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La Domus delle Sette Sale: ipotesi e confronti sull’architettura romana tardo-antica alla Facoltà di Architettura

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Martedì 3 dicembre presso l’aula Fiorentino della Sede di Valle Giulia si è tenuto l’incontro “Riflessioni sull’architettura residenziale romana. L’età tardoantica. La domus delle sette sale e il repertorio formale coevo nell’edilizia abitativa”. Durante la mattinata di studi sono intervenuti Rita Volpe della Sovrintendenza di Roma Capitale, la dottoranda Flavia Benfante della Università di Roma “La Sapienza, il professor Rafael Hidalgo Prieto della Universidad “Pablo de Olavide” di Siviglia e il professor  Federico Cantini dell’Università di Pisa, nonché si è conclusa con una breve tavola rotonda per stimolare il confronto tra i partecipanti. Il fulcro della conferenza è stata la tesi di dottorato di Flavia Benfante sulla domus di epoca tardo-antica che si sviluppa sopra la cisterna delle Terme di Traiano sul Colle Oppio e il dibattito è stato arricchito da vari confronti e paralleli con soluzioni architettoniche di edifici coevi, come il palazzo di Cercadilla a Cordova e la villa dei Vetti a Valdarno.

Le Terme di Traiano, finanziate con parte del bottino proveniente dalla vittoriosa campagna di Dacia e commissionate dall’imperatore all’architetto di fiducia Apollodoro di Damasco, costituiscono una gigantesca opera che si estende su una superficie di 60000 metri quadrati sulla sommità del Colle Oppio, si divide in un corpo centrale per il bagno (detto “balneus”) e uno spazio verde esterno per l’attività fisica (detto “xystus”) ruotati di 35° sull’asse sud-ovest e ha rappresentato il modello delle terme imperiali realizzate in periodi successivi. Per soddisfare l’enorme fabbisogno idrico della struttura fu costruita una cisterna di 2500 metri quadrati capace di contenere 6 milioni di litri e alimentata da un acquedotto: le Sette Sale.

Sull’estradosso delle volte di queste Sette Sale – che in realtà sono nove – furono edificati alcuni locali di servizio in funzione del magazzino posto davanti alla cisterna che, nei secoli posteriori, sarebbero stati affiancati da nuove stanze e riuniti in un’unica domus. L’ipotesi della domus tardo-antica, sostenuta dalla Benfante, è stata avanzata dal celebre archeologo Federico Guidobaldi. Rita Volpe, inoltre, ha presentato la suggestiva possibilità secondo cui la costruzione sarebbe stata già adibita ad uso abitativo in epoca traianea, quale concessione al gestore delle terme Marco Ulpio Domestico, un ex-atleta.

In primo luogo, Flavia Benfante ha sottolineato il grosso problema di datazione per quanto riguarda i diversi ambienti della domus. Lo studio si è sviluppato su un’analisi indiretta delle murature basata su fonti scritte a causa dell’inagibilità del sito e un’analisi tipologica sulle stanze a confronto con soluzioni architettoniche della stessa epoca. Ciò ha prodotto l’ipotesi di uno sviluppo in tre distinte fasi: una prima fase come progetto connesso al magazzino e modificato da una serie di interventi minori; una seconda fase in cui prende forma la domus vera e propria, divisa tra parte occidentale a uso termale e una parte orientale di rappresentanza che presenta la sala basicale, cifra stilistica dell’architettura residenziale tardo-romana; una terza fase di monumentalizzazione, che prevede l’inserimento di elementi di pregio come la sala polilobata settentrionale.

L’incontro è stato organizzato dal professor Alessandro Viscogliosi e dalla dottoranda Flavia Benfante del Dipartimento di Storia disegno e restauro dell’architettura – Dsdra.

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