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Il Festival della Sociologia di Narni pone al centro il ruolo della Sociologia “Nelle disuguaglianze”

XI Festival della sociologia

Nella giornata di venerdì 4 ottobre ha avuto inizio la prima giornata della IX edizione del Festival della Sociologia di Narni, già anticipato dall’Anteprima Festival Sociologia di giovedì 3 ottobre.

Il tema di quest’anno è Nelle disuguaglianze. Quale Società?, attraverso il quale sociologi e studiosi presentano le loro indagini sulla e per la società.

Cos’è il Festival della Sociologia?

IX Festival della sociologia
Angelo Romeo e Sabina Curti

Non è solo un evento, ma è anche (a livello strutturale) una comunità e un’associazione di persone e rispetto agli obiettivi culturali e scientifici”, ha sottolineato Sabrina Curti, Direttrice scientifica del Festival della Sociologia. 

Il Festival si è ormai, negli anni, ramificato nel territorio e ha creato legami. Infatti, l’obiettivo cardine è portare la sociologia al di fuori dell’ambito strettamente accademici e creare connessioni e fornire strumenti alla società per interrogarsi e comprendere alcuni fenomeni. Questo è anche lo scopo della conoscenza e su cui si pone il valore della diffusione del sapere.

“Questa iniziativa sta nella sociologia e nelle parti e lo fa attraverso lo sguardo interno ed esterno. Ed è quello che rendere la complessità del fenomeno”, ha rimarcato Curti.

Il Festival è un luogo in cui si da voce sia agli studi e alle ricerche, ma anche dove si da spazio a diversi tipi di narrazioni proveniente dal mondo delle scuole, delle imprese, del giornalismo, dell’arte, della musica e del cinema.

Cosa succede a chi fa sociologia?

La sociologia ha difficoltà a farsi conoscere. Gli studi e le ricerche sociologici diventano un modello della società, senza il quale non si può produrre un cambiamento sociale”

Il festival si colloca in mezzo tra studio e sociologia. Quindi, come tramite tra le due parti.

Il luogo fa legami e Narni è il cuore verde dell’Italia. I sociologi si occupano di creare legami sociali. Siamo qui per intessere relazioni; per cambiare prospettiva”, ha concluso la Direttrice.

Conversazioni sociologiche con Alessandro Cavalli e Carmen Leccardi

XI Festival della sociologia
Alessandro Cavalli e Carmen Leccardi

Viviamo in tempi di accelerazione continua. Questo ha portato a una rapida cancellazione del passato e all’incertezza del futuro. Ma è proprio qui che si creano delle disuguaglianze: non per tutti il ritmo del cambiamento influisce sulla memoria o sulla percezione del futuro”, ha sottolineato il sociologo Alessandro Cavalli.

La riflessione del sociologo ha posto l’accento sui cambiamenti e i loro rischi per la società. La tecnologia, in quanto artefatto, è ormai incorporata nella vita degli individui. Ma al di là dell’innovazione tecnologica e dell’accelerazione delle sfera digitale, economica e sociale, a porta profondi cambiamenti sono anche i rapporti e le relazioni che creiamo. 

“Difronte ai fenomeni giganteschi della trasformazioni umane il passato tende a cancellarsi e il futuro è un punto interrogativo. Per questo è importante ricostruire una memoria individuale e collettiva e che possa prevenire i rischi del futuro”, ha concluso Cavalli.

A seguire la sociologa Carmen Leccardi ha affermato che “non si può fare sociologia senza tenere in considerazione la questione temporale.La memoria soffre e il futuro diventa opaco”. 

Quindi, come la conoscenza ci può aiutare ad uscire da questa opacità?

La conoscenza ci permette di  superare i limiti e acquisire una “religione del progresso”, grazie alla quale si possa avere una visione strumentale del tempo. 

Il tempo della natura torna in maniera drammatica nelle nostre vite, come torne in auge la questione della guerra. L’ideologia del progresso, che ha accompagnato le conquiste, ha portato alla giustificazione di alcuni atti”. Quindi, “come comunità scientifica dovremmo tornare ad interrogarci sugli aspetti plurimi del passato e liberarci di della forza dello sviluppo capitalista: diventata la guida che in tutti i popoli avrebbero prima o poi dovuto abbracciare. Recuperare la dimensione della indissolubilità del passato presente e futuro”, ha concluso Leccardi