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Il Ragazzo e l’Airone di Hayao Miyazaki, l’ultimo film del maestro dell’animazione giapponese alla Festa del Cinema di Roma

RadioSapienza e Cinemonitor alla Festa di Roma con Alice nella Città

Lunedì 23 Ottobre, all’interno della sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma 2023 e in coproduzione con Alice nella Città, è stato proiettato presso l’Auditorium Conciliazione il film di animazione “Il Ragazzo e l’Airone” del regista giapponese Hayao Miyazaki.

Il Ragazzo e l’Airone: l’anteprima italiana ad Alice nella Città

Nella giornata del 24 ottobre, in una sala piena fino all’orlo, è stato proiettato, per la 18esima edizione della Festa del Cinema di Roma, Il Ragazzo e l’Airone, ultima opera uscita dalla mente del maestro Miyazaki. Quello che doveva essere Si Alza il Vento, cioè l’ultima opera di un autore ormai troppo anziano per continuare, diviene (per fortuna) il penultimo film dell’autore, restando però una delle pellicole meglio riuscite della sua carriera.

In Il Ragazzo e l’Airone si riprendono sempre quei temi tanto a cuore per l’autore, come la guerra, gli animali, gli anziani e la passione del volo, non tralasciando però elementi di novità, nella stessa animazione per esempio, dove si osa con tecniche nuove, non dimenticando lo stile però che contraddistingue lo Studio Ghibli.

Il Ragazzo e l’Airone è una storia fantastica, che ti fa viaggiare con gli occhi insieme al protagonista Mahito e l’airone, sua guida. Per certi versi può ricordare una Divina Commedia sotto vesti modernissime, ma il paragone resterebbe sterile visto la morale diversa dell’opera: l’importanza della famiglia, della vita e dell’equilibrio in ognuna di essa. Studio Ghibli non delude, anzi sorprende, regalandoci dei quadri in ogni frame della pellicola, riuscendosi a superare ogni volta con ambienti mai banali, nuovi, anche molto moderni a volte senza però mai stonare.

I personaggi sono tutti quanti perfettamente contestualizzati, con dei design unici e divertenti, ed anche il più strano animale che Mahito incontrerà, verrà spiegato ed approfondito. La mancanza di un antagonista (come alle solite per Miyazaki) non si sente, anche perché verso la fine ne emerge un qualcuno che potrebbe avvicinarsi a ciò, ma è reso così macchietta e nello stesso tempo con ideali ben validi, che anche lui alla fine sarà solamente un buono raccontato cattivo. Visivamente una delle opere più belle mai viste uscite dallo studio, la trama va interpretata, ed ognuno ne uscirà con una morale diversa, ma comunque importante. Miyazaki dimostra che è ancora in grandissima forma, e speriamo che anche questa volta menta quando afferma che questo sarà il suo ultimo film, ma che comunque resterebbe uno splendido finale per una filmografia che ha fatto e continua a fare la storia dell’animazione.

Francesco Allegrezza

 

Il Ragazzo e l’Airone: la magia della vita quotidiana

Anche questo prodotto del regista giapponese è un capolavoro dell’animazione. Sono pochi gli studi che riescono a creare un film animato con questa qualità. I disegni di Miyazaki già in altri film come Il Castello Errante di Howl, La Città Incantata o in Ponyo sono sempre stati unici e riconoscibili. La sua attenzione ai particolari, ai movimenti o semplicemente al paesaggio è straordinaria. Una nota di merito va al suo modo di rappresentare anche le piccole cose della vita quotidiana con una precisione disarmante, come ad esempio il semplice taglio del pane, con l’aggiunta delle briciole e di tutto ciò che rende quel gesto il più reale possibile.

Se la trama non risulta particolarmente sorprendente, i personaggi, che all’inizio sembrano seri e quasi impassibili, vedono con l’avanzare della storia fuoriuscire la loro emotività e iniziano ad essere più “sinceri”. In particolare è sempre apprezzabile il modo in cui Miyazaki realizza le persone più anziane anche in questo film: divertenti, un po’ goffe però allo stesso tempo sagge e premurose.

Per concludere, il ragazzo e l’airone è un film da non perdere, che corona, ancora una volta, il talento di un grande regista e di un grande studio di animazione.

Matteo Lupi

 

Il Ragazzo e l’Airone: il ritorno del maestro dell’animazione giapponese

Martedì 24 ottobre è stato proiettato presso il cinema Giulio Cesare di Roma, all’interno della sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma e in coproduzione con Alice nella Città, il nuovo anime distribuito dallo Studio Ghibli, diretto dal Premio Oscar Hayao Miyazaki ed intitolato “Il Ragazzo e l’Airone” (“The Boy and the Heron”).

Nonostante Miyazaki avesse annunciato il suo addio alle scene con Si Alza il Vento, torna quest’anno con la storia di un ragazzo, Mahito, che, durante la seconda guerra mondiale, si è ritrovato da un momento all’altro senza una mamma e, come se nulla fosse, in un’altra città, dove vi abita la zia. Proprio in questa nuova casa scopre una torre che lo trasporta in un altro mondo, separato ma allo stesso tempo legato con il nostro, in cui la fisica vale ma allo stesso tempo viene meno, dando spazio alla liquidità, in cui le azioni valgono più di mille parole, un mondo assurdo ed inquietante, che in fin dei conti non è più assurdo del nostro.

Un problema del lungometraggio, probabilmente, è la poca discorsività dei personaggi, preferendo piuttosto dare spazio ai suoni: i passi mentre i personaggi camminano, il soffio del vento o i versi degli animali, rendono il film lento in alcuni momenti, ma, al contempo, coinvolgono la sala facendola sentire come parte della storia stessa. Ad ogni modo quello di Miyazaki è un capolavoro artistico, non di meno delle sue precedenti opere: i disegni, i colori e l’attenzione ai particolari è assolutamente degno di nota, riprendendo e celebrando anche le sue opere passate, come le domestiche della nuova casa di Mahito, che sembrano ricordare Yubaba (personaggio tratto da La Città Incantata), oppure come i piccoli demoni del fuoco (personaggi tratti da Il Castello Errante di Howl) che sembrano essere ricordati con le forme aeree dei futuri nascituri. Una storia che parla di equilibrio, di guerre e di storie che si intrecciano, volontariamente o involontariamente.

Filippo di Giovanni