Da sabato 3 marzo fino a mercoledì 2 maggio, il Vittoriano a Roma ospita la mostra russa “Haec est civitas mea”. Saranno esposte le opere di stampo avanguardista e non solo, degli allievi dell’accademia di belle arti di Mosca.
Ci si ispira alla vecchia tradizione russa voluta dallo stesso Zar, quella influenzata dall’arte classica e rinascimentale italiana, che nell’ottocento veniva studiata dagli artisti russi spostatisi nella nazione mediterranea. La mostra è nata nel 1987 da Ilya Glazunov e quest’anno è a cura di Ivan Glazunov. Entrambi gli artisti russi Glazunov hanno (e continueranno) a portare avanti un progetto finalizzato alla riscoperta ed alla valorizzazione dell’arte russa, chiamato Stagioni Russe.
Questa espone una notevole cifra di opere che rappresentano temi svariati della tradizione: dai paesaggi innevati delle campagne alle vite dei santi, dalle donne eteree alle ballerine. Oltre all’influenza italiana viene citata anche quella francese dell’ottocento, attraverso rappresentazioni di carattere bizantino. I lavori degli studenti verranno elaborati sia in pittura, che in scultura ed architettura.
L’accademia di belle arti “Il’ja Glazunòv” di Mosca fu fondata trent’anni fa ed anche questa prende parte alla divulgazione della mostra, in favore di una riqualificazione delle opere russe, passate in secondo piano nel periodo del comunismo. L’Italia potrà avere l’occasione ospitare, sul suo territorio, vari aspetti “mozza fiato” della cultura slava, ossia balletti, opere teatrali e cinematografiche, arti visive e molto altro.
“Haec est civitas mea” è solo uno dei duecentocinquanta appuntamenti previsti in tutto il territorio nazionale. Questi sono sostenuti anche dal Governo della Federazione Russa, dal Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa, dalla Ambasciata della Federazione Russa in Italia, dalla Fondazione Internazionale Accademia Arco e dal Centro Studi sulle Arti della Russia dell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Le informazioni sui prezzi dei biglietti e sugli orari di visita si potranno ottenere dal sito del Complesso del Vittoriano.
Sabina Marchetti