“Le nostre diversità sono il nostro più grande punto di forza per il futuro, se messe insieme sotto la bandiera della cooperazione”. Con queste bellissime parole la presidentessa della OneEurope Onlus Andrea Arnautu, presenta l’associazione promotrice del concorso giunto alla premiazione dei piccoli e grandi artisti stranieri, o con un genitore straniero, che attraverso disegni e pitture hanno rappresentato il loro concetto di radici e quindi di appartenenza e inclusione. “Armati” di colori e pennelli sono riusciti a rendere con semplicità le infinite sfumature del significato della parola integrazione, tema centrale del convegno che ha aperto il pomeriggio presso il Co.Ri.S.- Sapienza lo scorso venerdì.
Gli studenti stranieri sono un valore aggiunto per un ambiente universitario stimolante ma sopratutto una risorsa necessaria per la società e l’economia, interviene il Prorettore alle “Reti Universitarie Europee” Luciano Saso. Tuttavia è necessaria una condivisione continua di informazioni, dati e idee, di una rete, appunto, affinchè la parola integrazione non risuoni più nella frase “il problema della”. L’importanza di aderire a tali progetti la possiamo constatare, dai resoconti degli Expert Meeting sulla salute dei migranti condotti dall‘ M8Alliance- rete coordinata dall’Università medica “Charité” di Berlino– di cui la Sapienza fa parte. Questi, hanno messo in luce che gli immigrati, sopratutto se clandestini, tendono a sviluppare delle psicosi dovute alle disumane condizioni che devono subire e sopportare anche per anni. Di questo non se ne parla, o se ne parla poco ma grazie alle cooperazioni universitarie si possono immaginare e costruire strategie internazionali al fine di informare e rispondere efficacemente.
Come mai la realizzazione di tale processo non arriva mai al termine nonostante i numerosi incentivi? Si parla di libera circolazione dei cittadini europei, quadro delle competenze, trattative per il riconoscimento dei titoli, e poi?
La riposte si devono cercare nella rappresentazione mediatica dello straniero/migrante, spiega la Prof.sa Mihaela Gavrila, docente di comunicazione presso il Co.Ri.S- Sapienza, che viene dipinto come competitore al livello sociale e lavorativo. I servizi in tv ribadiscono i soliti concetti:”C’è poco lavoro e ce lo rubano” oppure “Non abbiamo di come e dove vivere, dove li mettiamo? Se ne devono andare”. Il flusso migratorio viene narrato come catastrofe, invasione e onda anomala. Questi i dati dell’Osservatorio Europeo Sulla Sicurezza 2016 sulla percezione dei cittadini italiani e non. L’Italia risulta essere il paese con il più alto tasso al mondo di ignoranza sull’immigrazione, come da relazione della Commissione “Jo Cox” del 2017. Tutto ciò delinea come la paura dell’altro, dello sconosciuto, generi insicurezza, angoscia per il futuro e una visione triste del presente. Insomma un sistema ricorsivo e tossico tra percezione, paura e disinformazione. Citando Spinoza viviamo in un’epoca dominata dalle «passioni tristi», concetto riadattato al contesto attuale da Miguel Benasayag e Gérard Schmit, nel libro intitolato, “L’epoca delle passioni tristi” ovvero potenti percezioni di impotenza e fragilità, di fronte allo sgretolamento delle fondamenta della società.
I tempi non sono così neri come vengono dipinti, poiché grazie alla presenza di stranieri nel nostro paese, l’età media stimata intorno ai 45 anni si è abbassata, mentre è cresciuto l’indice di natalità che nel 2010 era pari allo 0, 33% con un una media di figli per famiglia dello 1,3% , mentre oggi è al 1,9%; oltre a ciò essi svolgono una serie di lavori che “l’italiano non vuole più svolgere” come assistenza agli anziani, edilizia e carpenteria, facendo girare l’economia. Contaminano e vivacizzano società e cultura creando valori fondamentali e non aggiunti che vanno a risaldare quelle fondamenta sgretolate, citate in precedenza e passando da causa a cura per questa crisi epocale.
Se il futuro non è solo un fatto culturale ma mediale, ovvero i media contribuiscono alla rappresentazione della realtà, ci sono buone nuove anche dalla RAI che ha introdotto dal 2018 il “Bilancio Sociale”, una dichiarazione di impegno data dalla “consapevolezza del contributo che Rai Radiotelevisione italiana può dare allo sviluppo sostenibile dell’intero sistema Paese,[…]sotto il profilo di argomenti […]quali i diritti umani, le pari opportunità, il contrasto a ogni forma di discriminazione, […] e l’attenzione allo sviluppo delle risorse umane e dei giovani…“
Al tavolo dei relatori si avvicendano ancora Fabrizio Dell’Arno, professore della “Rome University of fine Arts”, il quale prosegue il fil rouge della rappresentazione dello straniero ma cambiando prospettiva, adottando quella del migrante ed entrando in un ottica più intima e sentimentale: la solitudine, il dolore del distacco dagli affetti come dalla terra natia, i sogni e le speranze. Ci ricorda, che non molto tempo fa erano gli italiani che, con il magone e la paure scritte in volto salivano su una nave destinazione Stati Uniti o su un treno per la Germania o un indefinito nord. Se sbarcavano o arrivavano in stazione, avevano le stesse espressioni che oggi possiamo ritrovare sui volti delle persone in arrivo a Lampedusa, per esempio, quando un atto di umanità ha impiegato mesi ad arrivare, tra improperi di “ autoctoni” , anche politici, ignoranti della nostra stessa storia.
I migranti attualmente, patiscono espatri ben peggiori dei nostri avi non solo per le “condizioni di viaggio” ma perchè, anche quando si tratta di cittadini europei con competenze specifiche, questi si trovano imbrigliati nella burocrazia che diventa un vero e proprio ostacolo rispetto al raggiungimento di un tenore di vita accettabile.
Durante questo convegno abbiamo avuto relatori e ospiti esemplari e testimoni della fatica affrontata per realizzarsi e integrarsi tuttavia era doveroso per il prof.re Antonio Ricci-docente all’istituto IDOS e curatore del volume “L’Europa dei talenti”-parlare della grande fetta di stranieri che pur essendo altamente qualificati una volta trasfertitisi in altri paesi, rinuncino al riconoscimento delle loro competenze ricominciando da zero o cambiando completamente ambito. Si tratta di una grande perdita economica e sociale, sopratutto in considerazione del fatto che attualmente il panorama lavorativo europeo richiede figure specializzate come medici e infermieri ma che tale offerta non può essere soddisfatta poiché non esiste ancora un’efficace equipollenza delle competenze. In Italia, prosegue ancora il nostro relatore, la percentuale dei laureati è in continua diminuzione come anche il livello di istruzione media, tuttavia siamo il paese che più di tutti gli altri in Europa fornisce laureati. Difficilmente, tali cervelli fanno ritorno in patria nonostante le rinunce di fronte alle quali potrebbero trovarsi. Motivo per cui, conclude il prof.re Ricci, sarebbe fondamentale chiedersi cosa fare per colmare questo gap strutturale.
Questo doppio appuntamento si conclude con l’intervento di Alessandro Falcioni, rappresentante dell‘Associazione Cittadini Del Mondo, sita a Roma nel quartiere Quadraro, popolare e multiculturale, esempio di inclusione e tela per opere di street art internazionali. Il centro è polo di aggregazione sociale e funziona ambivalentemente per chiunque voglia seguire corsi di lingua italiana, attività teatrali e proiezioni, o fruire di una meravigliosa biblioteca.
La diversità è un valore fondamentale ma dinamico, nel senso che non potrà mai saturarsi quindi potenzialmente costituisce linfa infinita per la società. Speriamo quindi che essa lo assorba al più presto e definitivamente al posto di considerarla un problema.
Area Social e realizzazione video a cura di Marzia Baldari.
Interviste a cura di Eleonora Di Giacobbe.
Articolo a cura di Chiara Mastrucci.