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La Repubblica di Platone e la donna nell’Atene di Socrate

In data mercoledì 30 maggio, presso l’Aula seminari di Villa Mirafiori, si è tenuto un evento dedicato alle due ondate della Repubblica di Platone. L’ospite speciale di tale incontro è stata Cinzia Arruzza, insegnante alla New School for Social Research di New York, affiancata dal Professore di Storia della Filosofia antica Emidio Spinelli. Cinzia Arruzza non esaurisce i suoi interessi a quelli di un’antichista bensì amplia i suoi studi al marxismo e al femminismo, riletto con una prospettiva finalizzata a riesaminare il ruolo delle donne nel mondo antico.

L’ospite ha subito specificato che il dibattito sul rapporto tra donna, virtù e anima ha origine nei discorsi di altri socratici quali Senofonte, Eschine e Antistene, per poi situarvi la visione platonica. Secondo alcuni interpreti nella prima ondata non è presente un’argomentazione robusta con cui Socrate possa sostenere la necessità di includere le donne col talento necessario nella classe dei guardiani. Seguendo la logica di tale teoria questa inclusione andrebbe spiegata con la seconda ondata, nel momento in cui, avendo abolito l’oikos, dunque il concetto di famiglia nucleare, si sente la necessità di occupare il tempo delle donne e non nella sfera privata, ormai completamente collettivizzata, bensì in quella pubblica. Ecco che tale attribuzione di incarichi e l’inclusione della donna in società non risulterebbe un riconoscimento al talento naturale del sesso in questione. Ciò implicherebbe, da parte di Socrate, la violazione del principio di specializzazione, principio in base al quale ogni individuo dovrebbe impegnarsi in quelle funzioni per cui ha un talento naturale e innato.

In realtà Socrate, riguardo le capacità della donna in confronto a quelle dell’uomo, afferma che vi è un egual distribuzione di capacità naturali tra i sessi, le quali sono però diversamente assimilate e sfruttate tra uomo e donna. Socrate aveva infatti in precedenza dichiarato che il genere femminile viene superato da quello maschile in tutte le operazioni umane, calcando l’elemento della debolezza della donna. Secondo Cinizia Arruzza, però, vi è un modo per non prendere alla lettera ciò che Socrate afferma e guardare oltre le singole parole. Vi è infatti stato un tentativo di attribuire tale debolezza esclusivamente all’elemento muscolare, in realtà Socrate ne parla, oltre che al livello corporeo, anche a proposito di memoria, capacità e rapidità di apprendimento e in generale riguardo gli aspetti cognitivi.

Ecco che questo non può riferirsi a uno status psichico della donna inferiore di per sé, in quanto Socrate stesso ha affermato che le capacità innate sono distribuite ugualmente. A questo punto entra in gioco la tesi della Professoressa Arruzza, la quale, studiando dettagliatamente ogni passo degli scritti socratici e platonici, è giunta alla conclusione che è necessario prendere in considerazione il legame tra corpo e anima per spiegare la visione socratica su tale argomento. A suo avviso la questione si spiega nel libro Tre della Repubblica, in cui si discute del training fisico dei guardiani, sottolineando come quest’ultimo abbia come scopo finale l’anima e non il corpo, in quanto un mancato o sbagliato addestramento del corpo può incidere negativamente sull’anima, rendendola codarda o aggressiva. Questo istituisce una forte interazione tra anima e corpo, in quanto non si tratta solo del ruolo determinante che ha l’anima nel rendere sano il corpo ma anche della capacità del corpo di interporre ostacoli sulla strada dell’anima verso la virtù. Ecco che la differenza di virtù dell’anima si spiega proprio nella relazione tra il corpo femminile e l’anima che tale corpo ospita, in quanto il primo risulta essere estremamente cagionevole, presentando dunque una maggiore predisposizione alla malattia. Queste informazioni sono consultabili approfonditamente nei trattati ginecologici, i quali fanno emergere la teoria generale, presentata dagli autori ippocratici, che si basa sulla convinzione che il corpo della donna presenta due deficienze costitutive naturali. La prima è la porosità della carne, la quale accumula fluidi creando così disfunzioni interne; la seconda consiste nel diretto collegamento dell’utero alla bocca mediante un canale che rende l’utero mobile, in grado dunque di spostarsi all’interno del corpo, causando soffocamenti e problemi a svariati organi. È dunque incluso nello studio scientifico dell’epoca che il corpo della donna sia in costante disequilibrio e ogni irregolarità può essere origine di un’eventuale malattia. Le conseguenze di questa instabilità non sono solo fisiche bensì anche mentali secondo Socrate, comportando dunque malattie psichiche, sragionamenti, sbalzi d’umore e in generale effetti negativi sulla mente e sulla memoria.

Dunque l’ospite, in conclusione, ha dedotto che Socrate intende la differenza sessuale tra uomo e donna non dal punto di vista dell’anima e della psiche di per sé, bensì dal punto di vista corporeo, che si riflette, però, anche sugli altri livelli, espandendo tali “limiti” fisici alla mente e all’anima. Infatti, a causa del corpo femminile visto come ostacolo all’esercizio della virtù dell’anima e a causa dell’integrazione tra corpo e anima, la fusis, intesa come insieme dei due, risulta inferiore a quella maschile.

Ecco che in tal modo Cinzia Arruzza ha fatto un quadro del modo in cui la donna veniva vista ai tempi dell’Atene di Socrate, nel cui pensiero, rispetto ad altri estremamente più categorici, se analizzato a fondo e ben confrontato con elementi anche scientifici, risiede la base per l’elaborazione della parità dei sessi.

Intervista a Cinzia Arruzza, Insegnante alla New School for Social Research di New York:

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