Era l’uomo a “portare il pane a casa” e la donna ad occuparsi della casa e dei figli. Quest’ultima poi ha iniziato ad acquisire indipendenza, a lavorare, ma comunque ha continuato ad occuparsi della casa e dei figli. Oggi, la donna lavora e da il suo contributo in casa così come lo fa anche l’uomo, ma siamo sicuri che non ci siano differenze tra i due sessi in ambito lavorativo?
Le differenze di genere,purtroppo, continuano ad esserci fuori e dentro l’ambiente di lavoro, nonostante non ci sia un motivo preciso per penalizzare una donna lavoratrice.
La OD&M Consulting, una società che si occupa della gestione delle risorse umane, ha condotto uno studio su 400mila lavoratori in Italia, evidenziando nel primo semestre del 2016 il gap di retribuzione tra un lavoratore uomo e un lavoratore donna: 13.300 euro di differenza in busta paga fra uomini e donne dirigenti, 4.800 euro per i dipendenti con ruoli importanti, 2.800 per gli impiegati e 2.500 per gli operai. Dati al quanto allarmanti dato che non si tratta solo di lavori dove la forza fisica è primaria, quindi per quale motivo una donna dovrebbe percepire di meno di un uomo? Un motivo semplice c’è, cioè il gentil sesso osa chiedere di meno, nonostante sia molto più dedita al lavoro. Da considerare poi anche il lavoro che non le viene pagato proprio per niente, ovvero quello relativo alla gestione della casa, dei figli, e perchè no, anche del marito.
Secondo un’altra ricerca stilata dal World Economic Forum, la donna lavora 39 giorni in più all’anno rispetto ad un collega uomo, mediamente 47 minuti in più al giorno.
In Italia purtroppo il numero di donne lavoratrici è sceso da un anno all’altro, nel 2015 se ne registrava il 60% , sceso al 47% l’anno successivo. Ed è per questo che il nostro paese si posiziona all’86esimo posto nella classifica mondiale per quanto riguarda la percentuale di donne assunte.
Ovviamente le differenze non le troviamo solo in busta paga. La donna è comunque considerata meno autoritaria, spesso è presa sotto gamba, non ritenuta all’altezza del ruolo che ricopre e per guesto discriminata. A tal proposito, quasi per gioco è nato un esperimento che fa capire quanto sia difficile per una donna ottenere il rispetto che le è dovuto
I protagonisti sono Martin Schneider e Nicole Hallberg, ora copywriter,ma all’epoca impiegati. Martin ha sempre saputo di essere rispettato dai colleghi e dal suo capo, ma ha anche sempre saputo che questo rispetto non era nutrito nei confronti della collega Nicole. Il loro capo spesso la riteneva inadeguata e poco preparata sul lavoro, senza sottrarsi a battute squallide e sessiste. Un giorno Martin inizia a ricevere risposte scortesi da un cliente via email, accorgendosi solo dopo che stava rispondendo dall’account di Nicole. Decide così di diventare Nicole per una settimana lavorando con il suo nome. Non può fare a meno di constatare come il comportamento di clienti sempre gentili con lui, era cambiato nei confronti di Nicole, probabilmente perchè donna. Le risposte dei clienti erano arrogati, poco rispettose, qualsiasi cosa Nicole (cioè Martin) proponeva veniva immediatamente criticata, “alcuni mi hanno chiesto di uscire e se ero single” dichiara Martin.
L’esperimento è stato sicuramente molto forte, intanto Nicole ha avuto la settimana più produttiva di sempre prendendo il posto di Martin, riscontrando risposte molto più gentili e clienti più disponibili, Martin ha veramente capito quanto può essere difficile lavorare per una donna, definendolo “un inferno”. Purtroppo il loro capo, non ha creduto alla loro storia e non ha fatto niente per fermare questa dinamica nella sua azienda, costringendo i due ragazzi a licenziarsi.
Ovviamente nessuno aveva bisogno di conoscere questo esperimento per capire quanto possa essere complicato per una donna affermarsi nel mondo del lavoro, e soprattutto quanto possa essere difficile essere rispettata. Può portare però a riflettere sul fatto che nel 2017 c’è ancora un sesso che vince sull’altro, senza nessun apparente motivo.
Fabiana Roccio