che ad una ripresa corrisponda un incremento dell’occupazione.

La conferenza ha poi velocemente analizzato la crisi dell Giappone negli anni che vanno dal 1991 al 2000 per arrivare infine ad affrontare sotto due diversi aspetti, la crisi statunitense ed europea che va avanti dal 2008.
Particolare attenzione è stata dunque data alla recessione dell’eurozone nel picco della quale il PIL è diminuito del 6% per poi risalire gradualmente ma senza tornare ai livelli di partenza. Il risollevamento economico non viene quindi percepito anche perché, come nel ’29, crescita del PIL non ha significato aumento dei posti di impiego.

Dalla Grande Depressione ai giorni nostri, quindi, mettendo in risalto come la crisi e la ripresa successiva siano spesso dettate da varie variabili non sempre contemporaneamente presenti.

Riguardo all’Italia, innegabile la costatazione che sia uno dei Paesi europei con ripresa economica più lenta. Inoltre, ad interessare particolarmente la nostra società, europea e italiana, è il dato che vede l’occupazione maschile diminuire mentre resta invariata quella femminile. A questo proposito abbiamo voluto approfondire l’argomento con la docente che, con molta gentilezza e pazienza, ha accettato di rispondere alle nostre domande mettendo in luce come a costruire i vari scenari concorrano più fattori tra i quali quelli culturali. «L’occupazione femminile italiana è rimasta tale, a differenza di quella maschile, per il semplice fatto – commenta Stephanie Schmitt-Grohé – che le donne si stanno affacciando al mondo lavorativo con prepotenza, solo adesso». L’incontro si è così concluso con applausi e complimenti che docenti e studenti non hanno esitato a rivolgere all’illustre ospite.

Giulia Vaccaro, Miriam Petrini