Lunedì 20 novembre ha avuto luogo, presso la Sala del Cenacolo alla Camera dei deputati, il convegno “Eros&disabilità: oltre muri e pregiudizi”, organizzato dall’associazione culturale studentesca Future is now. Un dibattito, più che un incontro, volto a sottolineare il tema dell’assistenza psicologico-sessuale alle persone con disabilità: un tabù in Italia, come dimostrato dai disegni di legge presentati alle rispettive camere e neppure calendarizzati, dimostrazione e testimonianza della noncuranza politica su una tematica umanamente rilevante.
A prendere la parola è subito Sergio Lo Giudice, il senatore che nell’aprile del 2014 ha presentato il disegno di legge sull’argomento. Un disegno che nasce dalla necessità di definire sul piano legislativo di cosa si parla quando si fa riferimento alla figura dell’assistente sociale per persone disabili: bisogna definire i contorni di un ruolo sociale che nulla ha a che vedere con la prostituzione. Una figura professionalmente formata che sa di dover avere a che fare con il variegato ventaglio di esigenze che hanno persone affette da disabilità, e che quindi deve avere delle competenze sul piano sociale, psicologico e della conoscenza di questo universo particolare. A questo professionista viene richiesto di accompagnare la persona affetta da disabilità nell’acquisizione di una vita sessuale libera, autonoma. “Tecnicamente, il disegno di legge è molto semplice”- dice Lo Giudice- ” si compone di un solo articolo e prevede che il Ministero della salute mandi delle linee guida e che le regioni (tranne le province autonome di Trento e Bolzano) attivino dei percorsi volti alla formazione di figure da mettere a disposizione delle famiglie”. L’obiettivo è quello di togliere dall’ombra tutto ciò che riguarda la sessualità e consegnarlo alla sfera del benessere psicofisico della persona. Un risultato che si può conseguire soltanto attraverso una corposa mobilitazione sociale al riguardo.
A proseguire, sulla stessa linea tracciata da Lo Giudice è l’onorevole Ileana Argentin, prima firmataria della proposta di legge alla Camera, la quale sostiene che la sessualità sia un diritto dovuto. La figura dell’ assistente sessuale permette al soggetto disabile di conoscere se stesso e può portare all’abbandono del consolidato mito dell’eterno ragazzo, favorendo un avvicinamento sul piano dell’uguaglianza e dell’integrazione sociale.
L’ intervento della deputata Laura Coccia si scaglia invece contro i pregiudizi sociali: si devono superare queste barriere ideologiche. Il riferimento è anche al concetto di consenso: molti politici non sostengono la loro lotta perché considerano le eventuali ripercussioni che potrebbero esserci sull’opinione pubblica. La conferenza è vista come l’inizio di un percorso finalizzato al raggiungimento dell’uguaglianza in tutte le sue sfaccettature.
Per don Andrea Bonsignori la sconfitta sta già nel fatto che si debba discutere a livello legislativo della questione: nel momento in cui viene a crearsi il bisogno di legiferare, a decadere è la stessa sostanza dell’uguaglianza intesa come valore. Le sue parole sottolineano la mancanza di una cultura a 360 gradi nella società attuale: è indubbiamente importante discutere, ma bisogna comprendere se la società di oggi sia matura per affrontare un discorso del genere e superare barriere mentali ormai consolidate.
Bruno Galvani, presidente della fondazione Sosteniamoli subito di ANMIL, affermando che già in passato si sia parlato del tema, fa riferimento alla sostanziale immaturità della società contemporanea, evidentemente non pronta ad affrontare questo tabù. La sua chiusura, in tono amaro, parafrasa il precedente intervento di don Bonsignori e si rivolge alla “necessità” di dar vita ad una legge per il raggiungimento dell’uguaglianza.
Ad analizzare il piano scientifico della questione è poi il dottor Fabrizio Quattrini, presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica, citato a più riprese come uno dei principali artefici della proposta di legge. Per lui è sbagliato anche parlare di assistente sociale, poiché ciò comporterebbe un avvicinamento alle altre realtà europee, dove questa figura è strettamente legata alla prostituzione. Proprio in relazione a questo, la persona formata dovrà essere umanamente capace di portare il disabile alla consapevolezza di sé, fermandosi al limite dell’atto sessuale, dietro al quale c’è un mondo da scoprire, da analizzare e nel quale entra in gioco l’affettività.
La prospettiva giuridica viene poi presa in considerazione dai giuristi Claudio Miglio e Lorenzo Simonetti. Per il primo, la Costituzione dovrebbe garantire i diritti della personalità ed è paradossale già il fatto che serva una legge per sviluppare la sessualità umana. C’è un importante sostrato etico con il quale bisogna fare i conti: il paradosso nasce dal fatto che il diritto alla sessualità si sovrapponga al problema della prostituzione, senza il quale la questione nemmeno si porrebbe. Per Simonetti invece, si può creare una legge che contiene intrinsecamente un problema di morale soltanto intervenendo sulla stessa morale e dunque sul fondamento culturale della stessa società.
A chiudere il convegno è infine il dottor Grillo, presidente dell’Associazione Italiana Persone Down, che evidenzia soprattutto l’importanza del raggiungimento dell’autonomia per le persone diversamente abili. Rispetto ai decenni passati, la disabilità è oggi intesa diversamente: c’è sicuramente una sensibilità maggiore, ma non basta. Per arrivare alla totale integrazione nella comunità, c’è il bisogno di uno sviluppo della personalità nella sua totalità e l’ambito della sessualità è fondamentale.
Un convegno ricco di spunti interessanti, che ha sollevato un problema di rilievo e lo ha analizzato secondo diversi punti di vista, cercando di offrire, in attesa di sviluppi politici e attraverso varie voci, soluzioni ed idee concrete.
Michele Antonelli
(intervista a cura di Federica Tuseo)