Un’incantevole Arena di Verona ha ospitato il concerto di Gazzelle che, il 16 maggio, si è esibito in occasione del tour Dentro per sempre 2024.
È con Fottuta Canzone che l’artista decide di aprire la serata nella romantica cornice veneta, un omaggio alla lunga setlist fatta di circa 28 brani tra ricordi di album passati e canzoni più recenti, e con un finale a sorpresa che ha visto la riproduzione della melodia di Mezzo Secondo, inedito uscito in data 24 maggio.
Tra ieri e oggi, il percorso di Flavio
Quasi dieci anni di carriera, iniziati in anonimato tra le vie della Capitale. Mentre l’indie si trasformava e cominciava a essere considerato un genere. I fan di sempre riempivano concerti tra Monk e Atlantico, che lo hanno portato fino all’annuncio di un tour negli Stadi (Circo Massimo a Roma e Olimpico a Milano), con tappa a Sanremo con Tutto Qui, cantata anche all’Arena.
Testi che sanno colpire al cuore, che sono in grado di creare immagini del quotidiano, tra amori tristi del suo repertorio e quelli felici di La Prima Canzone D’Amore, come racconta Flavio Pardini, vero nome dell’artista.
E la bravura di Gazzelle sta proprio nella capacità di raccontare storie, le sue, in cui chiunque possa riconoscersi, e mentre le versioni in studio raccontano melodie incise, nel live il cantante dà il meglio di sé. Tra grida, “rega’” e “daje”, coinvolge il pubblico nei suoi stessi testi che porta in platea con rabbia e grinta, e dona a ogni traccia una nuova interpretazione e poesia.
Non solo Gazzelle…
La presenza di due ospiti ha arricchito la serata e il palco: sulle note di Il Meno Possibile, Marco Mengoni ha salutato il pubblico veronese; con Milioni, Fulminacci ha cantato insieme allo storico amico.
Senza dubbio, però, il momento più magico è stato dato dal medley acustico che ha ripercorso i primi successi di Gazzelle: con Nero, Coltellata, Sayonara e Scintille, l’Arena ha goduto della musica nella sua forma più intima, fatta solo di voce e chitarra, con sfondo di brillanti luci e silenzi che hanno riecheggiato nel cuore del pubblico.
E sulle note di Flavio, dai! Flavio, dai! Flavio, dai! Flavio, dai Fla’… e Zucchero Filato, l’Arena si è divertita ballando e urlando all’unisono.
Una catarsi che parte proprio dalla condivisione di emozioni intime, di pensieri personali e ricordi che fanno male ma sanno anche fare bene, col tempo, grazie alla musica. Perché non c’è niente di meglio che gridare contro il cielo che non c’era luna piena e che settembre è un mese di merda per ricominciare.
E con sound innovativi, ancora più punk e melanconici, Flavio Pardini sa come conquistare una platea in un interminabile Superbattito.