Sabato 7 dicembre, giorno della sua vigilia, la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria Più Libri Più Liberi dimostra, ancora una volta, di essere punto di incontro e di confronto. Con l’arrivo dei giorni festivi, la partecipazione diventa ancora più numerosa, con sale gremite di partecipanti. Risulta evidente come una passione – che sia per curiosità, noia, interesse effettivo – possa divenire strumento di aggregazione, in grado di creare nuovi legami e rafforzare quelli già presenti.
Così nei rapporti come nelle redazioni, come raccontano Diego Bianchi e Nicola Lagioia in dialogo con Paolo Di Paolo, il lavoro di gruppo è indispensabile. Infatti, nonostante i loro inizi di carriera siano differenti, entrambi sottolineano la necessità dell’esistenza di un gruppo che esista davvero, in cui ogni elemento, ogni persona corrisponda a un segmento del format.
Con Propaganda Live, Bianchi ha delineato i contorni di un format specifico, basato sulla sua stessa personalità e modo d’essere, poiché – sottolinea – ha iniziato da solo; tuttavia, la sostanza non è (più) data solo da ciò che appartiene a lui in quanto persona e in quanto creatore.
Lucy, invece, è il risultato dell’idea di Lagioia di creare un qualcosa che avesse un suo spazio, continuativo nel tempo, ma ogni volta diverso. Così, ogni mese un nuovo tema porta nuovi contenuti.
Strutture diverse che, però, in entrambi i casi non possono rinunciare a un intero apparato di creatori.
I legami intimi
Ma i legami possono essere molteplici, intricati, con nodi e difficili da sciogliere, insoliti eppure sorprendenti. Se il lavoro di gruppo si manifesta nella costruzione di format, altre forme si scoprono attraverso l’arte delle parole. Il legame che unisce le parole alla musica è la poesia, data da tecnicismi come rime, accenti, figure retoriche e sillabi, ma Stefano Del Bianco, vincitore del Premio Strega Poesia con Paradiso (Garzanti), racconta a Stefano Petrocchi come la capacità di comporre versi, per lui, sia fortemente legata alla naturalezza, in grado di restituire alla realtà le parole giuste. In viaggio con il suo compagno fidato Tito – che si fa Virgilio, l’autore vuole immortalare specifici segmenti di tempo attraverso l’immortalità della parola e la staticità del lungo periodo di isolamento dovuto al Covid-19. Un idillio momentaneo, dato da questa necessità impellente, che si presenta e poi va via, “altrimenti si dovrebbe vivere ogni cosa con il pensiero di scriverla”.
La guida conduce, così, a uno stadio interiore in cui si è semplicemente in contatto con ciò che la natura ha da trasmettere: un legame – appunto – che si fa poi parola.
Ma il tempo dei legami è tema fondamentale anche per un altro Premio Strega: Donatella Di Pietrantonio, che fin dal suo esordio, è incline alla narrazione del rapporto con le madri. In questo caso, però, si tratta di un materno disfunzionale, dove Medea diventa il prototipo di ogni storia, che emerge come un’eco autobiografica. “L’abbandono in presenza” – lo definisce Di Pietrantonio, per indicare quell’esserci senza esserci davvero, di una madre che lavorava nei campi, da cui le narrazioni autobiografiche finiscono, poi, per rappresentare e convogliare in ognuno di noi. La consapevolezza sembra giungere tardi, come per Lucia (protagonista de L’età fragile, edito da Einaudi) così per Donatella. E sullo sfondo c’è l’isolamento dato dalla propria terra natìa, che fa vivere mille secoli assieme perché, lì, tutto arriva successivamente.
Questa conservazione in un tempo arretrato torna, a suo modo, anche in Si muove la città (Quinto Quarto): attraverso un’ode che vuol essere tutt’altro che nostalgica a Roma, il fumetto di Marco Petrella, romano doc, diventa una raccolta di ricordi e oggetti, pensieri sparsi, racconti. Ma il legame con la città è indissolubile, in questo caso; la città è connaturata dai cambiamenti, sarebbe impossibile il contrario. Tra momenti di comicità e altri più intensi, insieme al figlio Martino, l’autore celebra la possibilità e la capacità del cambiamento, in cui il testo diventa come “cartolina sul futuro”.
Quelli che poi diventano vincoli…
Benché simili tra loro, ogni storia si muove con i propri passi, adagio o concitati. Cecilia Lavatore porta in scena il suo stesso libro, edito da Red Star Press. Accompagnata dai brani di Marta La Noce, lo stand diventa palcoscenico per storie reali, concrete e toccabili con mano, di vita quotidiana. L’adolescente Armita, martire, uccisa a Teheran per l’assenza del velo, o di Marilena, donna che viene picchiata dal marito, all’apparenza semplice, buono. Le loro parole si rincorrono durante l’esposizione dell’autrice, e le storie diventano vivide, ricche di particolari, a tratti sarcastiche come atto di denuncia.
… o scelte che darebbero libertà
Infine, il legame può essere costituito attraverso sistemi che donano la possibilità di fare qualcosa che si desidera. Lorenzo Gasparrini e Chiara Lalli, in dialogo con Viola Giannoli, analizzano le motivazioni che portano a considerare la maternità surrogata come scandalosa. Il diritto di scelta non viene tenuto in considerazione; soluzioni non vengono proposte; le scuole sono carenti di educazione affettiva. Il podcast di Lalli si pone questi interrogativi, mentre viene messo in evidenza una politica antiquata, dove a prevalere sono i diritti per famiglie che, ormai, rappresentano una minoranza; mentre quelle “bizzarre”, la maggioranza, continuano a rimanere in attesa.
Famiglie diverse, rapporti complicati, vincoli ereditari: i legami, nelle loro in-finite forme della finitezza umana, sono l’essenza del nostro essere umani mortali.
Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è una parte del tutto. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.
John Donne, Devotions upon Emergent Occasions (1624)