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Giornalismo nella società della disinformazione: cos’è diventato oggi il giornalista?

Venerdì 23 novembre 2018 si è tenuto presso la sede della Federazione Nazionale della Stampa Italiana di via Vittorio Emanuele II a Roma il quinto evento del ventennale Agcom intitolato: Giornalismo nella società della disinformazione. Una giornata caratterizzata da un continuo susseguirsi di interventi di molti relatori tra giornalisti, ricercatori ed esperti nel settore del giornalismo e della comunicazione digitale, per analizzare come questo mestiere sia cambiato negli anni fino ad oggi, e per contestualizzarlo alla società di oggi, dove la disinformazione la fa da padrona.

La prima sessione dell’evento, intitolato: “GIORNALISMI CONTEMPORANEI: UNA MAPPA DELLE CRITICITÀ“, è cominciato venerdì mattina alle 10, con i saluti istituzionali di Angelo Marcello Cardani – Presidente Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni).

Il secondo a prender parola, e ad aprire la carrellata di interventi della mattinata, è stato Mattia Motta – Vicesegretario della Federazione Nazionale della Stampa Italiana –  che ha esposto al suo pubblico come nella società di oggi, dove l’individuo comune non si avvale più dei quotidiani per leggere e acquisire notizie, ma dei suoi dispositivi elettronici, smartphone, laptop o tablet che siano, sia sempre più necessario che l’informazione debba essere plurale, professionale e credibile.
«Oggi per riportare l’informazione alla sua autorevolezza e al ruolo che gli compete c’è bisogno di una risposta comune sia dagli assetti di di vigilanza che per quanto riguarda i comparti industriali. Bisogna immaginare un rilancio del settore che passi per le nuove tecnologie e per la verificabilità e autorevolezza del sistema». Così il vicesegretario propone come unico modo per uscire dal periodo di crisi che l’ambito del giornalismo sta vivendo, e per immaginare un rilancio di un settore che altrimenti sarebbe destinato a diventare un piccolo club per addetti ai lavoratori.

Subito dopo, Carlo Verna – Presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti – ha sottolineato come, riprendendo l’intervento sollevato da Mattia Motta, sia indispensabile l’attualizzazione di nuove regole che si adattino al contesto socio-culturale di questi giorni.
«Siamo in un momento di straordinaria transizione a livello globale. È cambiato un qualcosa cui tutti i giornalisti, di tutto il mondo, erano abituati da sempre: il “monopolio” dell’informazione, inteso come  l’esclusiva di poter parlare da uno a tanti. Questa esclusiva non l’abbiamo più, perciò dobbiamo mantenere la nostra autorevolezza e la ricerca della verità, nel rispetto della verità».
Per farlo, spiega il presidente Verna, bisognerebbe immaginare una riscrittura delle regole che adattino vecchi principi a nuove esigenze, includendo tutte quelle isole, presenti nel web, che ancora oggi sono assoggettate dalle principali norme giornalistiche.
Importante è stato anche il focus sui temi estremamente rilevanti come quello degli algoritmi in redazione, la negoziabilità dei numeri e l’autonomia del giornalista, che fino a qualche anno fa non potevano esser posti in nessun modo.
L’intervento si è poi concluso ribadendo la grande responsabilità del giornalista, nonché esigenza stabilita dall’art. 21 della Costituzione Italiana, di incarnare nei temi di attualità, i diritti del cittadino di essere correttamente informato. Si è così approfondito quale dovrebbe essere la funzione sociale del giornalismo, ovvero diritto fondamentale del cittadino ad essere correttamente informato, e quindi giornalismo come garanzia per la nostra società.

La nostra intervista a Carlo Verna

      Intervista Carlo Verna

Mario Morcellini –  Commissario Agcom e docente dell’Università di Roma La Sapienza – è intervenuto subito dopo nel suo panel: Idee e obiettivi per il rinnovamento del giornalismo, introducendo le grandi e profonde trasformazioni industriali e culturali che caratterizzano il periodo storico in cui stiamo vivendo.
«Il cambiamento è una risorsa straordinaria perché ha discrete risorse cognitive, culturali e socioculturali.; fanno bene gli studiosi di comunicazione e del digitale a sentirsi più all’avanguardia» spiega il professor Morcellini, come ha approfondito nella nostra intervista qui allegata. Cambiamento quindi si come risorsa, ma che non deve essere sottovalutato, e soprattutto non deve esser associato esclusivamente ad un’accezione positiva, perché la medaglia del cambiamento ha sempre due facce.
«C’è un limite comune quando pensiamo alla comunicazione: quello di dare per scontato che, con il cambiamento, l’aumento dei parametri sia ordinato e positivo».
E’ importante sottolineare anche la doppia crisi che investe il settore e che non investe solo i giornali: non solo negli anni non c’è stato un ricambio generazionale nel nostro paese, ma molti dei lettori adulti non trovano più gratificante la cosmologia dell’informazione. E’ cambiata quindi la percezione di valore dell’informazione rispetto al passato dove, allora, la forza del giornalismo era quella di riuscire a prendere i suoi lettori.
«L’informazione ha perso valore, identità e riconoscimento sociale, e questo lo si vede soprattutto sui giovani in cui c’è stata questa “secolarizzazione”. I nuovi valori che sono stati al centro della socializzazione non prevedevano che servisse questo “farmaco” che è l’informazione».
L’informazione, continua Morcellini, può esser vista come una grande risorsa e come un grande aiuto, ma i giovani la devono saper vedere e cogliere.

L’intervista al professor Mario Morcellini

      Intervista Mario Morcellini

Subito dopo ha preso la parola Lucia Annunziata, nota Giornalista e conduttrice TV, intervenendo sulla configurazione e sul modello che la nostra società oggi ha assunto, facendo un particolare riferimento alla figura del giornalista e al settore del giornalismo.
Ad oggi, dice Lucia Annunziata, internet è diventato un’arena, e il giornalista un gladiatore che sfida le fake news e la disinformazione dell’opinione pubblica, in un modello in cui i media danno la possibilità a chiunque di acquisire e dare informazioni.
«Il problema è che questo modello industriale e culturale si è metamorfizzato in un’idea politica, il discorso politico oggi si orienta verso un discorso anti élite. E noi giornalisti oggi siamo considerati sociologicamente un élite». Un élite perché negli anni ’70 e ’80, partendo dagli Stati Uniti, il giornalismo e la figura del giornalista è stata legata sempre più a quella di una figura altamente formata e competente, e col passare degli anni le stesse élite nelle società hanno investito nei giornali.
Fondamentale è stata anche la seconda parte dell’intervento della Annunziata: «Se noi vogliamo ricostruire il mestiere del giornalista dobbiamo starci dentro, accettando questa orizzontalizzazione».

La mattinata è trascorsa con tanti altri interventi, non meno importanti, come quello del giornalista Alessandro Barbano, il quale ha approfondito un tema molto importante, quello della crisi della democrazia, e di come questa sia strettamente collegata anche alla morte del diritto d’autore in rete e ad una proliferazione del fenomeno del plagio. Oggi il giornalismo, afferma Barbano, «è la proiezione nello spazio civile di quella delega del sapere che dovrebbe essere l’anima della rappresentanza».

Marco Delmastro, Direttore del Servizio economico statistico, è poi intervenuto esponendo le ricerche effettuate dall’Agcom sulla disinformazione, mostrando come tutti i media mercati siano stati analizzati per anni in schemi logici sbagliati, e soprattutto esponendo il grande lavoro che sta realizzando l’autorità per le garanzie nelle comunicazioni: fare ricerca per capire l’evoluzione del sistema nel suo complesso, perché come afferma lo stesso, «Non si può comprendere e quindi parlare di informazione senza capire in generale il sistema dell’informazione».

Gli interventi della mattina sono poi terminati con quello di Vito Tenore – Magistrato e Consigliere Corte dei Conti – sulla malainformazione e sulla responsabilità del giornalista, paragonando, in modo molto interessante, la figura di quest’ultimo a quest’ultimo a quella di un magistrato ben equilibrato e preparato. «Voi cercate come la magistratura la verità. La cercate con equilibrio, con tenacia, approfondendo, e con una certa indipendenza».

Daniele Valentino