Lunedì 8 Aprile si è tenuto l’incontro “Vittime civili e inciviltà delle guerre” organizzato dal dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche al Coris. All’evento hanno partecipato diversi esperti con l’obiettivo di portare alla luce i temi riguardanti la guerra e tutte le sue conseguenze a livello globale. Ad aprire la giornata è stata Francesca Farruggia, che ha introdotto le discussioni, presentando gli ospiti.
Il primo intervento è stato di Fabrizio Battistelli, Professore onorario di Scienze Sociali ed economiche e presidente dell’Archivio Disarmo, al quale è stato chiesto come è possibile tutelare le vittime civili di guerra. Il professore ha esordito con una celebre frase: “Tu puoi non pensare alla guerra ma prima o poi sarà la guerra a pensare a te”.
Sono state trattate, in seguito, tematiche riguardanti la IV Convenzione di Ginevra relativa alla protezione delle persone civili in tempo di guerra, citando, inoltre, l’importanza della possibilità di discutere all’interno delle università di temi quali il conflitto bellico senza fare riferimento a contesti politici.
La guerra non è stato l’unico argomento della giornata: è stata posta l’attenzione sulle situazioni di povertà a livello materiale e sociale in cui versano le varie periferie d’Italia e del mondo e di come sia importante attuare tramite leggi interventi efficaci per salvaguardare chi ha più bisogno.
Battistelli sostiene che il conflitto “dovrebbe essere riconosciuto e conosciuto perché sul riconoscimento dei conflitti si può innescare una soluzione non violenta degli stessi”.
A prendere poi parola è stato Luigi Ferrajoli – docente di Roma Tre – che ha offerto una panoramica della contraddizione concettuale tra diritto e guerra: “La guerra è la negazione del diritto, il diritto è la negazione della guerra”, grazie al disarmo dei consociati si è avuto il passaggio dallo stato di natura allo stato civile.
Ferrajoli ha evidenziato il significato dell’idea teorizzata da Tommaso d’Aquino di avere una “guerra giusta” ovvero una dichiarazione di guerra legittima e come obiettivo una giusta causa.
Il tema centrale del dibattito ha riguardato le vittime civili, negli anni sempre in forte aumento.
In particolare sono state prese come punto di riferimento i conflitti in Ucraina e in Medio Oriente. Tanto che, come detto da Ferrajoli, “una guerra giusta dovrebbe essere una guerra in cui i civili non siano al centro del conflitto”.
È stato anche sottolineato il ruolo del soldato che oltre a combattere subisce tutti gli effetti della guerra e sarà destinato alla morte.
Sono stati trattati poi gli aspetti del diritto di difesa e del mercato delle armi, che si instaura nei Paesi destinati ad equipaggiare gli Stati coinvolti nei conflitti.
È intervenuta, a questo proposito, Daniela Belliti dell’Università Bicocca di Milano che ha posto un quesito: “Le donne sono umane?” citando una celebre frase di Catharine Mackinnon.
Belliti ha reso pubblica la situazione delle donne coinvolte nei confilitti, sottolineando le disumane condizioni che sono costrette a subire, come le gravidanze forzate, gli stupri e l’obbligo della prostituzione. Tutti elementi che si catalogano all’interno dei crimini di guerra: “La violenza di genere è una violazione dei diritti umani anche al di fuori dei contesti di guerra”.
Belliti spiega dunque come le donne abbiano sempre vissuto in una posizione di pericolo e quindi in stato di guerra, il loro corpo rappresenta nei conflitti uno spazio di conquista del quale appropriarsi.
Dopo una breve pausa, il dibattito è proseguito con altri interventi. Il tema della guerra è rimasto al centro della questione. Una guerra che – ormai appare chiaro – sembra essere non più di confine ma globale.