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Il delitto Pasolini: la riflessione di Walter Veltroni

Giovedì 9 maggio alle 16 ha avuto luogo, presso la sede di Unitelma Sapienza a piazza Sassari 4, l’incontro “Il delitto Pasolini”, presentato da Walter Veltroni, accompagnato dalla storica, saggista e conduttrice televisiva Michela Ponzani, dal Magnifico Rettore di Unitelma Sapienza Bruno Botta e dall’autore Roberto Sciarrone.

L’evento è iniziato con un’introduzione da parte della Ponzani, che ha regalato un’accurata descrizione del contesto politico e sociale dell’Italia della Prima Repubblica. Un’analisi dettagliata che è andata a toccare i delicati episodi di terrorismo politico, dalla strage di piazza Fontana a quella dell’Italicus; ma anche il movimento delle Brigate Rosse e l’ambiguo rapimento di Aldo Moro, il tutto per sottolineare l’instabilità che viveva, in quel periodo storico, l’Italia.

Dopo questa introduzione, ha preso la parola Walter Veltroni, che, dopo una breve parentesi su Aldo Moro, ha raccontato ai presenti i suoi incontri con Pierpaolo Pasolini e l’influenza che quest’ultimo ha avuto su di lui, definendolo uno dei pochi intellettuali realmente liberi e perciò scomodo.

Pasolini, infatti, non era visto di buon occhio né dai partiti di destra, né per quelli di sinistra, per via, ad esempio, della sua omosessualità o per la sua posizione antiabortista. Nonostante lui si sia sempre sentito vicino, come ricorda Veltroni, alla Federazione Giovani Comunisti Italiani.

In seguito, l’ex sindaco di Roma Veltroni ha elogiato la carriera da regista di Pasolini tanto da accomunarla a quella di Stanley Kubrick, individuando come denominatore comune le opere che i due artisti hanno lasciato incompiute poiché morti prematuramente: la pellicola “Eyes Wide Shut” per Kubrick, e il romanzo “Petrolio” di Pasolini. Entrambi con le loro opere hanno criticato la decadenza dell’uomo moderno e la corruzione del neo-capitalismo.

Successivamente Walter Veltroni ha riacceso i riflettori su uno dei misteri più oscuri della storia italiana, presentando un punto di vista che va oltre il semplice ricordo dell’amico e intellettuale Pasolini. L’ex sindaco di Roma ha sottolineato l’importanza di non accettare passivamente la narrazione ufficiale dell’omicidio, ribadendo che il ruolo di Pino Pelosi, condannato come unico colpevole, non può essere considerato l’unico elemento chiave di questa tragica vicenda. L’intento del suo intervento non è stato quello di perseguire una verità assoluta, considerata un’impresa impossibile data la complessità del caso, ma piuttosto di promuovere una riflessione profonda e articolata. “Non ho teorie da sostenere, quello di cui sono certo è che non è stato solo Pino Pelosi a ucciderlo”, ha affermato Veltroni durante il seminario.

Il seminario rappresenta un’occasione importante per riaprire il dibattito su uno dei casi più controversi della storia recente italiana. Veltroni ha enfatizzato l’urgenza di approfondire le indagini sull’omicidio di Pasolini, sostenendo che la verità su questo evento sia fondamentale non solo per la giustizia e la storia, ma anche per comprendere appieno il contesto politico e sociale dell’epoca. Durante la discussione sono emerse nuove prospettive e testimonianze che potrebbero gettare luce su aspetti finora oscuri dell’omicidio.

Il caso di Pier Paolo Pasolini rimane dunque aperto, alimentando il dibattito e la ricerca di verità che vanno oltre le versioni ufficiali. La sua morte continua a essere un punto di riferimento per comprendere una stagione cruciale della storia italiana, segnata da violenza politica e trasformazioni sociali radicali.

A cura di Vincenzo Marco Pacifico e Francesca Benassi.

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