Versione moderna di un problema conosciuto ormai già da tempo, il cyberbullismo continua a fare notizia.
Il fenomeno del bullismo affonda le sue radici nella storia dell’umanità e qualsiasi speranza che l’avvento di internet segnasse una fine a questo problema, è stata rapidamente soffocata dall’emergenza del bullismo informatico. Si tratta, di fatto, di una versione più crudele del vecchio fenomeno offline e nell’era di internet. Una recente ricerca ha collegato il cyberbullismo sui social media alla depressione tra i teenager. Più di un adolescente su tre ha subito molestie online e uno su cinque ha considerato il suicidio in seguito ad atti di bullismo informatico.
Il bullismo in rete sfrutta la tecnologia, ad esempio quella dei cellulari e internet, per prendere di mira o aggredire una vittima. Oggi, con la vita che si espande nel mondo digitale, il bullismo informatico è una forma di aggressione a cui si è esposti in modo costante. L’idea di poter mantenere l’anonimato dietro gli schermi è particolarmente confortante per i bulli della rete. I cosiddetti “leoni da tastiera” attraverso l’utilizzo di falsi profili o numeri privati prendono di mira la vittima senza svelare la propria identità, anche se le attività su internet rimangono tracciabili anche quando un account è stato sottoscritto con un nome fittizio, e a volte, è possibile risalire ai molestatori in modo più facile tramite l’indirizzo e-mail o l’indirizzo IP.
In pratica il cyberbullismo è più difficile da identificare e ancor più difficile da evitare dato il costante uso/abuso che si fa al giorno d’oggi di internet e soprattutto dei social network. Nel caso degli adolescenti uno dei consigli utili per cercare di evitare che siano esposti alle insidie del bullismo online potrebbe essere quello di controllare i comportamenti in rete. Ma con il passare degli anni questo diviene sempre più difficile. Seguirli sui social media è un modo per individuare eventuali segni di bullismo e verificare che essi stessi non si lascino andare a comportamenti aggressivi nei confronti di altri utenti.
Consapevoli della sensazione di disagio che gli aggressori anonimi creano per l’utente medio, alcuni siti di social media, ad esempio Twitter, stanno reagendo con più fermezza. Anche Facebook ha fatto un passo contro il cyberbullismo.
Dopo il tormentone Sarahah (un’app, di messaggistica istantanea che permette di inviare messaggi anonimi agli utenti iscritti sulla piattaforma), un’altra applicazione anonima sta spiccando il volo: si chiama To Be Honest, «A essere sinceri». Infatti Mark Zuckerberg ha da poco acquistato l’app To Be Honest (Tbh), lanciata solo qualche settimana fa e diventata popolare tra i giovanissimi americani, perché invoglia gli utenti che si iscrivono a divertirsi e scambiare complimenti senza insulti e litigi sul web. Si tratta di una comunicazione diretta, senza inibizioni, filtrata da un parziale anonimato, che rifugge volutamente da insulti, offese e linguaggio d’odio. La chiave del suo successo pare essere proprio questa: è a prova di cyberbullo, almeno per il momento.
Il funzionamento di questo social è molto semplice: a metà tra il gioco e la comunicazione. Propone soltanto quiz positivi tra gli amici. Consente di comunicare senza rivelare completamente la propria identità e permette di scambiarsi solo complimenti. Promuove sincerità e gioco, senza insulti. Rivolta ai teenager, To be honest connette gli iscritti con altri membri presenti nella loro rubrica telefonica, quindi con nessun potenziale sconosciuto.
Lanciata ad agosto, fino a qualche settimana fa contava 5 milioni di utenti, solo in pochi Stati degli Usa e solo per piattaforma iOS di Apple. Secondo il sito TechCrunch, Facebook avrebbe speso sui 100 milioni di dollari per riuscire a prendere l’applicazione che al momento dovrebbe mantenere una sua autonomia, cioè non essere inglobata nel social network di Mark Zuckerberg. Resta da vedere in futuro l’utilizzo che la società ne farà: Facebook ha dichiarato al sito The Verge che il suo scopo è simile a quello dell’app Tbh, cioè costruire comunità sempre più grandi.
Doriana Castellitto