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Cosa vuol dire essere obiettori di coscienza

      Intervista a Sofia Orr, Daniel Mizrahi, Aisha Amer e Tarteel Al Junaidi

Cosa vuol dire essere obiettori di coscienza e attivisti per la pace? Cosa vuol dire essere testimoni della nonviolenza in un contesto come quello del conflitto israelo-palestinese? Il Tour di Obiezione alla Guerra promosso dal Movimento Nonviolento con i suoi 4 testimoni di pace da Israele e Palestina è arrivato in Sapienza il 23 ottobre 2024: una grandissima occasione per rispondere a molti degli interrogativi che il conflitto ha portato a porci.

L’incontro moderato dal Prof. Mauro Sarrica (docente di Psicologia Sociale), e da Daniele Taurino (del Movimento Nonviolento), ha avuto come ospiti Sofia Orr, Daniel Mizrahi, Aisha Amer e Tarteel Al Junaidi. Rispettivamente, i primi due obiettori di coscienza israeliani e i secondi attiviste palestinesi per la pace accomunati dall’aver rifiutato la violenza come unico mezzo per la risoluzione del conflitto.

L’incontro è stato molto utile per raccontare qual è la situazione vissuta dai ragazzi in Israele e in Palestina in questo momento così tragico. Mediante le testimonianze degli ospiti, è stato possibile costruire un racconto articolato sul rifiuto alla guerra, sulle difficoltà date dal vivere in un contesto caratterizzato dalla violenza e da un regime di apartheid e su cosa possa significare costruirsi una vita nel corso di un conflitto armato.

I temi affrontati hanno fornito ampi spunti di discussione con le studentesse e gli studenti del corso di Psicologia per la pace, tenuto dal Prof. Sarrica. Tra i principali punti emersi, il rapporto tra storia e memoria, la costruzione del nemico, la percezione di minaccia, la deumanizzazione e il privilegio di poter sognare il futuro hanno dato uno spaccato significativo sui processi psicosociali che alimentano un conflitto che va avanti da più di mezzo secolo.

Andrea Delcuratolo