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“I morti rimangono con la bocca aperta”: un film che ti rimane sulla pelle

Presente per il concorso Progressive Cinema alla 17ma Festa del Cinema di Roma “I morti rimangono con la bocca aperta”, film diretto da Fabrizio Ferraro e interpretato dagli attori della Cooperativa Sociale Integrata “Passpartout”: Emiliano Marrocchi, Domenico D’Addabbo, Fabio Fusco, Olimpia Bonato e Antonio Sinisi.

L’opera è ambientata nel 1944 e racconta di un piccolo manipolo di partigiani che, mentre scappa dai tedeschi sugli appennini dell’Italia centrale, incontra una giovane ragazza che si sospetta essere una spia.

Nel racconto il nemico non compare mai, se non nelle parole del personaggio del Commissario, leader del gruppo; gli altri personaggi non se ne preoccupano, il nemico è metafora di un qualcosa-altro, di un altrove. I protagonisti conducono un percorso esistenziale in cui ragionano sul significato della vita: una battaglia che non deve essere fatta per le parole “uguaglianza e libertà”, ma sul loro senso. Una guerriglia sulla semantica dell’esistenza.

Il cast e la troupe, come in un film di Herzog, vivono sulla loro pelle il freddo e le intemperie della montagna, rispettandone i tempi e imparando ad adattarsi a lei, non viceversa.

L’opera è un trattato sul cinema, che, nella sua essenza ontologica, non è altro che luce riflessa a proprio favore ma anche “a proprio sfavore”. “Noi diamo le spalle alla luce e quello che vediamo è una proiezione di noi stessi, come nella grotta di Platone. Come noi siamo il nostro passato, anche la luce che ci illumina proviene dal passato: è in differita.” È a queste parole, profonde quanto efficaci per raccontare un cinema che non può essere spiegato ma solo compreso, che il regista affida l’illustrazione della propria poetica.

Lo spettatore lascia la sala confuso, con meno certezze e più domande di quando era entrato, con la sola impressione che qualcosa sia successo tra lui e la pellicola in quegli 85 minuti di proiezione, un qualcosa che ci “rimane sulla pelle”, come il regista ammette di volere per il proprio cinema.

L’opera è il secondo capitolo, dopo “La veduta luminosa”, di una trilogia denominata “Unwanted”, dedicata, appunto, ai non voluti. Per un cinema solo apparentemente d’elite ma che, in realtà, non vuole nascondere un’identità popolare e una valenza sociale veicolati da una cifra stilistica molto poetica.

In attesa della replica, che si terrà il 21 ottobre alle 21:00 presso il Nuovo Cinema Aquila di Roma, si spera di vedere il film presto nelle sale, apprezzando il coraggio della Festa del cinema di Roma che ha deciso quest’anno di puntare su un’opera di cui il pubblico ha sicuramente bisogno, anche se forse non sa di volere.

Qui il trailer.