Venerdì 19 maggio, presso la Facoltà di Lettere, al Dipartimento di Studi europei, si è tenuta la giornata conclusiva del seminario “Sguardi Sulle Differenze”, organizzato dal Laboratorio di studi femministi. “Eros, sessualità e desiderio” è il nome dell’incontro. Provocatorio, ho pensato. Ero curioso. La curiosità mi ha accompagnato fin dentro l’aula Seminario, al terzo piano dell’edificio. Come si affronta il tema dell’eros in un’aula universitaria?
Non posso quindi negare di essere rimasto un po’ deluso quando Rita Debora Toti, docente di letteratura e moderatrice, ha fatto la sua introduzione: l’incontro, ci spiega, fa parte del più ampio ciclo “A proposito di sesso. Saperi e desiderio dei nostri tempi”. Ci spiega la genesi della causa femminista negli anni ’70. In un attimo i miei sogni si infrangono e trovo risposta alla domanda iniziale: non si parla di eros e sessualità in un’aula universitaria. L’ennesima apologia del femminismo. L’insofferenza si fa strada trainata dal pregiudizio. Sono bastati dieci minuti e le mie superficiali aspettative sono state deluse.
Poi invece, uno spiraglio di luce.
Prende la parola la professoressa Sapegno, docente di Letteratura Italiana. “Il femminismo è riuscito a costruire un discorso sulla sessualità femminile? Se si, questo tema è riuscito a progredire rispetto alle tematiche degli anni ’70? L’emancipazione raggiunta è una nuova faccia del vecchio? Può darsi che l’arrogante modello “bad girl” sia l’unico esito possibile dei tentativi di emancipazione?”
Sono confuso, ma incuriosito. Vuol dire che la conferenza è ben strutturata. Sono impegnato a soffocare gli stereotipi antifemministi che emergono dai meandri del mio animo: queste domande non hanno nulla a che vedere col sesso e con l’eros, sono questioni filosofiche inerenti ad un movimento politico, culturale e sociale. Ma la realtà, come una scure, non tarda ad abbattersi sull’ennesimo pregiudizio.
Prende la parola Fabrizia Giuliani, docente di Filosofia del Linguaggio. L’eros è un linguaggio. Come si rappresenta? Foucault ha bussato alla porta della conferenza e io ho un debole per il costruttivismo. Il linguaggio delle donne, continua, non è sempre esistito. Sono riuscite ad accedere al linguaggio solo molto recentemente. Al centro della riflessione di Fabrizia Giuliani c’è il rapporto tra linguaggio e corpo. Il discorso femminista è nato quando la donna ha rivendicato di poter disporre del proprio corpo. In questo modo, però, lo ha reso un oggetto. Il dibattito femminista rende attuale un problema che non riguarda solo il femminismo: la perdita di legame tra corpo e mente. Il corpo della donna nella sua infinita sensualità, ad oggi, è ovunque. Allora perché molte donne sentono di non essere presenti a livello sociale. È un problema di rappresentazione: la donna non riesce a rappresentarsi, viene rappresentata. Per uscire da questo meccanismo l’unico modo è l’accettazione di sé. Ora si parla di corpo. Ora si parla di sessualità. Ecco come si affronta un tema del genere in un’aula universitaria. L’intervento della professoressa mi colpisce. Decido di intervistarla.
È il momento del contributo di una psicanalista, la dottoressa Cristina Sarno. Difende la psicanalisi dall’accusa di tradimento che il femminismo, con Carla Lanzi, ha mosso alla teoria freudiana. L’eros è un principio ordinatore e la psicanalisi prima di tutti ha colto l’importanza dell’albergare di questo istinto nell’inconscio della donna. La repressione sociale dell’eros ha causato una delle più grandi malattie che hanno riguardato l’universo femminile tra ‘800 e ‘900, l’isterismo. Malattia che oggi non si limita a colpire la donna. La psicanalisi attualizza l’istinto sessuale, lo porta a livello cosciente. Lavora sull’accettazione di esso da parte del paziente.
L’intervento successivo è di una docente di Storia dell’arte contemporanea, la professoressa Carla Subrizi. Il corpo torna prepotentemente protagonista del seminario attraverso le opere del comunardo Gustave Courbet e di Carol Rama. Il primo dipinge corpi femminili nudi. I modelli sono scelti per le imperfezioni che li connotano. Non sono sensuali, ma pieni di difetti. Accettazione di sé, penso. Sono reali. Stridono con le immagini stereotipate del corpo femminile a cui si è abituati. L’artista fu censurato. La rappresentazione che si ha del corpo femminile è una perfezione costruita su un ideale fisso e immobile di bellezza angelica.
Carol Rama è un altro caso di come la censura sia intervenuta nella storia dell’arte. La professoressa ci mostra “Dorina”. La protagonista dell’opera ha la lingua rossa e a punta come quella di un serpente. È la lingua della donna che ha il diritto di parlare.
La storia della rappresentazione del corpo femminile continua con la professoressa Serena Sapegno che riprende la parola per contestualizzare l’eros e la letteratura nella modernità. Partendo dal contesto illuminista ripercorre alcune opere per svelare la figura della donna a partire dal ‘700, momento in cui la relazione sessuale diventa il modello di tutte le relazioni di potere. Partendo da Madame de la Fayette, passando per “Pamela, o la virtù premiata” di Richardson, riesco a ripercorrere i momenti in cui la donna comincia a rappresentarsi o viene rappresentata.
Ne esco frastornato, ma arricchito. Il femminismo è un argomento delicato. Stracolmo di luoghi comuni. È una pretesa di uguaglianza? Io non credo. Credo che, alla luce del dibattito attuale, possiamo considerarla come una richiesta di accettazione dell’alterità. Una richiesta che parte dalla donna stessa e spacca a metà i pregiudizi sociali. Donna e uomo non sono uguali. Gli uomini, tutti, non sono uguali. Ognuno è chiamato a ricomporre il dualismo tra mente e corpo e conoscere sé stesso. Solo così potremo essere in grado di accettare, rispettare e amare le particolarità dell’altro. Il femminismo, nel più ampio cammino verso l’accettazione dell’alterità, sta dando un contributo fondamentale alla riflessione su questo tema. La crisi dei rapporti è una crisi più generale dell’individuo. Non riuscire ad accettare gli altri per le imperfezioni. Forse sto esagerando. Forse questa conferenza mi ha solo permesso di riflettere su un tema attuale e di difficile comprensione. Forse il femminismo è l’ennesimo segnale di una crisi profonda che riguarda un po’ tutti: l’uomo non si conosce e, inevitabilmente, non riesce a conoscere l’altro. Ecco cosa serve parlare di eros e sessualità in un’aula universitaria.
Simone Di Gregorio
Le foto dell’incontro