Elisa Mishto torna di nuovo alla Festa del Cinema di Roma, precisamente tre anni dopo la presentazione del suo lungometraggio “Stay Still”. Ospite della sezione Panorama all’interno delle rassegna “Alice nella Città”, la regista ha presentato in anteprima, insieme ad Alexander Powelz, il suo ultimo cortometraggio: il documentario musicale intitolato “Moderat: The Last Days”.
L’opera racconta dall’interno gli ultimi giorni della band elettronica capitanata da Sascha Ring (in arte Apparat, compagno della regista) prima dell’hiatus seguito dopo il loro ultimo concerto a Berlino nel 2017 che ha portato il trio al ritiro dalle scene. Almeno fino alla recente pubblicazione di More D4t4, l’ultima fatica del super gruppo nato dalla fusione a freddo tra i Modeselektor e Apparat. Il cortometraggio è nato dall’idea di riprendere con dei registratori a nastro alcune conversazioni intime dei tre musicisti, isolati gli uni dagli altri in differenti stanze d’hotel. La regista chiede loro di aprirsi emotivamente, raccontando cosa pensino dei loro compagni e del loro carattere dopo due lunghi anni di tour mondiale e oltre quindici anni di carriera assieme. Il risultato è un ritratto intimo della band composta da Sascha Ring, Gernot Bronsert e Sebastian Szary, fotografata in un momento cruciale carico di insicurezza e incertezza verso il futuro. La regista e Powelz si servono di una regia sobria e minimale, che ben si sposa con il bianco e nero espressionista che inquadra le riprese frontali dei tre musicisti, immortalati in un’enigmatica foresta. Interessante la soluzione formale che fa corrispondere all’incedere della voce narrante fuori campo il progressivo svelarsi di un inquadratura frontale di ognuno dei tre membri della band, quasi come se i loro volti emergessero da una coltre di nebbia. Ai momenti più introspettivi la filmmaker giustappone riprese a colori di esibizioni live del gruppo in cui si stagliano le energetiche esibizioni dei celebri brani A New Error e Intruder. L’intuizione di far confidare i membri del collettivo davanti a un registratore portatile ha permesso di farli aprire emotivamente man mano che le loro confessioni vanno avanti, mettendo perfettamente in risalto la diversità delle nature dei loro caratteri. Il risultato complessivo, in conclusione, è un piacevole quanto atipico biopic musicale dalla durata di appena venti minuti.
Dopo la proiezione del breve cortometraggio la regista e Alexander Powelz si sono concessi per una breve intervista, nella quale, tra le altre cose, è emerso che la regista ha collaborato con Apparat alla scrittura dei testi del quarto album della band, spostando il focus delle liriche verso tematiche più politiche e sociali, deviando dallo stile introspettivo che caratterizza la penna di Sascha nei suoi lavori da solista e nei primi tre album dei Moderat. Inoltre, la regista ha affermato che l’opera è nata attorno al nucleo delle tre canzoni contenute nel corto, congiuntamente con l’intuizione di catturare le riflessioni dei tre musicisti su nastro e non con una videocamera, così da poterli mettere maggiormente a proprio agio.