Mercoledì 21 luglio si è svolto il webinar organizzato da Progeu (Progress in European Union) dedicato a Europa Creativa: il programma dell’Unione Europea mirato allo sviluppo culturale.
Senza dubbio la pandemia ha portato dure conseguenze nello scenario culturale, causando ripercussioni in tutti i settori coinvolti. La Commissione culturale in questi mesi, però, non ha voluto demordere, anzi, ha deciso di reinventarsi e mettere il piede sull’acceleratore, lavorando senza sosta su nuovi piani strategici.
Lo scenario non era dei migliori: il dramma delle produzioni ferme, i festival, i concerti e gli spettacoli bloccati, i cinema chiusi erano la realtà con la quale tutti i governi nazionali dovevano confrontarsi.
Per rispondere a ciò, tra le iniziative portate avanti dall’Unione Europea abbiamo i Next Generation EU (pacchetto per la ripresa dalla Covid-19) e i successivi PNR (Piani Nazionali di Rinascita). Piani che adottano e puntano a diversi obiettivi, incentrati su quattro pilastri: la cultura, l’innovazione tecnologica, la transizione ecologica e la conoscenza.
«I giovani sono sicuramente al centro di tutte le iniziative europee e di Europa Creativa, infatti, si punta sull’istruzione e la formazione», afferma Massimiliano Smeriglio, europarlamentare e relatore per il programma Europa Creativa 2021 – 2027 presso la Commissione per la cultura e l’istruzione (CULT) del Parlamento europeo.
Nello scenario italiano, la Regione Lazio ha aderito ai piani di reinvenzione, usufruendo del fondo sociale europeo per il diritto allo studio e all’attuazione di politiche di co-watching, di ricerca e di orientamento e in questo La Sapienza ha assunto un ruolo centrale: sono molte le iniziative portate avanti dall’Università che con il tempo hanno fatto in modo che avesse – nello scenario europeo – un ruolo partecipativo ai piani di sviluppo e rinascita.
Infatti, L’Università di Roma La Sapienza è stata promotrice e co-partener del DTC (Distretto Tecnologico Beni e Attività Culturali): ossia il centro di eccellenza che ha come obiettivo l’aggregazione e l’integrazione di competenze tecnologiche applicabili a diversi ambiti culturali, col fine di valorizzare, conservare e promuovere il patrimonio storico- artistico e culturale della regione Lazio. Nato dalla collaborazione e il supporto tra la Regione Lazio, il MIUR e MIBACT è «diventato ormai un punto di riferimento anche a Bruxelles».
Tanti sono i progetti portati avanti di cui Europa Creativa si fa portatrice. L’Europa punta sempre di più sull’istruzione e la formazione dei giovani, incentivando anche esperienze lavorative e di studio all’estero, atte a garantire la crescita di ogni singolo individuo, sia a livello sociale-culturale sia formativo-conoscitivo.
Nell’ultimo anno l’Europa ha aumentato gli incentivi non solo per Next Generation, ma anche per Erasmus Plus – arrivando a 25 miliardi di euro per il prossimo settennato –, il corpo europeo di solidarietà – che si occupa di associazionismo e volontariato giovanile – e Europa Creativa – risorse aumentate intorno ai 2 miliardi e mezzo –: «programma unico, sicuramente un vanto ma non un vantaggio perché è difficile far rientrare tutto in questo budget», sottolinea Smeriglio.
Europa Creativa deve «fare sistema con altri programmi come Horizon, dentro il quale sono previste delle cluster per le industrie culturali e creative». Infatti, come afferma l’europarlamentare, «solamente facendo sistema si può garantire uno sviluppo» che non sia soltanto economico. Proprio per questo, all’interno di Europa Creativa si sono delineati dei progetti specifici avente come focus l’editoria e l’informazione, promotori e atti a garantire la libertà di stampa, d’espressione «un tema centrale nell’Europa di oggi». Con altri progetti, invece, ci si è voluti dedicare e puntare alla ripresa dell’industria musicale, anch’essa molto colpita dalla pandemia.
Le tecnologie e la digitalizzazione hanno senza dubbio un ruolo essenziale e centrale nei piani di sviluppo sostenibile che con l’Agenda 2030 l’Europa e tutti gli Stati membri vogliono perseguire. Con il Piano Nazionale di Resilienza italiano, infatti, il Governo ha puntato sullo sviluppo delle infrastrutture e della digitalizzazione, nel quale Italia risulta essere un paio di passi indietro rispetto ad altri Paesi europei. Con questo Piano, si vuole puntare inoltre su Cultura e Turismo: due settori capisaldi dello Stato italiano, sui quali si erge la propria economia. «Bisogna però adesso mettersi a lavoro, non prendere vecchi progetti ma reinventare, mettersi in gioco portando innovazione e puntare su nuovi iniziative che possano portare sviluppo nei settori più importanti dello scenario italiano». Per far ciò, senza dubbio, è importante puntare sulla ricerca senza la quale non può esiste innovazione. Puntare sulla ricerca significa anche puntare sulla formazione e sull’alta formazione. L’istruzione di qualità è uno dei goals dell’Agenda 2030 e come afferma la professoressa Giuliana Vinci «deve essere una prerogativa europea per guardare sempre ad un’ottica della sostenibilità».
«Il ritorno di attenzione alla cultura, può senza dubbio diventare un elemento di soft power, per puntare al Nation branding e agli European branding, che sono strumenti importanti» per lo sviluppo, sottolinea la professoressa Mihaela Gavrila – responsabile scientifico di MediaLab (Laboratorio di Arti Visive, Radiofonia e Prodizione Multimediale) e di RadioSapienza.
Bisogna avere «la forza di scommettere sull’economia della conoscenza e della buona informazione» e per far ciò i governi intenzionati a migliore la loro immagine «hanno puntato sui giovani – considerato il target più ricettivo del Nation brand – e sulle leadership al femminile, perché in grado di generare governace politico e mediale». Dunque, sicuramente negli ultimi anni i settori dell’audiovisivo e della cultura risultano essere «i maggiori creatori di posti di lavoro per i giovani e per le donne».
Per questo motivo, la formazione dei giovani deve avere un ruolo centrale nelle politiche e nelle strategie di governo atte a promuovere la cultura.
Proprio nel settore dell’audiovisivo – settore sempre più in crescita e in continuo sviluppo – l’Università La Sapienza punta molto. Infatti, essa «si dedica alla formazione dei suoi studenti in settori dell’audiovisivo e del giornalismo attraverso RadioSapienza – la radio ufficiale dell’Ateneo – e Cinemonitor, sito dedicato principalmente al cinema, ma che ultimamente vede coinvolta anche i media entertainment» illustra la professoressa Mihaela Gavrila.
Per quanto riguarda, invece, lo scenario europeo, l’Europa è promotrice di cooperazione e di sviluppo anche nel settore dell’audiovisivo. Infatti, tutte le radio universitarie si ritrovano a collaborare tra di loro in vari progetti promotori di libera informazione e libera stampa. Uno dei progetti portati avanti e più importanti per la cooperazione è Europhonica: nato nel 2015 dalla collaborazione tra le radio universitarie degli Stati europei, in cui si promuove la collaborazione sul piano internazionale tra le molteplici redazioni europei e la costante formazione con la realizzazione di contenuti in campo giornalistico e multimediale.
Queste sono opportunità che non solo formano ogni singolo studente e studentessa, ma danno loro la possibilità di mettersi in gioco e confrontarsi con il mondo del lavoro. La conoscenza e la formazione sono due elementi fondamentali per creare un mondo consapevole e pronto a migliorare e perfezionare la sua ottica di sviluppo sostenibile.
La Cultura è senza dubbio uno dei settori che è stato più colpito dai tagli negli ultimi anni, ma la volontà da parte dell’Europa di voler incentivare e creare cooperazione e sviluppo all’interno di questo macro settore è sicuramente un indicatore positivo per i giovani e per il mondo che vogliamo costruire e lasciare alle nuove generazioni.