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Ivrea, patrimonio mondiale dell’Unesco

      Intervista ad Enrico Giacopelli

Al dipartimento di PDTA della Sapienza, nell’ambito del convegno internazionale “Patrimonio culturale e rigenerazione urbana” si è svolto un evento dedicato al caso di Ivrea, una città industriale patrimonio mondiale dell’Unesco. Ad aprire l’evento è stato il professore di architettura Paolo Galuzzi, seguito dagli interventi di Alberto Redolfi , coordinatore progetto icona e officine ICO, Renato Iavarini , attuale capo di gabinetto della città di Ivrea, Enrico Giacopelli , architetto e socio di G studio architetti di Torino, e Cino Zucchi, architetto e professore del politecnico di Milano.

La città di Ivrea è stata iscritta come patrimonio mondiale dell’Unesco nel 2018. La ricchezza materiale e immateriale che si trova nella città si estende per una “property” di 50 ettari ed è caratterizzata da 27 beni tra edifici e complessi architettonici, per la maggior parte privati e solo il 2% pubblici. All’ apice della crisi industriale che travolse l’ azienda Olivetti iniziò il processo di rigenerazione che portò ad investire sull’architettura catalogando il patrimonio architettonico moderno di Ivrea, ai sensi della legge regionale. Originariamente furono censiti 230 edifici, realizzati tra il 1920 e il 1990. Ad oggi risultano esserci 260 edifici, che rappresentano la complessità della città contemporanea perfettamente integrata con la città parallela e il centro storico. Il progetto è stato coordinato dall’architetto Giacopelli.

Dopo il censimento, nel 1998 nacque l’idea di instituire un percorso di visita a cielo aperto: il “MAAM” (Museo a Cielo Aperto dell’ architettura  moderna di Ivrea) , reso possibile grazie alla disponibilità di Olivetti. Il MAAM non fu solo un museo a cielo aperto, ma un progetto di sensibilizzazione per l’intera comunità di Ivrea, che in un momento di crisi erogava tra i suoi servizi una consulenza gratuita per chi avesse voluto investire sulla manutenzione degli edifici. La svolta avvenne nel 1999 con il nuovo piano regolatore che sancì il patrimonio moderno di Ivrea. Quest’ultimo è un formale riconoscimento con una disciplina propria, attraverso la simulazione della carta per la qualità e una specifica normativa dedicata, rivolte non solo alle architetture ma anche alla paesaggistica radicata. Nel 2006 il piano giunse al termine grazie ad una geniale intuizione di Laura Olivetti: si volle celebrare il patrimonio moderno di Ivrea avanzando la candidatura per l’Unesco gestita per intero da Renato Iavarini . Nel 2018  Ivrea ottenne il riconoscimento e fu premiata per il ruolo assunto dalla fabbrica, come motore di ricchezza. Questo scatenò un forte interesse intorno al patrimonio industriale, tanto che venti imprenditori del territorio istituirono la Società ICONA SRL, che, con il contributo di Cino Zucchi, oggi si adopera con l’intenzione di ripopolare le fabbriche e di metterle al centro della vita produttiva sociale e culturale del territorio. ICONA é consapevole che non si può vivere di passato ma che bisogna mettersi alla prova. La società Icona crede nel valore simbolico della fabbrica e nel lascito inestimabile del pensiero imprenditoriale di Olivetti, valore che non può andare disperso.

Il Patrimonio culturale riconosciuto dall’UNESCO ha mantenuto nel tempo la sua integrità e la sua originalità sia nei suoi caratteri architettonici sia negli spazi esterni. Particolare attenzione è riposta nella restaurazione e manutenzione periodica degli edifici, esclusi gli edifici di classe A. Tutto questo avviene attuando dei processi di miglioramento controllati di edifici fabbricati prima della guerra, conservando la consapevolezza che ogni architettura è un ‘opera unica e irripetibile di chi l’ ha scritta, pensata, realizzata e vive lì da tempo. Come diceva Olivetti, “l’urbanistica governa l’economia e non l’ economia governa l’ urbanistica”.