Ogni anno, il 21 marzo, l’Italia intera celebra la Giornata della Memoria e dell’Impegno, per ricordare tutti coloro che sono stati vittima della mafia e della criminalità organizzata. La data, non casuale, presenta un significato dal grande valore. Proprio il 21 marzo, infatti, i fiori tornano a sbocciare, gli alberi riconquistano la loro vitalità, le nuvole dell’inverno lasciano spazio alla trasparenza del cielo e il sole torna ad essere protagonista. Questo anniversario, dunque, intende trasmettere proprio questo: l’importanza e la speranza di un futuro possibile e concretizzabile perché ogni cosa può tornare a fiorire, anche la legalità.
La ricorrenza, istituita per la prima volta nel 1996 dall’Associazione “Libera” fondata da Don Luigi Ciotti, è stata ufficialmente riconosciuta l’8 marzo 2017. Per l’occasione, ogni anno, una diversa città d’Italia accoglie l’evento principale nel quale vengono coinvolti studenti, insegnanti, associazioni, cittadini e parenti delle vittime. Ma perché è importante continuare a parlarne?
Tante sono le ragioni per farlo ma alcune si distinguono per un peso maggiore ed hanno un nome che, ancora oggi, a distanza di anni, risuona nelle nostre orecchie e non lascia scampo alle lacrime. Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Peppino Impastato, sono solo alcuni fra i tanti, troppi, che hanno lottato a costo della loro vita per una nostra esistenza libera dalle catene dell’omertà e dell’illegalità.
Falcone, a tal proposito, diceva: “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l’eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni”.
Il 21 marzo, dunque, non è solo un momento di ricordo ma anche di impegno. Un impegno che deve essere collettivo ma che, soprattutto, deve partire dalle istituzioni per far sì che avvenga il vero cambiamento, la vera trasformazione. La storia ci ha insegnato e insegna che, per quanto un male sia radicato, nulla ci impedisce di combattere, di provarci, di credere che poi, alla fine, la resilienza, il coraggio, la tenacia e la determinazione non siano in grado di buttare giù anche gli ostacoli e le barriere più invalicabili. La loro memoria deve essere il motore guida per un mondo in cui la libertà diventi, sempre di più, un diritto inalienabile per tutti. E questo è l’invito che, anche lo stesso Paolo Borsellino, faceva a uomini e donne di tutta Italia pronunciando le seguenti parole: “La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”.
Ogni giorno, tutti i giorni: No alla Mafia.
Autore : Kiria Zunica