Scritto, diretto e interpretato da Patrizia Schiavo, “Donne senza censura” è uno spettacolo ispirato a tutto ciò che ha significato qualcosa.
Nato nel 2013, ad oggi la sua forza è stata la capacità di rimanere di un’attualità sconcertante. Svelando i lati oscuri del mondo dello spettacolo, attraverso un racconto metateatrale, vengono trattati dei temi che recentemente sono sulla bocca di tutti.
Le ultime tre repliche teatrali dell’anno sono in programma in questi giorni. Dal 1° al 3 dicembre infatti, alle ore 21 di venerdì e sabato o alle ore 18 di domenica, saranno ospitate dal Centro di formazione e ricerca Teatrocittà di Roma. Degli appuntamenti imperdibili per chi voglia riflettere sulla contemporaneità.
Secondo Chiara di Pietro Saltinaria, “Donne senza censura” abbatte il muro del silenzio, delle ipocrisie e del perbenismo di una società che vuole le donne solo a determinate condizioni. Prima di tutto questo è uno spettacolo di protesta, di rivendicazioni.
La storia ci viene raccontata direttamente dalla protagonista Patrizia Schiavo, che interpreta Letizia Servo, una donna d’arte intenta nel ripercorrere la sua vita nel teatro, tra verità e menzogne, soffermandosi sull’incontro con Carmelo Bene. Con toni tra il provocatorio e il malinconico, espone la propria identità multipla e il conflitto con se stessa e con la società, con l’essere e il dover essere. Dialoga ora con il pubblico, con un’intervistatrice, con una voce off, fino a parlare direttamente con le parti più recondite del suo io. Racconta di donne grasse e insoddisfatte, di viagra, di amanti ridicoli, improbabili e di storie piccanti con personaggi imbarazzanti.
Come afferma Franco Cordelli de Il Corriere della sera, Patrizia Schiavo rivela a se stessa tutto il suo talento con una varietà di toni e ritmi, una quantità di umorismo ed ironia e una tale vitalità da augurarle una fortuna maggiore tra il pubblico di quella che abbia finora ottenuto.
Altre due attrici dominano però la scena: Silvia Grassi e Sara Nicolucci. Nei panni di due personaggi femminili scabrosi e affascinanti, passano in rassegna i loro fallimenti amorosi mentre si preparano ad un tanto atteso incontro. Sono senza censura, estranee ad ogni tipo di moralismo e vittimismo. E così il racconto diventa ribellione linguistica.
Oltre al pubblico anche la critica ha apprezzato molto. Simone Nebbia ha dichiarato con entusiasmo che il teatro finalmente è tornato ad essere spazio di verità, un luogo dove ci si ricorda che per mostrare o fare bisogna innanzitutto essere. Manuela Camponovo ha esaltato Patrizia Schiavo per aver provocato la riflessione sull’uomo e in particolare sulla svilita e svilente contemporaneità, mentre altri evidenziano la sua capacità di essere tante donne diverse. Certo è, per concordare con Giorgio Thoeni, che l’attrice si è rimessa in gioco con onestà e generosità teatrale.
Elisabetta Orfanelli