Con Domenico De Masi perdiamo una parte della nostra Sapienza, senza mai dimenticare quanta saggezza il Professore e il già Preside (il secondo, per precisione) della neonata Facoltà di Scienze della Comunicazione sia riuscito a lasciare in dono alla nostra Università e alle generazioni di studentesse e studenti che hanno avuto la fortuna di incontrarlo.
Domenico De Masi lascia un vuoto incolmabile all’interno della comunità accademica del nostro Ateneo e nel mondo della sociologia italiana. Dopo aver iniziato la carriera universitaria come Assistente alla Cattedra di Sociologia all’Università di Napoli dal 1961, nel 1968 De Masi è diventato Professore, insegnando all’Università di Sassari (1968-1971), all’Istituto Orientale di Napoli (1961-1973) e all’Università Federico II di Napoli (1974-1977), prima di entrare nel 1977 alla Sapienza, dove ha insegnato Sociologia alla Facoltà di Magistero, Sociologia del Lavoro nelle Facoltà di Sociologia e di Scienze della Comunicazione e Sociologia delle professioni preso la Facoltà di Scienze Sociali.
Della Facoltà di Scienze della Comunicazione è stato anche Preside nei primi anni Duemila, contribuendo con impegno e determinazione all’affermazione nel panorama universitario di una Facoltà nata da pochi anni. Lì ha dato vita al Master in Comunicazione e Organizzazione. Ed è proprio negli anni a cavallo dell’inizio del nuovo millennio che De Masi ha diretto la collana “La Società” per l’editore Franco Angeli e ha pubblicato volumi come Ozio creativo, La fantasia e la concretezza e L’emozione e la regola. I gruppi creativi in Europa dal 1850 al 1950, nei quali ha indagato il tema della creatività come sintesi di fantasia e concretezza, coniando il concetto di ”ozio creativo” come mix di lavoro, studio e spirito ludico. Ambiti di studio innovativi e originali, così come lo era il suo metodo di insegnamento, apprezzato dalle migliaia di studenti e studentesse, come da tutti quelli che hanno avuto il privilegio di conoscerlo direttamente o attraverso il suo lavoro di sociologo pubblico, che ha sempre messo il proprio sapere a servizio della società. Per capirlo, basta sfogliare un numero qualsiasi di quel meraviglioso hub culturale rappresentato dalla rivista “Next. Strumenti per l’innovazione”: volumi (quasi) tascabili, ciascuno dedicato a un tema rilevante con il quale la società del momento si stava confrontando, da portare con se come bussole per navigare nei mari del cambiamento.
Fondamentale è stato il suo lavoro nell’elaborazione e nella diffusione del paradigma post-industriale e nell’analisi del modello sociale basato sulla produzione di informazioni, servizi, simboli, valori, estetica come conseguenza del progresso in campo tecnologico, dello sviluppo organizzativo, dei processi legati alla globalizzazione, del ruolo dei mezzi di comunicazione e della scolarizzazione di massa. Tra le tante intuizioni di De Masi anche quelle legate al lavoro agile, fenomeno esploso durante la pandemia del 2020: già nel lontano 1995 aveva fondato la SIT, Società Italiana Telelavoro. Proprio allo smart working è dedicato il suo ultimo volume La rivoluzione del lavoro intelligente, pubblicato nel 2020.
Sarà ricordato anche per il suo impegno civile e politico, in particolare per il suo operato nel comune campano di Ravello, dove fu assessore alla cultura e al turismo dal 1994 al 1995 e presidente della Fondazione Ravello per due mandati dal 2002 al 2010, rilanciando il Festival di Ravello e impegnandosi in prima persona per la realizzazione dell’Auditorium Oscar Niemeyer.
Per tutto questo e per quanto di una vita non può essere restituito in poche righe, la comunità Sapienza si stringe alla moglie e alle figlie del Professor Mimmo De Masi, e lo ricorda con affetto e gratitudine.