I due più grandi colossi del web, Google e Facebook, sarebbero nel mirino della Corte di Giustizia dell’Unione Europea in seguito ad una sentenza sulla pirateria in internet, che ha dichiarato illegale Pirate Bay, famosa piattaforma svedese per la condivisione dei file online.
Secondo la sentenza, i gestori di Pirate Bay svolgerebbero un ruolo attivo per quanto riguarda la pirateria, in quanto sarebbero responsabili per la violazione del diritto d’autore anche nel caso in cui i contenuti che infrangono il copyright siano caricati da altre persone. La Corte di Giustizia ha motivato la sentenza dichiarando che “gli amministratori di The Pirate Bay non possono ignorare il fatto che tale piattaforma dà accesso ad opere pubblicate senza l’autorizzazione dei titolari di diritti”, soprattutto nel caso in cui, come accade per Pirate Bay, si generino numerosi introiti pubblicitari.
Ad inchiodare Google, Facebook e anche YouTube sarebbe il fatto che, secondo i Giudici, ogni qualvolta che un utente mette dei contenuti online (siano essi musica o video) egli stia facendo una “comunicazione al pubblico”. Tradotto: per i contenuti protetti da diritto d’autore occorre l’autorizzazione del titolare. Google e Facebook sarebbero così gravati da una maggiore e più diretta responsabilità nel caso in cui i contenuti caricati dagli utenti siano considerati illegali.
L’avvocato Fulvio Sarzana, esperto di diritto d’autore, ha dichiarato la sentenza della Corte di Giustizia importante per il mondo della musica e dei film su internet. Inoltre, questa sentenza appare come una rivoluzione, in un mondo sempre più digitalizzato, sempre più dipendente da internet e dai contenuti generati dagli utenti. Google e Facebook (ma non solo), se prima erano considerati degli intermediari online neutrali tra utenti e contenuti, ora dovranno assumere un ruolo attivo nella gestione delle controversie legate al copyright.
Perciò, per i colossi del web ora non basterà più eliminare i contenuti illegali in seguito alle segnalazioni, ma dovranno essere maggiormente responsabili. Google e Facebook subiscono così un altro duro colpo, dopo le ormai note battaglie sulla privacy degli utenti.
Maria Rita Zedda