Riapre il ciclo dei GEMMA seminars (GEnder and Media Matters), con l’evento svoltosi giovedì 11 gennaio, presso il Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università La Sapienza: “Transnational Journeys in European Women’s Filmmaking“. L’incontro, dedicato ai film di registe europee vincitrici di premi cinematografici internazionali, ha orientato il proprio focus sulle produzioni di artiste le cui narrazioni si intrecciano con peculiari contesti nazionali e post-nazionali, segnate da sfere private, eventi pubblici e ferite storiche.
A coordinare il tutto, Milly Buonanno, responsabile scientifico dell’Osservatorio GEMMA: tale Gruppo di Ricerca ha come obiettivo principale lo studio e l’analisi delle “politiche di rappresentazione” delle identità di genere nel composito e convergente ambiente mediale contemporaneo. Nella tradizione dei feminist media studies, una posizione preminente nell’agenda di ricerca è conferita alle rappresentazioni della femminilità. Nel riconoscere la centralità dei media come “definitori” di identità, l’approccio di GEMMA è orientato a individuare ed esplorare il loro potenziale innovativo, oltre che la riproduzione di concezioni di genere cristallizzate e stereotipate.
Molti i film illustrati da Flavia Laviosa, docente di Cinema e Media Studies al Wellesley College, ed analizzati attraverso la lente della teoria femminista, in una prospettiva comparativa transnazionale, esplorando la poetica dell'(in)visibilità del femminile: Purple Sea (2009), Take my eyes (2003), Ginger e Rosa (2012), Don’t Tell (2005), Waiting For Clouds (2003), When We Leave (2010), Abuse Of Weakness (2013), Burning Bush (2013), Body (2015), Vergine giurata (2015). Le registe, tutte europee, affrontano tematiche impegnative, ribadendo ancora una volta il profondo cambiamento della rappresentazione della donna sul grande schermo, tramite la visione di scenari ed immagini di donne forti, coraggiose e contemporanee.
Le loro interpretazioni esplorano le realtà odierne, assemblando tutti gli elementi culturali come parti interconnesse di un complesso mosaico costituito da ambiti molteplici: la storia, il giornalismo, le condizioni del lavoro, aspetti legati al genere, migrazioni, integrazioni culturali, aspetti psicologici, ecc.
Veronica Pravadelli, docente presso l’Università di Roma Tre, restituisce lo scenario cinematografico del mondo globalizzato, essenzialmente indipendente, mostrando degli interessi convergenti che vanno oltre l’appartenenza dell’idea nazionale. Quello di oggi è un immaginario del tutto nuovo rispetto al cinema femminile degli anni ’70 e ’80, il quale era più attento alla sfera privata dei protagonisti. Nelle pratiche contemporanee, il cinema delle donne tende a fondere questioni personali e private insieme a delle traiettorie storiche, sociali, politiche e religiose. I legami familiari e amicali spesso si legano al residuo di traumi nazionali passati, formando una negoziazione tra sfera pubblica e sfera privata.
Susanna Nicchiarelli, regista, attrice e sceneggiatrice, vincitrice del premio Miglior Film (Nico, 1988) alla 74a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, esprime la “difficoltà” riscontrata ancora tutt’oggi – soprattutto nel nostro paese – nell’affermare il binomio donne/regia. Ci sono personaggi femminili straordinari nella storia del cinema raccontati dagli uomini, ma sono pochi, afferma la Nicchiarelli. Di solito quando si vede il personaggio di una donna che ha superato i 40 anni, o è la mamma di qualcuno, o una moglie isterica che rimpiange la sua giovinezza. Raramente il personaggio rappresenta quello che è una donna nei suoi quarant’anni, una donna che sta scoprendo anche la sua bellezza pur nella maturità. È raro che ci siano personaggi femminili così interessanti.
Dario Germani
Interviste a cura di Ludovica Marafini e Alessandro Fersini