In occasione della Giornata Internazionale della popolazione romanì che cade l’8 aprile di ogni anno, lo scorso 5 aprile si è tenuto presso il Nuovo Teatro Ateneo della Sapienza Università di Roma la conferenza-concerto dal titolo “Rom e Sinti. Dalla conoscenza alla coesistenza: incontro di culture, musica e diritti”.
Ad aprire l’evento un videomessaggio della rettrice Antonella Polimeni, la quale ha ricordato l’importanza di combattere qualsiasi forma di discriminazione, sottolineando come la storia della cultura romanì sia passata per anni in secondo piano nonostante la capillare presenza sul territorio italiano di tale gruppo etnico.
La cultura romanì nella storia europea
Ad intervenire anche la Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia Arianna Punzi che, nell’omaggiare il costante impegno del Dipartimento Saras nel dialogo interculturale e interreligioso, ha riflettuto su quanto in realtà la cultura europea sia stata ampiamente influenzata da quella romanì.
Come ha spiegato, infatti, anche il professor Gaetano Lettieri, Direttore del Dipartimento SARAS, “il dovere dell’università è fare cultura e fare cultura vuol dire aprirsi alle tradizioni degli altri“. Un impegno che l’università ha sempre tenuto ad adempiere e di cui le ultime generazioni di studenti sembrano farsi portavoce: “sono felice che i giovani ci superino in sensibilità, amore e intelligenza nel creare connessioni”.
Fra i tanti ospiti, infatti, molti giovani attivisti o esponenti di diverse Associazioni del territorio, che sono intervenuti con testimonianze sentite e mai banali.
Un esempio è quello di UNAR (Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali), rappresentato dal Direttore Mattia Peradotto, il quale ha giustamente spiegato che “il problema delle comunità Rom e Sint non è solo un problema sociale e di ordine pubblico” e che “bisogna partecipare alla vita collettiva di queste comunità”. Solamente in questo modo, infatti, si può restituire la verità alle nuove generazioni, recuperando la memoria e ammettendo che un pezzo della storia del nostro Paese è anche un pezzo della storia delle prime comunità rom che hanno vissuto in Italia dal 1422.
La musica come mezzo di unione
A rendere interattivo l’evento è stata anche la presenza di Gennaro Spinelli e Santino Spinelli, due musicisti e rispettivamente Presidenti di UCRI (Unione delle Comunità Romanès in Italia) e Associazione Thèm Romanò, i quali hanno partecipato ai dibattiti e intrattenuto il pubblico con la loro musica: il 10 aprile suoneranno, infatti, per la prima volta come solisti alla Scala di Milano.
La musica, quindi, come patrimonio immateriale di una comunità, capace di costruire identità sociale: prezioso in tal senso è stato infatti l’intervento del professore di Antropologia del suono Antonello Ricci, docente alla Sapienza specializzato in musicologia e discipline etnoantropologiche.
L’importanza della cooperazione
Alla fine dell’evento, gli interventi di alcuni attivisti che combattono ogni giorno in prima persona: Simone Santoro del progetto “Memorie a più voci“; David Fiorentini e Fabian Durrani per UGEI (Unione Giovani Ebrei d’Italia) e GMI (Giovani Musulmani d’Italia), a ricordare che tutte le discriminazioni sono uguali e meritevoli d’attenzione; Kwanza Musi Do Santos dell’Associazione “Questa è Roma”; Soumalia Diawara, scrittore e attivista; Asia Cione per l’Associazione “Libellula” e Andrea Cira de “Le Recensioni Non Richieste”, attivisti entrambi per i diritti della comunità LGBTQIA+.
Un evento aperto a tutta la comunità e che la Sapienza ha avuto l’onore di ospitare: quella del 5 aprile è stata infatti solo una delle numerose tappe della “romanì week” per portare testimonianze in giro per l’Italia che si concluderà con il concerto alla Scala di Milano.
Intervista al musicista Santino Spinelli