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Displacement, Banishment and Gray Spacing

Displacement

Displacement

      Intervista a Oren Yiftachel

Con il termine DISPLACEMENT si vuole indicare il distanziamento dalla corrente o dalla futura possibilità di avere pieni diritti all’interno della città. Così, quelle aree che non vengono designate alla costruzione di nessun edificio o che non hanno una legislazione adeguata sono dette “aree grigie“, dove chi è soggetto a questo distanziamento vive in modalità diverse da quelle accettate dalla società.

Displacement, Banishment and gray spacing. Peripheries, Camps, Informality“, questo il nome della conferenza organizzata dal Dipartimento di Architettura dell’Università La Sapienza di Roma venerdì 2 febbraio.

La Professoressa Daniela De Leo, autrice di numerosi saggi su riviste e volumi, nazionali e internazionali, ha introdotto l’incontro con un lungo intervento sulla pianificazione urbanistica e sulle nuove problematiche che sta sostenendo. La conclusione di questo intervento ha lasciato la parola al Professor Oren Yiftachel, non prima di aver terminato con un concetto chiave dell’evento: “insegnare per far diventare il mondo un posto migliore”.

Il professore, geografo politico e autore di diversi libri sul GREY SPACING e sul fenomeno di DISPLACEMENT, ha ripreso il concetto per collegarsi alla prospettiva secondo la quale chi si occupa di pianificare le città deve guardare al mondo e comportarsi. La prospettiva sudorientale è quella più simile a quella normativa che secondo il professore si dovrebbe adottare. Questo modo di vedere il mondo, a differenza delle altre prospettive, porta alla luce diverse forze che si oppongono e si muovono in continuazione. Seguendo la prospettiva normativa, invece, si costruirebbero “Città Giuste“, che darebbero a tutti la possibilità di ottenere i diritti del cittadino.

Proprio di cittadinanza si è occupata la seconda parte dell’intervento del professore. Yiftachel sostiene infatti che il concetto di citizienship è ormai desueto ed andrebbe cambiato con quello di metrozenship. Nella nuova identità andrebbero ad aggiungersi, oltre ai cittadini, tutte le persone che vivono e si trovano nella città, riuscendo così ad ottenere i diritti che, sebbene facenti parte di un agglomerato cittadino, non riuscirebbero a raggiungere in altro modo.

Tre studentesse, Giada Leone, Marika Milano e Sofia Moriconi, hanno poi presentato i loro contributi sulle periferie, sui campi e sulle aree informali, ovvero quelle aree grigie dove non vi è legislazione. Ognuna di loro ha studiato una località, seguendola nei suoi lati meno segnati dalla mano del governo. Hanno discusso di come si comportano questi luoghi e i loro abitanti, di come le abitazioni da temporanee diventano gradualmente stabili e di come senza un governo si creino dei centri di aggregazione spontanei e persino delle forme di commercio.

Nella parte designata al commento si è discusso soprattutto di come le norme di oggi siano basate su regole ormai vecchie e di come le O.N.G. siano in parte responsabili delle situazioni di diversi paesi in via di sviluppo.

I futuri architetti dovranno quindi occuparsi di costruire città che possano essere stabili sul lungo tempo e che possano supportare le grandi migrazioni. Allo stesso tempo le città dovranno essere accessibili e garantire automaticamente i diritti ai loro abitanti senza che si creino aree grigie o intere parti della popolazione senza diritti.

Federico Saccoccio