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Da Ratzinger all’uomo contemporaneo: “L’insegnamento del Concilio Vaticano II”

(da sinistra) Elena Zocca, Giovanni Vian e Francesca Cocchini

      Intervista a Pierluca Azzaro

Il VII volume dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger, L’insegnamento del Concilio Vaticano II, è stato al centro dell’incontro che si è tenuto questa mattina nell’Edificio di Lettere della Sapienza. Hanno preso parte al dibattito Elena Zocca e Francesca Cocchini, docenti di Storia del Cristianesimo e delle Chiese, Giovanni Vian, docente di Letteratura Cristiana Antica a Venezia, e il curatore del volume Pierluca Azzaro.

L’idea di presentare un libro di questo genere all’interno di un dipartimento universitario non poteva che nascere da una mente giovane: uno studente di Storia contemporanea che ha insistito per far sì che fosse presentato per la prima volta nella sua università di provenienza. Come ha spiegato all’inizio del dibattito la professoressa Zocca, il volume è diviso in due tomi: il primo coincide con l’annuncio del Concilio II nel ’59 fino alla sua chiusura nel ’63 e risulta essere una  dedica al Cardinale Frings, di cui Ratzinger – in quegli anni – era perito; il secondo, invece, ripercorre gli anni successivi, fino alla vigilia dell’elezione a Santo Padre nel 2005.

“In questo volume – ha dichiarato la professoressa Cocchini – Joseph Raztinger si pone come fonte di fonti, perché raccoglie vari documenti non commentati. Il bello di presentarlo in un Dipartimento di Storia Contemporanea è, infatti, che può essere un’opera molto utile alla ricerca e, quindi, agli studenti”. La docente ha poi spiegato perché il Concilio II sia stato valutato come fondamentale nella storia della chiesa e non solo. Anche lo stesso autore fu fortemente influenzato dai molteplici avvenimenti di sfondo di quegli anni, al punto da evidenziare una netta contrapposizione tra il “fisso” e il “mutevole”. Da perito del cardinale, infatti, chiese di dare maggiore spazio al mondo della ricerca, “liberando le strade” e tenendo conto solo di errori commessi a discapito della fede.

Il Concilio Vaticano II, dunque, deve essere considerato la più grande fonte di cambiamento. Proprio da lì, nel mondo ecclesiastico prese piede una vera e propria rivoluzione. Tuttavia, stando alle dichiarazioni di Giovanni Vian, un problema di fondo c’è: quello della contestualizzazione, “un problema che emerge già dal modificarsi del linguaggio nel corso della stesura dell’opera nel corso degli anni”. Un linguaggio che tende ad avvicinarsi non tanto agli studiosi quanto più all’uomo contemporaneo. “Si avvertiva il peso dell’antimodernismo, definito da Joseph Raztinger come il problema dei problemi. Secondo il futuro Santo Padre, infatti, vi era una forte correlazione tra la rivelazione e la storia, cui la fede era strettamente legata: la Parola di Dio doveva arrivare a coincidere con le parole degli uomini contemporanei. Questo, l’unico vero obiettivo di Joseph Raztinger e della sua Opera Omnia.

Carmen Baffi