Il prossimo 18 maggio, Palazzo Valentini, nel cuore della capitale, ospiterà la nuova mostra personale del giovane architetto Enrico Filippi. L’appuntamento capitolino si inserisce in un continuum che l’artista alimenta da anni mostrando al pubblico le sue opere in giro per l’Italia. Infatti, tutte le mostre sono collegate tra loro da un concetto, una contrapposizione che si concretizza nel titolo dell’evento: “Dentro e Fuori”. Nei suoi lavori arte, architettura e contesto sociale si legano in un unicum creativo volto a definire gli spazi della realtà come naturali percorsi dell’uomo, con l’obiettivo principale di svelare ciò che pur presente nella realtà si cela dietro le apparenze. Il messaggio artistico diviene quindi uno stimolo, quasi una provocazione diretta alla curiosità dell’osservatore, chiamato a soffermarsi e a riflettere oltre ciò che egli considera ovvio.
Filippi però non si ferma qui. Nonostante lo scopo sia sempre stimolare chi osserva, catapultandolo in realtà più profonde, pensa allo sviluppo di nuove modalità. E così si cimenta anche in lavori di design, nella creazione di oggetti d’arredo ed artistici, ottenuti con il riuso di materiali ormai destinati al macero, come legno, ferro, vetro e plastica. In questo senso diventa ambasciatore di un messaggio critico nei confronti di una società consumistica, dove tutto ha una vita troppo breve e si dimentica che la gran parte di quello che usiamo è recuperabile, torna cioè a riavere una propria dignità nella vita delle persone.
Variano le modalità ma il “dentro/fuori” sopracitato non perde mai centralità. Attraverso le sue opere l’osservatore diventa spettatore di sé stesso. Si tratta di un meccanismo simile a quello onirico dove spesso l’inconscio trova un terreno più fertile per emergere, proprio perché ci si guarda da fuori, dall’esterno. Forse Filippi mira a creare un’esperienza che somiglia a una sorta di “sogno consapevole”, grazie alla quale il soggetto ha la possibilità di intravedere alcune sfumature della realtà di cui è ignaro.