“Dall’archeologia biblica al turismo religioso: vie di pace in Medio Oriente?” è il titolo del seminario che si è svolto martedì 30 maggio 2023 presso l’edificio di Lettere e Filosofia dell’Università La Sapienza, durante il quale Lorenzo Verderame (docente Sapienza del Dipartimento Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo) ha raccontato come le riscoperte archeologiche orientali abbiano riscontrato un interesse religioso tale da trasformarle in una sorta di turismo, capace di stabilire rapporti di pace tra popolazioni solitamente in conflitto. L’evento è il settimo incontro del ciclo di seminari dell’anno accademico 2022-2023 del progetto “Exibition of Peace Over Time”, diretto da Alessandro Saggioro, professore di Storia delle Religioni del Dipartimento Saras.
Introduzione: l’idea iniziale
Il prof. Verderame ha rivelato che la sua idea iniziale, concordata con il collega archeologo Davide Natali, era occuparsi del problema della pace nei siti archeologici del Medio Oriente. Successivamente però ha optato per la ricostruzione della casa di Abramo in Iraq, partendo da un contesto a lui familiare: la riscoperta delle culture del Vicino Oriente, tra cui la fede e la religione. Poi Verderame si è occupato della relazione tra archeologia e fede e del rapporto tra pellegrinaggio e turismo spirituale. Infine, si è domandato come potessero questi luoghi essere conflittuali e allo stesso tempo pacifici.
Il Vicino Oriente
Verderame ha spiegato che il Vicino Oriente è una definizione di comodo, in quanto comprende Iraq, Siria, Turchia, Arabia Saudita, Egitto e Iran. Fin dal IV millennio a.C. in quest’area hanno vissuto diverse civiltà, come i Sumeri, i Babilonesi e gli Assiri (Mesopotamia). In seguito, i Persiani conquistarono la regione e imposero la lingua aramaica, finché non si affermò l’Islam nel VII secolo d.C. Nel 1453 Maometto II conquistò Costantinopoli, dando il via all’Impero Ottomano, che durò fino alla Seconda guerra mondiale. Nel 1945 infatti i singoli stati (come la Giordania, l’Iraq o la Siria) iniziarono a rendersi indipendenti; contemporaneamente nacque lo stato di Israele.
La riscoperta delle culture vicino-orientali, spiega il professore, è strettamente vincolata a interessi economici e religiosi delle potenze europee e in parte statunitensi. Fin dall’antichità, alcuni viaggiatori si avventuravano in questo territorio barbarico, spesso per motivi religiosi. Ad esempio Beniamino di Tudela nel XII secolo andò a scoprire le comunità ebraiche. Il luogo centrale è la Palestina, ma alcuni si spinsero oltre, come Pietro Della Valle, che si fermò in Iran. La loro guida era la Bibbia. Oltre a questi viaggiatori spinti da motivi politici, ci furono anche esplorazioni scientifiche, come quella di Napoleone in Egitto o di Niebuhr in Arabia Saudita.
Il Vicino Oriente era uno spazio vuoto utile raggiungere l’India o l’Iran per motivi commerciali. Alcuni si trovavano nelle città principali dell’area, come Layard e Rawlinson, due militari che trovarono lavoro come funzionari nella Compagnia delle Indie, spirito dell’impero britannico, che installava i suoi funzionari nei luoghi importanti.
Intorno al 1850 nacquero le prime associazioni orientalistiche. Nel Novecento, ottomani e russi combattevano per il territorio di Baku. L’impero ottomano stava cadendo e molti volevano impossessarsi di un suo pezzo. I diari o le memorie che gli esploratori inviavano alle loro associazioni fornivano informazioni collaterali sull’economia o sulla società, alla base della conoscenza delle potenze coloniali. Un esempio dell’ambiguità della ricerca scientifica sono i casi di Sir Leonard Woolley e Lawrence d’Arabia: entrambi erano archeologi, ma facevano anche rilevamenti topografici di tipo militare, forniti come servizi segreti militari. Quando furono scoperti, Woolley riuscì a scappare, mentre Lawrence fu catturato. Un altro esempio è Gertrud Bell, coinvolta in prima persona negli scavi archeologici: fondatrice dell’ Iraq Museum, voleva dare un’identità alle popolazioni locali.
L’archeologia biblica
Una definizione dell’archeologia biblica riguarda l’oggetto della ricerca: la Terra Santa, età del ferro dell’area di riferimento.
L’altra è una ricerca scientifica diretta alla conferma del testo biblico.
L’archeologia biblica è dominata da studi professionali: istituti creati dalle entità religiose di riferimento con uno scopo preciso. Lo Studium Biblicum Francescanum ha ricevuto la custodia dei doni (cioè la salvaguardia dei luoghi biblici) nella terra santa. È un’istituzione accademica di famiglia francescana con sede a Gerusalemme, nonché uno degli istituti più attivi, tanto che ha acquistato il Monte Nebo.
Non solo lo Studio Biblico Francescano, ma anche i missionari britannici e statunitensi – spiega Verderame – iniziarono la loro opera nel Vicino Oriente. Si tratta di persone con un interesse legato alla loro fede: la loro attività si basava su una riscoperta dei luoghi della Terra Santa. Grazie a loro, ci fu una capillare penetrazione sotterranea in tutto il Vicino Oriente.
Gli scavi archeologici
Il prof. Verderame ha raccontato un curioso paradosso riguardo gli scavi archeologici: da una parte le autorità israeliane invitavano le istituzioni cristiane ad aprire scavi in Israele, dall’altra c’era l’appello degli archeologi sul fatto che esistessero troppi scavi archeologici in Israele, soprattutto quelli evangelici.
Interessante è il caso di Hobby Lobby, un sito di hobbistica nato negli anni ’20 del Novecento, che in pochi anni diventò una delle più floride imprese economiche degli Stati Uniti. Si dichiarava compagnia cristiana e iniziò a investire su aspetti legati al loro credo religioso, finanziando molti scavi in terra santa. Voleva vivere secondo i dettagli del testo biblico.
A un certo punto Hobby Lobby decise di creare un Museo della Bibbia. I suoi dirigenti si affidarono all’egittologo di Oxford per l’acquisto di alcuni papiri dall’Egitto e altri direttamente dall’Università di Oxford. Tuttavia l’egittologo ha venduto dei falsi, tra l’altro in modo illegale. Tant’è che Hobby Lobby è stata portata in tribunale per traffico illecito, ma allo stesso tempo ha anche denunciato l’egittologo, che è stato arrestato.
Pellegrinaggio e turismo religioso
Il turismo religioso nasce come etichetta di studi scientifici per studiare un fenomeno, ma oggi è utilizzato anche per indicare un luogo.
Verderame ha citato i due pellegrinaggi più importanti del mondo arabo, che comportano una migrazione di centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo e di conseguenza un’importante organizzazione di sottofondo: uno è il pellegrinaggio a La Mecca in Arabia Saudita, l’altro è quello Shi’a, i cui due principali santuari si trovano in Iraq.
La casa di Abramo
Verderame ha concluso con la storia dello scavo di Ur, guidato negli anni ’20 da Sir Leonard Woolley, che aveva una formazione tradizionale britannica e trovò delle case risalenti al periodo paleo-babilonese. Egli rinominò tutte le strade coi nomi di Oxford. Questo riferimento biblico ha permesso di dare a queste case l’idea che tra esse ci dovesse essere la casa di Abramo, in quanto la Bibbia ci dice che Abramo veniva da Ur. L’unificazione del pontefice con le comunità locali (il primo a recarsi sul luogo fu papa Giovanni Paolo 2°) è un elemento che ha unificato tutte le fedi. Questa struttura archeologica non aveva relazioni con Abramo, ma è diventata un luogo fortuito e artificiale di cooperazione interconfessionale. L’iniziativa funzionò così bene che ad Abu Dhabi è stata creata un’altra casa di Abramo: la Abrahamic Family House. La missione di questo progetto è promuovere il dialogo interreligioso.