Nella giornata di Lunedì 17 giugno si è svolto il seminario dal titolo “Serendipità, trovare qualcosa mentre si sta cercando qualcos’altro” presso il Dipartimento di Lettere in Sapienza. L’incontro, organizzato dai dottorandi del corso di Storia, antropologia e religioni ha avuto come ospite speciale la professoressa Simona Negruzzo dell’Università di Pavia ed esperta nel campo della metodologia della ricerca storica.
Il termine Serendipità, al centro di questo ciclo seminariale, evoca, a detta della professoressa Negruzzo, due concetti fondamentali: casualità, ma anche costanza e rigore nella ricerca, predisponendo lo studioso a ciò che è nuovo e sorprendente.
Il concetto ha origini antiche, facendo di fatti riferimento ad un vecchio racconto della tradizione Persiana: 3 fratelli, eredi del regno di Serendip (oggi Sri Lanka), partono alla volta di un indovino per ricevere una risposta concreta sulla questione dell’eredità che li riguarda. In questo viaggio troveranno cose che non vanno ricercando, ma approndiranno conoscenze che non credevano di poter raggiungere.
Sul concetto di Serendipità si sono inoltre interrogati numerosi studiosi, tra cui Voltaire, che nel racconto Zadig Ou la Déstinee datato 1747 adatta l’arte dell’interpretazione al metodo d’indagine razionale tipico del pensiero illuminista, poiché “nulla è lasciato al caso” secondo il filosofo.
Ad introdurre a tutti gli effetti il termine è invece Horace Walpole, per il quale quest’ultimo cristallizza il modo in cui si scoprono e inventano storie e fenomeni tramite l’associazione d’idee, analogie e più in generale l’intelletto creativo dell’essere umano.
La serendipità in ultima istanza è e deve essere la sfida strategica della ricerca scientifica contemporanea. Il momentum serendipico spinge lo studioso a cambiare metodo ed orientamento critico, spingendosi a pensare attraverso una sorta di “serendipità programmata” ad una ricerca da punti di vista inediti e continuamente controvertibili.