ROMA – Una delle più vecchie sedi della più grande università d’Europa ha ospitato, nel pomeriggio di mercoledì 7 febbraio, il terzo incontro sulla storia di uno dei popoli più amati dell’antichità, quella dell’antico Egitto. Il professore Sergio Pernigotti, illustre egittologo italiano, è stato presentato come una persona a cui non servono presentazioni, tale la fama di cui gode in ambito accademico, unico che nel suo campo che si sia anche avvalso dell’aiuto di archeologi. Il professore è stato inoltre elogiato e ringraziato per aver donato la sua intera biblioteca al dipartimento di storia, culture, religioni de La Sapienza.
IL PROFESSORE – A questo punto il palco è stato interamente lasciato al professore Pernigotti che con grande personalità e capacità di intrattenere ci ha tenuto a raccontare il motivo della sua generosa scelta. “Non volevo disperdere la mia biblioteca visto che mio figlio si occupa di tutt’altro – ha precisato -. Mio zio lavorava con Benedetto Croce a Napoli. Lo studioso aveva una grande biblioteca che ha lasciato alla sua città, ma quando io ho cercato i testi ho scoperto che erano tutti sul pavimento di una vecchia soffitta. Perciò mi sono imposto di decidere io a chi destinare quella che chiamo piccola biblioteca di lavoro“. Pernigotti ha poi raccontato un po’ di sé, del suo amore per l’Egitto e di quando, ancora ragazzo, era costretto a spostarsi da Pisa a Roma per consultare testi che non poteva reperire presso l’università toscana. “Proprio in memoria di quei giorni romani – racconta -, ho deciso di donare a studenti, come lo ero io, questi testi a cui sono molto affezionato. È stata una decisione su cui ho riflettuto molto, ma non me ne pento. Gli studiosi sanno dove cercare, gli studenti li ho voluti aiutare io“.
“IL LIBRETTO” – “Dalla ‘riforma’ di Akhenaton al ‘golpe’ di Horemheb“, questo il nome del lavoro del professore Pernigotti da lui definito un “libretto“, non certo per la qualità dell’opera quanto per la quantità di pagine. Il testo si divide in due capitoli, il primo tratta la storia di Akhenaton, il secondo il “golpe” di Horemheb. “Queste poche pagine forse diventeranno un libro che non so ancora come chiamerò”, poi il racconto prosegue ed ecco che “Profeta disarmato dell’antico Egitto” viene rivelato come possibile titolo. Il professore si è dilungato nel condividerne alcuni passi intervallando la lettura con battute di spirito e pillole autobiografiche riguardanti i motivi che lo hanno portato a trattare la figura del faraone Akhenaton. “Tutto è nato dalla lettura di un saggio di un noto egittologo. Il testo era in francese, ma mi ha colpito tanto notare come poca letteratura ci fosse in merito a una figura tanto enigmatica. Poi ho letto un passo de Il principe di Macchiavelli e ho capito come la figura del profeta disarmato ben descrivesse il profilo di questo imperatore“. Il sovrano in questione, infatti, non incarnava il tipico condottiero che porta il proprio Paese a dominare sugli altri e lo rende grande in quanti più modi possibili. Di lui resterà ben poco dopo la sua morte se non il ricordo di un uomo che provò a trasformare una delle civiltà politeiste per eccellenza in monoteista. I risultati furono disastrosi e gli egizi tornarono ben presto ai loro amati dei.
L’INCONTRO – Docenti e studenti, una platea variegata quella che ha assistito all’incontro, ma a colpire non è stata tanto la maestria col quale è stato condotto quanto la riverenza e gli occhi illuminati dei presenti nel sentire parlare uno dei mostri sacri degli studi sull’Egitto.