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La Sapienza ospita il seminario “Forced to flee. Migrazioni forzate nel Mediterraneo”: un omaggio alla memoria del ricercatore Stephan Donecker

Venerdì 9 giugno nella Sala Lauree del Dipartimento di Scienze Politiche della Sapienza a partire dalle 9.30 ha avuto luogo l’incontro organizzato dalla Cost-Action Pimo, Ithaca “Forced to flee. Migrazioni forzate nel Mediterraneo tra storia e rappresentazione”. Una giornata dedicata all’indagine interdisciplinare del fenomeno migratorio attraverso le analisi critiche ed appassionate di relatori attivi nel panorama accademico nazionale ed internazionale, coordinata dalla professoressa di Storia delle Migrazioni Michaela Valente e dal professore di Storia Moderna presso l’Università degli Studi di Firenze Giovanni Tarantino, Action Chair del progetto PiMO, Cost-Action che ad oggi vanta la presenza di oltre 250 ricercatori impegnati nella ricostruzione delle connessioni culturali ed affettive dei popoli che hanno abitato e percorso il Mediterraneo dal 1492 al 1923.

Emozionante e simbolica la scelta di ricordare il lavoro svolto dal brillante ricercatore Stephan Donecker, scomparso a settembre del 2022, per mezzo di un omaggio epistolare inviato dall’Accademia delle Scienze di Vienna e letto dalla professoressa Ann Thompson.

Al fine di comprendere il fenomeno migratorio, tema quotidiano e protagonista di salotti televisivi e prime pagine, risulta necessario prestare particolare attenzione alla dimensione emozionale del migrante, proporre una contro-narrazione scevra da letture paternalistiche o pregiudizievoli intente a perpetrare e strumentalizzare stereotipi storicamente consolidati, che preveda come fonte principale la voce del migrante, soggetto centrale dell’analisi e non mero dato quantitativo.

Mediterraneo migratorio: definire e raccontare le migrazioni forzate

Il workshop si apre con il lavoro del professor Ermanno Orlando, docente di Storia Medievale all’Università per stranieri di Siena, “Mediterraneo migratorio: una premessa medievale”. Uno studio puntale ed ispirato sui flussi migratori che hanno investito l’Italia nell’ultima parte del Medioevo, con particolare attenzione al pluralismo etnico ed alla convivenza di culture lontane che nel tempo hanno contribuito a plasmare l’identità, o meglio, le identità, della penisola italiana intimamente frastagliata. “Fin dalla fine del 13esimo secolo il meridione di Italia fu investito da flussi migratori crescenti provenienti in gran parte dalla penisola iberica, conseguenza dell’espansione del regno di Aragona verso il Tirreno orientale, soprattutto verso le isole maggiori del Tirreno; Per effetto di ripetute ondate migratorie l’intera regione, qui cito Petrarca, <simile a un vulcano che bolle> si trovò ben presto a fare i conti con una realtà contrassegnata da un accentuato pluralismo etnico e quindi da molteplici forme di convivenza tanto da dubitare della sua stessa identità” afferma il professore, proponendo un viaggio che tocca i domini Aragonesi fino ad arrivare all’eterogenea Venezia (contraddistinta da un’elevata presenza di migranti provenienti dalla Grecia, tanto da venir chiamata “la nuova Bisanzio”) attraverso l’uso di fonti in grado di restituire anche la percezione dello “straniero”, in particolare analizzando testi giudiziari è possibile carpire elementi biografici del migrante, emersi nel corso dei processo e quindi riflettere sulla dimensione emozionale del perseguito.

Proseguendo l’analisi storica del fenomeno migratorio, il professore di Storia Moderna dell’Università della Tuscia Matteo Sanfilippo nella sua riflessione “Migrazioni forzate dall’antichità a oggi: è possibile tentarne una definizione e una storia?” analizza l’utilizzo e la scelta di termini impiegati per descrivere le migrazioni forzate, dall’uso di “diaspora” proposto da Robin Cohen coerentemente alla celebre lettura della storia dell’Umanità quale “storia di migrazione”, alla preferenza dei termini biblici “esodo” o “esilio”. Diaspora, esodo, esilio, profugo e rifugiato emergono quali termini centrali nelle narrazioni delle civiltà del mediterraneo, “il racconto delle migrazioni forzate diventa racconto fondativo di un’entità mediterranea che è ebraica, è cristiana […] ma è anche un racconto islamico” asserisce il professore, sottolineando la necessità di un uso puntuale della terminologia per non incombere in problemi di classificazione o distorsione della percezione del migrante, spesso incanalato nell’unica categoria della migrazione forzata. Come conclude la professa Donatella Strangio la migrazione “è un fenomeno, non un problema” e in quanto tale è necessario “conoscere il fenomeno, non dare soluzioni contingenti”

La Rappresentazione dell’Altro: Stereotipi e strumentalizzazione della figura del migrante

Nella seconda parte del seminario l’analisi si sposta verso la rappresentazione dello “straniero”, prima con lo studio della dottoressa Maria Gloria Tumminelli dell’Università di Cambridge “La strumentalizzazione di uno stereotipo: le Hermandades a caccia di gitanos in Spagna nei secc. XVII–XVIII” volto ad indagare l’evoluzione della raffigurazione dello zingaro (si sottolinea l’uso storico del termine, lontano da accezioni negative attribuite) ed il consolidarsi dell’immagine del gitano “bandoleros”: “Tale costruzione stereotipata dell’identità degli zingari […] è spesso soggetta a cambiamenti e rimodernamenti, basti pensare al passaggio da pellegrini, vagabondi, fuorilegge, banditi, disertori”. Centrale nell’analisi della Tumminelli percezione ed autopercezione del migrante: proiettando sullo schermo opere come “La buona ventura” di Caravaggio o pagine estratte da scritti come la Guitanilla di Cervantes viene raccontata la creazione dell’identità della comunità gitana, plasmata dalle descrizioni europee.

L’attenzione è rivolta ora alla percezione ed alla raffigurazione del migrante, la professoressa dell’Università di Salerno Loredana Lorizzo attraverso un’appassionata lettura di opere focali per la comprensione della rappresentazione dello straniero analizza l’utilizzo di simboli e elementi narrativi da parte di autori disparati ed orientati da visioni del mondo lontane nel tempo e nello spazio. Particolare menzione merita l’opera di Pieter Boel “Moretto con pavone, giovane con uva e cacciagione”, sguardo di uno straniero sullo straniero, interessato ad attribuire dignità al “moro” non elemento scenografico, ma protagonista del dipinto.

“L’occhio migrante” protagonista dell’intervento della professoressa emerge in particolare dal secondo ciclo di opere proposto, firmato dal fotografo africano Omar Victor Diop: si assiste ad una risemantizzazione delle immagini, una riappropriazione della propria identità etnica, spesso anche in chiave ironica. (Vale davvero la pena fare un giro online e dare un’occhiata agli ultimi progetti dell’artista ndr). Che la rappresentazione sia pittorica o testuale risulta innegabile che il linguaggio utilizzato sia di matrice europea, lo stesso utilizzato inoltre dalle contro narrazioni proposte “dall’altro”, riappropriatosi della propria soggettività ma asservito al background culturale occidentale.

L’immagine dell’altro viene affidata all’europeo, come ricorda in chiusura la professoressa Ann Thompson nell’analisi presentata “Moreschi in Nord Africa: vittime, mercanti di schiavi e armi di propaganda”. Attraverso lo studio di fonti preziose, quali gli scritti di Morgan circa l’espulsione dei moriscos dalla Spagna, vengono evidenziate narrazioni distanti, riservate ora a descrivere i “più civilizzati” moreschi spagnoli, ora a rappresentare i “barbari” mori del Nord-Africa. Marginalità, alterità e difficoltà di classificazione riecheggiano nelle conclusioni della mattinata dedicata alla riflessione sul fenomeno delle migrazioni forzate e bene si collocano nel contesto contemporaneo e nell’odierna rappresentazione del “profugo”, relegato a mero elemento compositivo di narrazioni spesso mistificatrici e propagandistiche.

Abbiamo potuto approfondire il tema delle migrazioni forzate con i relatori Diego Pirillo e Maria Gloria Tumminelli.

Intervista dottoressa Maria Gloria Tumminelli

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Intervista professor Diego Pirillo

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