RadioSapienza e Cinemonitor alla Festa di Roma con Alice nella Città
Alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma, venerdì 27 ottobre, presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica si è tenuto un incontro con il regista Giuseppe Tornatore. La sua apparizione è dovuta alla prossima messa in onda (prima su Mediaset e, successivamente, in streaming) de Il Camorrista – La serie, versione televisiva del suo film di esordio uscito nel 1986 – entrambe liberamente tratte dall’omonimo romanzo d’inchiesta di Giuseppe Marrazzo, pubblicato nel 1984.
Giuseppe Tornatore racconta Il Camorrista e il suo esordio alla regia
Il telefilm fu girato in contemporanea con l’edizione cinematografica e non è ancora mai stato messo in onda. All’epoca era consueto il processo di realizzare riduzioni degli sceneggiati televisivi di successo (come Odissea del ’68 o Pinocchio di Comencini) per portarli nelle sale, in questo caso invece si fece il contrario. Tale strategia fu una scelta del leggendario produttore della Titanus Goffredo Lombardo, figura attorno alla quale hanno ruotato buona parte del convegno e degli aneddoti.
Lui e Tornatore si conobbero durante la lavorazione di Cento Giorni a Palermo (1984), in cui il cineasta siculo copriva il ruolo di produttore esecutivo; a un certo punto Lombardo, preoccupato che si stesse per sforare il budget, bloccò i pagamenti e così il regista Giuseppe Ferrara creò una seconda unità, selezionando tecnici dai vari dipartimenti già esistenti, per poter girare in contemporanea alla prima e concludere l’opera ammortizzando i costi quanto più possibile. Alla guida della neonata unità Ferrara scelse proprio il giovane Tornatore, che si trovò a girare delle complicate sequenze d’azione con cui si sarebbe fatto le ossa. Tale escamotage avrebbe pagato, tant’è che Lombardo ne rimase stupito e affascinato.
La pellicola di Ferrara fu un successo al botteghino così, qualche mese dopo, Tornatore – che scalpitava per dirigere la sua opera prima – ottenne i diritti del romanzo di Marrazzo per un anno e presentò il progetto alla Titanus. Allora Lombardo era più che altro un distributore e faceva da ‘’produttore ombra’’ dai tempi de Il Gattopardo (1963) – che si rivelò un’esperienza decisamente sfortunata -, senza pensarci troppo bocciò l’offerta essendo scettico sul possibile interesse da parte del pubblico. Tornatore non si diede per vinto e iniziò a cercare l’attore protagonista: dopo un primo tentativo fallimentare con Volontè, si rivolse all’attore italoamericano Ben Gazzara.
Egli spulciò il curriculum di Tornatore e si imbatté in un vecchio documentario sul pittore Renato Guttuso, suo amico, ciò lo convinse a partecipare senza sapere che il film non aveva ancora una produzione alle spalle. Tornatore allora organizzò in fretta e furia una conferenza stampa a cui si presentarono numerosi giornalisti, in quel momento storico si era alla vigilia del maxiprocesso e la notizia di un film del genere in uscita riempì intere pagine dei quotidiani. Dunque, alla fine, Goffredo Lombardo fu ‘’costretto’’ a finanziare la sceneggiatura di Tornatore. Produrre contemporaneamente una serie TV fu quasi un obbligo, per cercare di accumulare abbastanza risorse da spendere poi nel film.
Dallo script cinematografico fu tratto quello degli episodi, che se ne possono considerare una specie di ‘’ingrandimento’’. Tornatore sostiene, a posteriori, che Lombardo intuì come lo schema degli sceneggiati seriali potesse avere nuova giovinezza e riconquistare il grande pubblico, dopo la fine dell’exploit degli anni ’60 e ’70. Quando Il Camorrista venne distribuito presso il circuito cinematografico esistevano già molti film sulla mafia siciliana ma pochi sulla camorra, tant’è che molti critici di alto rango lo ignorarono pensando fosse l’ennesima sceneggiata napoletana in stile Mario Merola.
Tornatore si preoccupò di realizzare un film oggettivo che non raccontasse una criminalità organizzata sfuggente e inafferrabile, visto che il libro di partenza descriveva la nascita e l’evoluzione di un sistema malavitoso dall’interno (in un periodo in cui non si era ancora assistito alle grandi confessioni di Buscetta e l’argomento si conosceva ben poco). Addirittura, per tentare di disinnescare il tradizionale meccanismo di apologia ed empatia nei confronti dei camorristi, venne creato il personaggio di Alfredo Canale (interpretato da Nicola Pinto), che faceva da braccio destro al protagonista e veniva fatto ammazzare per errore, creduto traditore.
Nonostante ciò, il film sarebbe diventato involontariamente di culto presso il sottoproletariato partenopeo e per la cosiddetta paranza; alla sua uscita fu apprezzato dalla stampa di settore ma subì numerosi processi fino ad essere ritirato (indi per cui la serie televisiva collaterale non sarebbe andata mai in onda, per poi essere perduta negli archivi Titanus). Lombardo aveva fatto comunque firmare a Tornatore un accordo di esclusività per tre film in cinque anni ma bocciò tutti i soggetti che gli propinò, rendendo il regista insofferente. Captandone la frustrazione, Lombardo gli chiese di esporgli il suo progetto dei sogni e Tornatore gli raccontò Nuovo Cinema Paradiso.
Il produttore ne rimase ammaliato e gli ordinò di scriverlo, salvo poi rimanere deluso dal risultato finale e fare un passo indietro. A quel punto i due rescissero il contratto e, nel documento ufficiale, Tornatore inserì una clausola per portare via con sé in diritti della sceneggiatura. Eppure, Lombardo gli avrebbe dato un suggerimento fondamentale: nella prima versione della storia il personaggio di Totò non era orfano di padre, dettaglio che indicò proprio il capoccia Titanus come di troppo.
Tornando alla serie, è stata annunciata una volta rinvenuta una nuova versione restaurata. È identica ma anche diversa; le puntate sono state migliorate, remixate e singolarmente accorciate qua e là per conferirle una marcia in più e attualizzarla al linguaggio contemporaneo. È cambiato anche il formato, si è passati da 1:66 (un aspect ratio in disuso) ai 16:9, il che comporta la perdita di una fascia superiore e inferiore dell’immagine, che può sbilanciare la composizione dell’inquadratura. Si è dovuti intervenire digitalmente su ogni singolo fotogramma per garantire l’equilibrio dell’immagine, come si è dovuto fare sulla scala cromatica che era andata a deteriorarsi nei master d’epoca. In anteprima alla Festa del Cinema sono state mostrate la prima e la quarta puntata e presto, dopo trentotto anni di letargo, la serie sarà finalmente messa in chiaro.
Lorenzo Spagnoli
Giuseppe Tornatore: Il Camorrista, la serie mai andata in onda restaurata dopo 38 anni
La Festa del Cinema di Roma ha ospitato il 27 ottobre 2023 il pluripremiato cineasta Giuseppe Tornatore, regista del film vincitore a Cannes e agli Oscars Nuovo Cinema Paradiso, per un incontro con il pubblico nella Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.
Mentre il giorno precedente, sempre nella Sala Sinopoli, sono state presentate in anteprima due puntate della serie mai andata in onda Il Camorrista, diretta e girata da Tornatore nel 1985, in contemporanea con il suo omonimo film uscito nelle sale italiane nel 1986.
Il restauro, durato circa un anno non a tempo pieno, è stato curato dal regista stesso e prodotto dalla Titanus. È composto da una color correction, un cambio di formato da 1:66 a 16:9 (correggendo ogni frame per mantenere l’equilibrio originale su ogni inquadratura) e da una serie di tagli e piccole tamponature per asciugare e accorciare di qualche minuto ogni puntata, anche se il montaggio rimane pressoché lo stesso. Questa rielaborazione è stata necessaria per rendere il prodotto competitivo nel mercato seriale odierno.
Il racconto della realizzazione del film (e quindi anche della serie), avvenuta negli anni ’80, è stato al centro dell’incontro ed è stato davvero interessante ascoltare anche solo uno scampolo della storia della vita di un regista così importante riportata in prima persona.
A circa 26 anni Tornatore inizia a lavorare nella produzione del film 100 Giorni a Palermo sia come sceneggiatore che come regista di seconda unità, guidato dal regista del lungometraggio Giuseppe Ferrara. Su questo set ha l’incontro che gli cambierà la vita con il produttore cinematografico Goffredo Lombardo.
Dopo essersi trasferito a Roma gli propone la produzione di un film tratto dal libro “Il Camorrista” di Giuseppe Marrazzo, ma Lombardo rifiuta. Tornatore allora agisce come se gli avesse dato il benestare per produrre il film e prima contatta l’attore che aveva in mente per il ruolo da protagonista Ben Gazzara e poi organizza una conferenza stampa dove sono presenti molti giornalisti e annuncia la realizzazione del film prodotto da Lombardo, che indispettito convoca il regista il giorno dopo. Non volendo smentire la notizia, perché non è mai buono farlo, accetta di produrlo ma propone di realizzarne anche una versione a puntate di un’ora ciascuna per la televisione, disponendo così del budget necessario alla produzione del progetto.
Il film però, pur avendo una buona reazione da parte della critica, non ha la stessa fortuna nelle sale. Infatti a causa delle diverse querele ricevute e per i temi scottanti che trattava, viene quasi immediatamente ritirato dal grande schermo per poi comparire diverse volte negli anni successivi sullo schermo televisivo. Dunque la serie non viene mandata in onda proprio a causa dei problemi riscontrati con il film e viene smarrita nei magazzini della Titanus, dove è stata ritrovata per poi essere restaurata e presentata in questi giorni nella Capitale.
“I film sono come tu li hai fatti e mai come avresti pensato di farli”
Tornatore ha poi raccontato come è continuato il suo sodalizio con Lombardo. Dopo aver firmato un contratto con uno stipendio mensile per la produzione di 3 film in 5 anni, il regista per diverso tempo non riesce a scrivere sceneggiature che convincano. Così racconta il film che avrebbe voluto realizzare dopo qualche anno e con più esperienza a cui pensava dal 1977, Nuovo Cinema Paradiso. Anche se a Lombardo piace molto, in seguito ad alcune divergenze e alcuni confronti che migliorano la sceneggiatura, entrambi arrivano alla conclusione che si deve concludere il rapporto lavorativo con una rescissione contrattuale. I diritti rimangono a Tornatore che poi produrrà il film con Cristaldi e sarà quel film pluripremiato e apprezzato in tutto il mondo, ma questa è un’altra storia.
Paolo Santoro