Il ciclo dei seminari di Letteratura greca “Luigi Enrico Rossi”, che quest’anno sono dedicati a Sofocle, prosegue con due nuovi approfondimenti.

14 marzo 2024, Università Sapienza. Sofocle versus Euripide.

Due le relazioni discusse questa settimana: il modo in cui Sofocle rappresenta l’ethos dei suoi personaggi in confronto con Euripide (intervento di Maurizio Sonnino) e la presenza di Sofocle nella commedia antica (intervento di Andrea Marcucci). Aristotele che nella Poetica definì Euripide come “il più tragico di tutti i poeti”, sapeva bene che l’abilità del tragediografo si limitava alla trama, alla struttura del racconto, al plot diremmo in inglese, il mythos in greco: il rapporto causa-effetto tra gli eventi rappresentati. Sono le azioni della vita, che anche nel lessico scadono quasi nella caratterizzazione quotidiana, allontanandosi dai topoi del dramma della tradizione sofoclea. Quelle di Euripide sono le storie ideali, metro di giudizio per le altre tragedie (per Aristotele “l’Edipo Re” diventa la migliore su tutte) , tuttavia gran parte degli autori, suoi contemporanei e successivi gli riconoscono, a partire da Dionigi di Alicarnasso, paradossi di realismo, un senso di comune aleggia sui personaggio che quasi li dissacra. Emerge l’umanità: l’ansia, la sofferenza, la fragilità, le contraddizioni. Basti pensare a “Medea”, “Le Troiane”, “Le Baccanti”. Quest’umanità supera quantitamente il pathos e le indagini psicologiche condotte nelle proprie opere da Sofocle che lascia i personaggi travolti da una lotta perenne col destino, sebbene con maggiore cura e finezza nel linguaggio e nello stile. Nella seconda parte del pomeriggio si è invece portata l’attenzione sugli aspetti biografici e il contesto storico nel quale sono vissuti i due autori, per la tradizione morti lo stesso anno (406 a.C.) a poca distanza l’uno dall’altro, segnando la fine di una gloriosa epopea d’arte che sembrò coincidere con il fato stesso della città di Atene, logorata dalla Guerra del Peloponneso. Situazione che Aristofane porterà in scena ne “Le Rane“, tuttavia evidenziando proprio il lato buffonesco di Euripide nel rappresentare con enfasi popolana, grandi personaggi tragici.