Martedì 6 giugno, nella sede del Coris dell’Università La Sapienza di Roma, si è svolto un incontro – seminario che ha visto come argomento centrale quello dei conflitti all’interno delle scuole. L’evento ha avuto inizio alle ore 15.30 e ad aprire le danze è stata la voce di Antonietta Censi, Direttore del Master in Mediazione Sociale e Conciliazione, del Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche (DiSSE).
A spiegare il contenuto dell’incontro sono state Valeria Fabretti e Alessia Pozzi, anche loro del Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche, che hanno portato avanti una ricerca intitolata “Diversità e conflitto in ambito scolastico. Quale spazio per la mediazione?”. Il progetto, svolto all’interno di tre istituti superiori di secondo livello sul territorio romano, è stato illustrato in una sintesi:
“Quello che ci siamo chiesti è stato di andare a vedere a monte del concetto di mediazione e capire cosa fosse più appropriato. Come vanno gestite le differenze all’interno delle scuole, e quali sono i conflitti più frequenti. La ricerca è più che altro esplorativa, sno stati creati dei focus group che hanno lavorato da settembre a dicembre nelle scuole. Sono state selezionate queste tre scuole in base a un test che è stato fatto (tra le oltre 100 scuole di Roma), che prendeva in considerazione tre criteri: la tipologia(liceo e istituto tecnico), il luogo (più centrale e più periferica), i progetti svolti nelle scuole, e ovviamente la loro disponibilità. Le scuole si sono rivelate disponibili e partecipative. Abbiamo proceduto fissando prima degli appuntamenti con dei professori che ci hanno raccontato la loro esperienza personale e i vari progetti che avevano seguito negli anni. Ciò che è emerso è una riflessione e testimonianza della realtà delle cose. ”
E ancora, proseguendo nella descrizione dello studio eseguito, si passa a descrivere quello che è emerso, le varie esperienze che gli insegnanti raccontano, che sono utili e fondamentali per un’analisi approfondita del problema dei conflitti scolastici:
“Un aspetto emerso fortemente sia negli insegnanti che nei focus group è che ci sono vari fattori che mettono in difficoltà i professori nel fare il loro mestiere. Abbiamo deciso di fare l’analisi al netto di tutti questi aspetti, che meriterebbero però di essere approfonditi. I docenti di fronte alla vecchia e alla nuova diversità: un’analisi di questo genere mette alla prova l’identità scolastica (che scuola siamo?)”.
A questo interessante incontro sono intervenuti anche Leonardo Carocci – Responsabile di progetti di mediazione sociale a Roma, Monica Pasquino – Presidente Associazione Scosse e Francesca Farruggia – Segretario generale Archivio Disarmo. Questi ultimi, che lavorano attivamente nell’ambito di cui sopra, hanno raccontato esperienze reali, e hanno illustrato i dati di alcuni sondaggi eseguiti sui ragazzi. Quello che emerge è che c’è molta attenzione all’aspetto della didattica, ma la riflessione è meno attenta su quelle che sono le modalità relazionali ed educative, cosa negativa perché gli studenti ne hanno fortemente bisogno. Sussiste un’ambiguità nella rappresentazione del conflitto, che rimane un oggetto non del tutto chiaro, ma che sicuramente ha il suo nodo nel rapporto tra studenti e insegnanti, e tra insegnanti e dirigenza.
“I docenti si sentono portati nel conflitto loro malgrado, attraverso il disinteresse degli studenti e i conflitti con la dirigenza.”
La ricerca verrà pubblicata e si potrebbe già pensare a un saggio a più voci, ma questo è ancora unprogetto in fase di progettazione.