Nel pomeriggio di mercoledì 26 ottobre 2022, presso il Museo dell’Arte Contemporanea (MLAC) della Sapienza, si è tenuta la lezione dal titolo “Gandhi e la pace nei musei del mondo”. La lezione, che apre il ciclo di seminari dell’a.a. 2022-2023 dedicati ai processi di musealizzazione della pace, si situa all’interno del progetto “The Exhibition of Peace Over Time (EPOT): Restoring Meanings, Materialisation, and Heritage of Peace from the Cultural Environment into the Museal Field”, promosso dal Dipartimento Saras dell’Ateneo.
L’evento è stato introdotto da Alessandro Saggioro, docente di Storia delle religioni del Dipartimento Saras e coordinatore scientifico del progetto EPOT. La coordinazione organizzativa del progetto è affidata alla dottoressa Marinella Ceravolo. Il progetto EPOT si compone di una serie conferenze che si terranno presso la Sapienza e presso i musei consorziati con l’iniziativa.
Il tema della pace è un tema immenso, spiega Saggioro nella sua introduzione. Occuparsi della pace significa porre l’attenzione sulla responsabilità civica. La riflessione sulla pace è sempre un’opportunità irrinunciabile per il dibattito che l’istituzione universitaria ha il dovere di mettere a disposizione.
La lezione “Gandhi e la pace nei musei del mondo” è stata tenuta dalla professoressa Elisabetta Colagrossi, docente di storia delle religioni dell’Università di Genova. Gandhi è uno dei temi di ricerca della professoressa Colagrassi, che recentemente si è occupata anche di un’altra grande figura contemporanea, Jan Assmann, a cui ha dedicato una monografia: “Jan Assmann. I monoteismi in questione” (2020).
L’immagine di Gandhi negli anni è stata iconizzata, musealizzata e a volte banalizzata. Cosa resta del suo messaggio e delle sue idee, si chiede la professoressa nella sua ricerca. Quali sono gli elementi che nelle rappresentazioni di Gandhi sono autentici, quali invece quelli che non lo sono?
Gandhi come simbolo di pace è un concetto che possiede molte sfaccettature: basti pensare che Gandhi non è mai stato un pensatore sistematico, nei suoi scritti troviamo evoluzioni e ritrattazioni. Non è possibile trovare un sistema univoco nelle sue scritture: siamo di fronte ad un sistema aperto e in continua evoluzione.
Così come la Non Violenza gandhiana non è da intendere unicamente come il rifiuto delle armi, ma ha in sé un significato strettamente legato alla religione induista. Non Violenza è la traduzione del termine sanscrito Ahiṃsā: un importante precetto dell’Induismo. Ahiṃsā per Gandhi non significa solo “non uccidere”, ma soprattutto non causare alcun dolore al proprio prossimo, anche quello psicologico. Solo seguendo questo accorgimento il Karma non diventerà cattivo.
Gandhi però giustifica l’uccisione nel momento in cui essa diventa un atto di benevolenza: si schiera infatti a favore dell’eutanasia. Il concetto di pacifismo del Mahatma Gandhi è dunque estremamente complesso.
L’analisi della professoressa Colagrossi nasce da una selezione dei Musei della Pace, privilegiando gli istituti con cui ha avuto contatti diretti o che ha avuto modo di visitare.
Il Museo è un supporto memoriale della realtà e si fonda su determinate politiche del ricordo o dell’oblio. La memoria di Gandhi non si è mantenuta in vita in modo automatico ma è stata plasmata e distorta nel tempo, come d’altronde ogni ricordo umano. Bisogna perciò essere consapevoli che esistono diverse idee di pace e diverse rappresentazioni della figura gandhiana.
I musei presi in esame fuori dall’India sono:
- Il Museo della Pace (Vienna). La particolarità del museo è la presenza di una mostra aperta 24 ore al giorno: nelle finestre del museo sono esposte fotografie e citazioni di eroi della pace.
- Il Museo de la Paz de Guernica (Guernica). Un museo dedicato alla guerra civile spagnola, ma il cui altro obiettivo è quello di far conoscere le figure della pace del nostro mondo, educando le giovani generazioni ad una pace costruttiva.
- Il Centro Nobel per la Pace (Oslo). Un museo che raccoglie i vincitori del premio nobel per la pace, e analizza le ragioni per cui Gandhi, pur ricevendo più candidature, non ha mai vinto il premio.
- The International Peace Museum (Dayton, Ohio). Tale museo si pone l’obiettivo di dirigere le persone verso una maggiore pace e collaborazione. Attualmente il museo ospita una collezione di foto di Gandhi accompagnate da didascalie significative: Gandhi Original Photo Colloection.
- International Museum of the Red Cross and Red Crescent (Ginevra). Grazie ad alcune opere in mostra viene esplorata la complessità del concetto di verità di Gandhi: Satya.
- Il Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale – CDMPI (Bologna). Il centro attraverso i manifesti, che rappresentano un grande mezzo per la pace, esplora il pensiero pacifista di Gandhi.
- Tehran Peace Museum (Teheran, Iran). Promuove la cultura della pace ponendo particolare attenzione sugli impatti provocati dalle armi chimiche sulla salute umana.
I musei Indiani presi in analisi sono:
- Vishva Niketan International Peace Centre (Moratuwa, Sri Lanka). Il centro mira a risvegliare l’interiorità delle persone, organizzando numerosi ritiri spirituale: la pace si raggiunge solo con l’assenza di conflitto interno.
- Gandhi Memorial Museum (Madurai).
- Gandhi Research Foundation (Jalgaon, Maharashtra). Un museo che promuove la filosofia gandhiana su vari piani e ha la convinzione che il messaggio di Gandhi sia esportabile in ogni cultura.
- Mahatma Gandhi Digital Museum (Hyderabad). Presenta un muro interattivo con 400 immagini di Gandhi.
- DANDI KUTIR (Gandhinagar, Gujarat). Un museo statale che ripercorre alcune tappe della vita di Gandhi fino al suo omicidio. L’assassino di Gandhi non viene però nominato e per tale fatto il museo è stato al centro di critiche.
La professoressa Colagrossi riflette sul fatto che in India il tono delle rappresentazioni di Gandhi è più celebrativo e spirituale, proprio perché l’idea di pace di Gandhi è un’idea molto più complessa di quello che pensiamo e che affonda le sue radici nella religione.
Tramite questa selettiva panoramica sulla presenza di Gandhi nei musei del mondo, la professoressa Colagrossi ha potuto elaborare una valutazione positiva: quelle mostrate sono scelte museali diverse, ma tutte riescono a testimoniare il messaggio universale di Gandhi, sollevando la volontà nei visitatori di approfondire l’argomento.