Si è tenuto nel pomeriggio di mercoledì 21 maggio presso l’Aula master del CORIS (Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’università) l’appuntamento “I giovani e l’infertilità”: un incontro mediato dalla professoressa di Sociologia Michaela Liuccio nel quale sono stati presentati per la prima volta i dati sulla ricerca condotta dall’Osservatorio Chiediloqui in collaborazione con l’AIED (Associazione Italiana per l’Educazione Demografica). Tema dell’indagine l’informazione riguardo l’infertilità giovanile. I risultati del questionario – sottoposto a oltre duemila tra studenti e studentesse dell’Ateneo – sono stati discussi da docenti di diverse facoltà ed esperti il cui confronto interdisciplinare ha offerto innumerevoli chiavi di lettura. Il questionario è stato inviato tramite mail istituzionale a tutti gli iscritti.
La ricerca
La ricerca ha sottoposto agli studenti della Sapienza domande volte a delineare il grado di informazione riguardo il tema dell’infertilità. L’indagine ha tenuto conto di diverse discriminanti, quali il sesso, l’età (fascia tra i 18 – 22 anni o fascia superiore), nonché una tripartizione tra Facoltà di provenienza, equidivisa in base a tre fasce distinte: area tecnico-scientifica, area biomedica, area di scienze umane e sociali. Interessante aspetto, segno di una sensibilità equamente distribuita, è stata la partecipazione bilanciata di tutte e tre le aree, contro le aspettative di una forte affluenza esclusiva dall’ala biomedica.
“Ti sei mai informato sul tema infertilità? quali sono stati i tuoi fonti di informazione? Cosa è utile, a tuo avviso, fare per prevenire l’infertilità? In caso di diagnosi di infertilità cosa faresti?”
Queste alcuni dei quesiti rivolti agli studenti. I risultati si sono dimostrati estremamente interessanti e talvolta inattesi. Alla domanda sul “cosa fare per prevenire l’infertilità?” La risposta “mantenersi informati” ha prevalso su altre opzioni come “avere dei stili di vita equilibrati”, “sottoporsi a dei controlli periodici” o “non fumare”. Una tendenza che si è mostrata forte sia tra facoltà diverse, sia tra uomini e donne di età diversa.
“Ciò dimostra una poca percezione del rischio, inteso come lontano dai problemi dei giovani e incidente esclusivamente in fasce d’età superiori” ha dichiarato il professore Fernando Mazzilli del dipartimento di Medicina Clinica e Molecolare, uno dei diversi interlocutori al dibattito. “Mentre per la sessualità subentra sempre una certa curiosità, la questione fertilità è percepita come un problema che riguarda generazioni successive, anche tra gli studenti di medicina e infermieristica.”
A intervenire anche la prof.ssa Gloria Dolciotti, ginecologa presso L’AIED, che ha affermato come ancora oggi i pazienti maschi siano meno propensi a sottoporsi a controlli: “il maschio ha il test per la fertilità. La donna invece no. C’è una grande resistenza da parte maschile. L’iter diagnostico dell’uomo precede quello femminile, proprio perché più esaustivo in prima istanza.”
“Eppure cambiare i costumi richiede molto tempo” ha aggiunto Elena Gagliasso, docente di Filosofia della Scienza e del Vivente. “Il contesto socioeconomico continua a condizionare l’atteggiamento preventivo. Basti pensare alle politiche aziendali dove una gravidanza può mettere a repentaglio un posto di lavoro”.
Molti i punti affrontati, dal ruolo dei mezzi d’informazione al tema della procreazione medicamente assistita. A breve verranno resi pubblici i dati risultanti della ricerca.
Qui l’intervento della coordinatrice Michaela Liuccio per i nostri microfoni.