Il 12 novembre, nella suggestiva cornice della Stanza 8, l’Istituto di Economia e Finanza della Facoltà di Giurisprudenza ha organizzato il seminario dal titolo “Are Trade Agreements Good for You?”, relatore il docente della Yale University Giovanni Maggi. Nel corso dell’ora di intervento, il professor Maggi ha presentato davanti a una platea di esperti del settore i punti salienti e la metodologia di un paper ancora inedito elaborato in collaborazione con Ralph Ossa dell’University of Zurich circa gli effetti sul welfare state degli accordi commerciali internazionali in relazione al fenomeno del lobbismo. L’analisi è stata stimolata dalle recenti proteste contro alcuni accordi, come il TTIP e il CETA, innescati dall’impressione che questi producano benefici esclusivamente per una ristretta cerchia a scapito della società, nonché deregolamentazione e un abbassamento degli standard.
È vero? Nì. Innanzitutto bisogna separare shallow agreements, cioè limitati alla politica commerciale, da deep agreements, cioè che riguardano anche la politica interna. I primi generano effetti positivi sul social welfare, dal momento che neutralizzano l’influenza delle lobby mettendo in competizione tra loro gli interessi degli importatori e degli esportatori; per i secondi la situazione è più complessa. È necessario operare un’ulteriore distinzione all’interno della categoria tra accordi sullo standard del prodotto e accordi sullo standard del processo. Gli effetti sul Social Welfare, infatti, sono differenti.
Nel caso di accordi sullo standard del prodotto, cioè quando il costo di abbattimento del prezzo ricade sulle spalle del consumatore, gli interessi dei lobbisti nazionali e stranieri sono allineati, dando vita al fenomeno di co-lobbismo, nello spingere verso l’allentamento dei limiti e il Social Welfare subisce ricadute negative. Nel caso di accordi sullo standard del processo, cioè quando il costo di abbattimento del prezzo ricade sulle spalle del produttore, questi interessi entrano in conflitto, poiché i lobbisti nazionali mirano a un abbassamento degli standard, mentre quelli stranieri premono per un innalzamento degli standard, e il Social Welfare ne beneficia.